“Compagni” occidentali si uniscono a curdi, arabi, laici, yezidi, e cristiani siriaci contro ISIS
La lotta curda in Siria lentamente diventa internazionale dato che un numero senza precedenti di volontari stranieri si uniscono alle milizie pro-curde per combattere contro gli jihadisti di Stato Islamico (IS).
Il caso di cui si è parlato di più è quello del veterano dell’aviazione statunitense 43enne Brian Wilson e dell’ex – Marine statunitense 28enne Jordan Matson.
Secondo fonti locali all’interno della regione curda della Siria del “Rojava”, 10 cittadini statunitensi e centinaia di volontari non-curdi, compresi arabi siriani, cittadini turchi ed europei si sono già uniti alle Unità di Difesa del Popolo (YPG) che combattono contro gli jihadisti di IS.
“Non fornisco dati, ma c’è un numero considerevole di occidentali che combattono nei ranghi delle YPG e di compagne europee che si sono unite all’Unità di Difesa delle Donne (YPJ). Ci sono anche molti compagni turchi,” dice il 28enne Kristopher Nicholaidis, che ha lasciato la Grecia e si è unito alle YPG in Siria cinque mesi fa.
NICHOLAIDIS in Grecia era attivo come artista locale e usava la sua arte e la sua politica per difendere i migranti, compresi i musulmani.
“Vengo da una famiglia politicizzata e sono un socialista democratico. Ho usato la mia arte per difendere la comunità musulmana dagli attacchi avviati dai fascisti del partito Alba Durata, ma considero gli jihadisti di IS come i fascisti del 21° secolo che costituiscono una grande minaccia a livello globale dato che diffondono barbaricamente l’islamofascismo a livello internazionale,” dice. “Credo che quindi le YPG stiano guidando la più grande lotta antifascista del nostro tempo nel combattere gli jihadisti di IS. Mi sono unito alla loro lotta contro il fascismo globale in difesa della democrazia e della pace nel Rojava curdo.”
Arsalan Celik, 26, studiava Scienze Politiche in una delle più prestigiose università turche, ma l’ha lasciata e si è unito alle YPG nell’aprile di quest’anno.
“Non sono turco-curdo, sono turco della città di Mersin. Sono venuto qui perché gli jihadisti di IS sono venuti da tutto il mondo fomentando una guerra contro l’umanità e il mio governo li aiuta. Volevo fare una presa di posizione concreta contro IS e le YPG sono l’unica milizia democratica che ho trovato nella regione che contrattacca questi jihadisti” dice.
“Ho visto molti siriani arabi musulmani e molti turchi di sinistra che combattono contro IS nei ranghi delle YPG e YPJ, ma non abbiamo fatto notizia tanto quanto i nostri compagni statunitensi,” dice scherzando e aggiunge, “Combattiamo contro gli jihadisti di IS per difendere i valori democratici di questa rivoluzione guidata dai curdi perché solo i curdi ora sono in grado di portare la pace al Kurdistan, alla Siria e alla Turchia.”
CELIK non è uno straniero per i curdi siriani perché dallo scorso anno decine di uomini e donne turchi si uniti alle YPG e YPJ e alcuni di loro hanno perso la vita.
Serkan Tosun è stato il primo combattente turco delle YPG ucciso mentre combatteva per respingere gli attacchi jihadisti per difendere la città a maggioranza curda di Serekaniye (Ras Al-Ain) nel settembre 2013.
Il 30enne Nejat Agirnasli, un accademico turco, è stato ucciso due settimane fa mentre combatteva nei ranghi delle YPG in difesa della città di Kobane.
Zuleikha Muhammad del Comitato delle Madri dei Martiri del Rojava, il cui unico figlio si unito alle YPG ed ha perso la vita l’anno scorso dice: “I volontari internazionali non sono ‘stranieri’ come qualcuno li descrive perché non li consideriamo ‘stranieri’, sono nostri figli e il Rojava è la loro patria.”
Dice: “Vogliamo bene ai volontari internazionali come ai nostri stessi figli perché stanno combattendo contro gli uomini armati di IS per difenderci e cadono martiri come i nostri figli e le nostre figlie per difendere la causa rivoluzionaria del Rojava per la fratellanza tra i popoli.”
Azad Hussein, capitano delle YPG nella città di Jaz’a, dice: “I combattenti delle YPG in maggioranza sono curdi, ma anche siriani provenienti da percorsi politici, religiosi ed etnici diversi si uniscono. Ci sono anche alcuni stranieri, è vero.”, ma rifiuta di dare numeri precisi dei combattenti stranieri nelle YPG, aggiungendo che la selezione dei volontari stranieri da parte delle YPG è un “processo complicato”.
“I compagni internazionali che sono combattenti qualificati e comprendono anche la nostra causa sono benvenuti. Tuttavia rifiutiamo chi vuole unirsi a noi solo perché disilluso rispetto alla propria vita e in cerca qualche tipo di avventura. Tra questi ultimi ci sono anche curdi europei. Rifiutiamo queste persone e abbiamo già respinto molti di loro ai nostri confini,” dice Hussein.
Il 19enne HERISH ALI, un curdo britannico, dice che ha chiesto di unirsi alle YPG con altri cinque curdi europei ad agosto, ma le guardie di confine delle YPG li hanno respinti al confine tra Iraq e Syria.
“Abbiamo incontrato i combattenti delle YPG e siamo stati con loro al valico di confine di Sihela verso il Kurdistan irakeno. Sono stati gentili e abbiamo pensato che sarebbe stato meraviglioso unirci a loro, ma ci hanno rifiutati quando abbiamo detto che eravamo studenti e che avevamo doppia nazionalità,” dice Ali.
Aggiunge: “Gli abbiamo detto che ci sentiamo disprezzati perché è come se non fossimo uomini adatti a questa lotta, ma hanno continuato a respingere i nostri argomenti e di tornare in Europa e di studiare. Poi ci hanno portati a un vicino checkpoint di peshmerga curdi irakeni, dove anche i peshmerga si sono rifiutati di prenderci come volontari.”
Alcuni esponenti della sinistra in occidente hanno iniziato a paragonare le milizie delle YPG e YPJ in Siria con le Brigate Internazionali e le milizie del POUM che operavano nella guerra civile in Spagna nel 1936, ma non è così che le YPG si percepiscono.
“Non siamo comunisti né chiediamo uno stato-nazione curdo separatista. Siamo democratici che sostengono la terza via in Siria basata sulla filosofia del Confederalismo Democratico di Abdullah Ocalan. Le YPG sono milizie popolari e il popolo è libero di sostenere qualsiasi ideologia,” dice Bahoz Berxwedan, uno dei comandanti delle YPG che gestisce letture di formazione politica nella provincia di Al-Hasakah.
“Qualsiasi democratico amante della pace può unirsi a noi, a prescindere da religione, etnia e ideologia, purché accetti i nostri principi fondamentali di uguaglianza di genere, coesistenza pacifica e autonomia di autogoverno per tutte le comunità,” spiega. “Per questo i combattenti delle YPG comprendono curdi e arabi musulmani, laici, yezidi, cristiani siriaci e anche qualche compagno statunitense ed europeo.”
di Rozh Ahmad