YPG Commander: Abbiamo il diritto di rispondere agli attacchi
Sipan Hemo, comandante del YPG, ha parlato con l’ANF per il cessate il fuoco del YPG e il futuro dell’organizzazione in generale. Hemo ha iniziato sottolineando che, sebbene la decisione di sospendere le operazioni armate rimanga in vigore, di fatto il YPG non mancherà di rispondere agli attacchi contro di loro o contro le persone che si è impegnato a proteggere. Inoltre Hemo ha spiegato che il YPG non è solo una forza di difesa per il popolo kurdo ma lo è anche per la rivoluzione siriana, e che le misure adottate per interrompere le operazioni sono state effettuate in modo da consentire ai governi cantonali di recente formazione l’opportunità di svolgere il proprio ruolo.
Hemo ha inoltre messo in risalto che il YPG è stato fondato sul principio e attorno alla strategia della legittima difesa e che avrebbe continuato ad operare in questo modo, asserendo “quando non c’erano attacchi contro la nostra regione ed i nostri guadagni non ambiti ma rispettati, abbiamo spiegato che non avremmo effettuato alcuna operazione contro altri popoli della regione e che avremmo rispettato i loro diritti e libertà. Resteremo fedeli a questo impegno. Tuttavia ovunque ci sia un attacco contro il nostro popolo o i popoli della regione, noi perseguiremo i responsabili e chiederemo loro conto. Questo deve essere chiaro.”
Segue la prima parte di questa intervista tradotta in italiano.
E’ stato annunciato che le operazioni del YPG sarebbero venute a uno stop. Come si è arrivati a tal punto?
In particolare celebriamo il successo ottenuto dalle nostre forze nell’Operazione Til Berak che è stata lanciata in nome della vendetta per i martiri di Til Berak e Til Hemis. Le nostre forze, le nostre unità, ancora una volta hanno dimostrato che non lasceranno quei posti; lì è stato versato il sangue dei loro martiri. Hanno dimostrato che essi vendicheranno i nostri martiri non importa quali siano le circostanze. Dalla fondazione del YPG fino ad oggi, la comprensione della legittima difesa su cui è stato fondato ha mostrato il suo valore pratico. Anche la lotta in cui ci siamo impegnati fino ad ora lo dimostra.
Poiché l’Unità di Difesa del Popolo (YPG) è stata fondata nel Rojava si è proceduto in questo modo. È stata fondata e sviluppata su questa comprensione e principio e si è anche lottato [in base ad essa]. Ha svolto il suo ruolo nella liberazione della regione del Rojava. Dopo la liberazione delle regioni curde ha svolto un ruolo importante nella resistenza dei distretti di Aleppo, Eşrefiye e Qestel, e di altri centri contro i quali sono stati rivolti degli attacchi. Le nostre unità hanno risposto a tutti questi attacchi nel quadro di una comprensione della legittima difesa che esse assumono come principio fondante. Allo stesso tempo, se continuano ad esserci pericoli per le regioni curde o per quei luoghi dove i curdi vivono, il YPG sarà in azione con questa comprensione della difesa.
Cosa significa fare un tale passo in una guerra che va avanti da così tanto tempo ?
Recentemente ci sono stati alcuni cambiamenti per quanto riguarda la Siria. Poiché le caratteristiche della rivoluzione siriana sono cambiate, alcuni gruppi stranieri hanno cominciato a trovare un posto in Siria. Gruppi che stavano attaccando gli altri in nome della religione volevano conquistare le regioni curde. Il YPG ha resistito a questi gruppi ed è scoppiato un conflitto di lunga durata. La nostra guerra contro ISIS e al-Nusra non è iniziata da noi. Come sapete le nostre regioni come Serêkaniyê, Til Temir e Tirbespiyê sono state liberate dal regime per due anni. Le nostre forze erano impegnate in compiti di difesa. Però questi gruppi sono arrivati ed entrati in queste aree. Si sono stabiliti in luoghi come Til Hemis, Şeddad e Til Kocer e sono divenuti i predatori della regione. Allo stesso tempo hanno causato tanto dolore alle persone che vivono in queste zone e le hanno oppresse. Sono divenuti invidiosi dei guadagni realizzati nella regione curda. Volevano saccheggiare e distruggere le regioni curde. Hanno attaccato il YPG a Serêkaniyê. Questi attacchi si sono diffusi in altre aree. Prima che questi attacchi iniziassero questi gruppi hanno lanciato attacchi dinamitardi contro Qamilşo. Hanno tentato di bombardare un posto di controllo ad Amudê. Hanno attaccato il quartier generale del YPG in Tirbespiyê con un’autobomba. Hanno anche tentato bombardamenti contro i civili a Derik. Questi attacchi sono stati tutti eseguiti da gruppi con sede in Til Kocer e Til Hemis.
