Erbey: Siamo stati arrestati perché stiamo con le vittime
L’ex co-presidente dell’Associazione per i Diritti Umani (IHD) e della sede dell’IHD di Diyarbakır, l’avvocato Muharrem Erbey, ha tenuto una conferenza stampa dopo essere stato rilasciato nell’ambito del principale processo KCK (Unione delle Comunità del Kurdistan) la scorsa settimana. Erbey era in carcere dal 24 dicembre 2009.
Parlando in questa sede, il presidente della sede dell’IHD di Amed, Raci Bilici, ha espresso soddisfazione per il rilascio dei suoi amici e ha chiesto il rilascio urgente di altri prigionieri politici che sono tutt’ora incarcerati.
Bilici ha evidenziato che Muharrem Erbey è stato arrestato e messo in carcere per aver messo in evidenza e denunciato le violazioni dei diritti umani commesse dallo stato.
Parlando dopo di lui, il componente del comitato esecutivo centrale dell’IHD, Erbey ha sottolineato che lottano da anni per i diritti degli oppressi ed ha aggiunto che più di 20 componenti dell’IHD sono stati uccisi e che fino ad ora nella lotta altri sono stati arrestati a centinaia.
Erbey ha proseguito dicendo che; “Noi siamo stati arrestati per via del lavoro che ritenevamo giusto e che abbiamo svolto ascoltando la nostra coscienza. Le accuse nel nostro processo non sono riuscite a dimostrare azioni illegittime o illegali da parte nostra, siamo stati arrestati solo per essere stati dalla parte delle vittime, occupandoci di casi di vittime di tortura, parlando con i medici e chiedendo di smascherare assassini non identificati.”
L’ex co-presidente dell’IHD Erbey ha detto che il suo arresto mirava ad intimidire l’IHD ed enfatizzando l’autorità politica monista in Turchia che ha cercato di imporre alla società, alla gente e alle istituzioni la sua accettazione politica, arrestando tutti coloro che hanno cercato di rivelare le pratiche illegali che ha commesso. “L’incarcerazione dei componenti del movimento politico curdo e di tutti coloro che si oppongono allo stato rivela il fatto che ci troviamo di fronte ad un governo repressivo”, ha aggiunto.
Evidenziando che l’attuale governo è il più dispotico che abbia mai preso il potere dalla fondazione della Repubblica Turca, Erbey ha detto che l’IHD e i suoi componenti sono contrari alla violenza e hanno lavorato per la tutela dei diritti umani. “Abbiamo solo provato a rivelare le azioni illegali di alcune forze di sicurezza dello stato e non abbiamo mai lavorato o fatto affermazioni che prendessero di mira lo stato turco. Tutti gli sforzi che abbiamo fatto puntavano ad indagare presunte violazioni di diritti ed a punire coloro di cui è provata la responsabilità per queste violazioni. I nostri lavori si fondano sull’aiuto alle persone e sul fatto di rivelare le violazioni di diritti che subiscono”, ha sottolineato Erbey.
L’avvocato Erbey ha continuato enfatizzando che non smetterà mai di lottare per i diritti umani e di voler continuare il suo lavoro per i prigionieri malati e le madri del sabato e anche per il rilascio di coloro che sono ancora in carcere.
Notando che sia la legge sull’esecuzione delle sentenze, che le misure di sicurezza e il codice penale turco prevedono il rilascio urgente di prigionieri malati, Erbey ha detto che negando il rilascio dei prigionieri malati le autorità politiche in Turchia stanno violando leggi, la Costituzione e la Convenzione Europea sui Diritti Umani. Erbey ha enfatizzato che i prigionieri malati vengono trattenuti in carcere come ostaggi politici.
Chiedendo anche il rilascio urgente di altri prigionieri politici coinvolti nel processo KCK, in primo luogo Hatip Dicle, Erbey ha notato che; “Né io né altri prigionieri sanno perché sono stati messi in prigione, perché ci sono rimasti per così tanti anni e perché siamo stati rilasciati. I fascicoli dei casi sono trattati in modo molto strano. Alcuni degli accusati devono essere ancora ascoltati dopo essere stati in carcere per cinque anni, mentre vengono chiesti dai 15 ai 20 anni per alcuni che sono sotto processo per questioni minori, come la partecipazione ad una semplice manifestazione o per essere stati visti in qualche posto.”
Erbey ha ricordato che “la lotta non è finita, ma sta solo iniziando ” e si è impegnato ad aumentare la lotta per i diritti ed a svolgere d’ora in avanti il proprio lavoro in modo più attivo.