Legittima difesa non vuol dire sedersi e aspettare sul fronte
Quando la situazione si è sviluppata in questo modo il YPG ha potuto non solo difendere le aree di insediamento ma è stato costretto a prendere la decisione di muoversi verso la difesa attiva. Il significato di questa decisione è stato quello di porre fine agli attacchi da parte di gruppi le cui origini e gli obiettivi erano incerti e di non tollerare più il sostegno che stavano dando ai popoli [della regione]. Con l’attuazione di questa decisione siamo stati in grado di rimuovere i pericoli che le nostre regioni correvano. Vale a dire la comprensione della legittima difesa non significa solo aspettare sul fronte. Se è appropriato e a seconda del tempo si può passare alla difesa attiva.
All’interno della legittima difesa c’è anche la difesa passiva. In certi momenti è possibile eseguire solo una risposta agli attacchi. E’ possibile utilizzare il nostro diritto di contraccambiare. Un terzo livello avviene quando gli attacchi sono completi. Voglio dire, stiamo parlando di un livello che include le operazioni contro forze che stanno lanciando un attacco totale contro il popolo e la regione in cui vi trovate. Di recente alcuni degli attacchi intrapresi da ISIS e al-Nusra nella zona intorno Cizîre erano di questo livello. Avevamo operazioni contro Til Kocer e altre aree. Gli attacchi contro le nostre regioni provenivano da qui. In questa situazione non si poteva pretendere che avremmo semplicemente tenuto le nostre posizioni. Perché le nostre regioni erano in grande pericolo. In questo caso bisognava richiamare qualcuno alle sue responsabilità. Questo era l’orientamento.
D’altra parte c’era il desiderio di liberare il popolo arabo dalla sofferenza e dall’oppressione a cui era stato sottoposto da questi gruppi nella zona in cui questi erano di base. Laddove si erano stanziati usavano tutti i tipi di torture contro gli arabi. Stavano saccheggiando i loro beni e proprietà. Gli arabi che vivono in quelle zone hanno chiesto loro stessi di essere difesi dalle nostre forze.
Il YPG non è solo una forza di difesa curda
Il YPG è una forza di difesa. Ma non è solo una forza di difesa curda. E’ la forza di difesa di tutti coloro che vivono nelle nostre regioni e dei luoghi in cui viviamo, di tutti coloro che abitano in tutta la Siria e che sono oppressi e emarginati, di tutti coloro che vogliono libertà uguaglianza e giustizia e di coloro che vogliono la democrazia. Si tratta di una forza di difesa fondata su questo intendimento. Per questo motivo naturalmente il YPG si trovava in una situazione per poter rispondere alla domanda di difesa delle popolazioni che vivono in quei luoghi in cui questi gruppi si erano stanziati.
Le nostre operazioni sono iniziate e continuate per questi due motivi. Allo stesso modo lo spostamento verso Til Kocer… la nostra operazione è iniziata intorno a Til Xalaf e ai villaggi circostanti. Ma questo non ha fermato gli attacchi. Gli attacchi contro Qamişlo sono continuati. Questi gruppi rapivano curdi ovunque li vedessero e senza alcuna domanda. I gruppi che li portavano al di fuori sono stati rintracciati e si è scoperto che erano basati in Til Berak e Til Hemis. Per questo motivo è iniziata l’offensiva verso Til Berak e Til Hemis. Altrimenti non avremmo potuto avere un obiettivo come la cattura di villaggi arabi. Le operazioni che abbiamo lanciato lì erano volte a chiedere conto a coloro che attaccano la nostra gente e la nostra regione.
Abbiamo annunciato al pubblico con una dichiarazione che avremmo fermato le nostre operazioni. Abbiamo detto nel nostro comunicato che avremmo applicato soltanto il nostro diritto di replica. Ma questa affermazione non significa che terremo le nostre posizioni e non risponderemo. Ancora una volta diciamo che perseguiremo quelli che versano il sangue di curdi, arabi, ceceni, siriaci, assiri, armeni e turkmeni, non importa dove sono stanziati. Dovrebbero sapere che anche se si ritirano a Baghdad li seguiremo e li richiameremo alle loro responsabilità. La difesa non può essere la costruzione di un muro attorno al proprio villaggio e lì l’esercizio della propria difesa. Coloro che hanno capito questo hanno frainteso. Stiamo parlando della difesa di una rivoluzione. Stiamo parlando della difesa di una rivoluzione in cui i popoli possono vivere liberi e come fratelli in uno stesso posto e in pace. Stiamo parlando di una rivoluzione di un paese che vogliamo sia in unità democratica. Quando non c’erano attacchi contro la nostra regione ed i nostri guadagni non ambiti ma rispettati, abbiamo spiegato che non avremmo effettuato alcuna operazione contro altri popoli della regione e che avremmo rispettato diritti e libertà. Su questo punto resteremo impegnati. Tuttavia ovunque ci sia un attacco contro il nostro popolo o i popoli della regione perseguiremo i responsabili e chiederemo loro conto. Questo deve essere chiaro.
Il YPG ha assicurato la sicurezza per tutti i popoli della Siria
Tutto quello di cui sta parlando non significa anche, nello stesso tempo, la difesa della rivoluzione siriana?
Naturalmente. Infatti fin dall’inizio abbiamo lavorato secondo queste tattiche e questa linea in modo da essere un esempio per la Siria in generale. In un primo momento nessuno ha capito che avevamo questo obiettivo. Il carattere della nostra rivoluzione non è stato compreso. Per questo motivo c’è chi è stato contrario. Ma ora lo vedono tutti. Anche le forze internazionali l’hanno visto e ora certe forze hanno cominciato a mostrare maggiore rispetto. D’altro lato alcune forze che stanno lottando all’interno della Siria l’hanno visto e ora stanno dicendo che noi eravamo quelli che hanno compiuto il miglior passo in avanti. Con la difesa che abbiamo iniziato nella nostra regione e con il sistema che stiamo implementando stiamo diventando un esempio per tutta la Siria. Ci sono quelli che lo vedono e lo ammettono.
Le regioni curde sono tutte allo stesso modo ma in particolare nella zona intorno a Cîzıre si vedono tutti i colori della Siria e lì vivono liberamente. Il YPG ha preso sulle sue spalle il dovere di difesa e ora con le pratiche che abbiamo portato allo scoperto crediamo – e il mondo intero lo sa – che il luogo più sicuro dove i popoli della Siria possano vivere insieme sia il Rojava; cioè quei popoli che vivono nei cantoni di Cizîre, Kobanê e Afrin. Non solo le popolazioni locali vivono nel Rojava. Sono venuti a stabilirsi nel Rojava i civili costretti a fuggire a causa degli scontri tra l’opposizione e il regime o tra i diversi elementi dell’opposizione così come la maggioranza dei poveri. Hanno scelto le regioni curde sotto la nostra amministrazione difesi dalle nostre forze per vivere in sicurezza. La gente è venuta a risiedere a Qamişlo, Afrin e Kobanê. La maggior parte dei Rakka sono emigrati e abitano a Kobanê. La zona intorno Hesekê è stata quasi completamente evacuata e le persone si sono stabilite a Qamişlo. Centinaia di migliaia di persone sono emigrate da Aleppo e sono domiciliate a Afrin. Le persone hanno lasciato Hama, Homs e Damasco per raggiungere la nostra regione. Persone provenienti da tutte le fedi ed etnie sono venute e si sono stabilite [qui]. In tutto questo è la sicurezza fornita dalla comprensione della difesa del YPG.
Come YPG siamo orgogliosi di questo. E teniamo alta la testa. Siamo felici che i popoli della Siria oggi trovino le nostre regioni come le più sicure e vengano a stabilirsi qui. Questo perché il YPG li difende, ha offerto queste condizioni e li protegge.
Abbiamo il diritto di rispondere agli attacchi
Le sue dichiarazioni sono valide per tutte le forze? Per esempio, se le forze del regime dovessero dirigere un attacco contro le vostre regioni, lei risponderà in modo simile…
Di recente gli attacchi contro di noi sono aumentati maggiormente dai gruppi provenienti dall’estero. Tuttavia la nostra affermazione è molto chiara. Risponderemo nel modo più forte possibile a qualsiasi forza che minaccia o attacca le regioni curde, non importa chi essi siano. Non importa se è il regime o altri gruppi armati. Sarà intrapresa un’azione reciproca contro qualsiasi forza che minaccia o attacca le nostre regioni. Perché non abbiamo un dovere solo per le nostre regioni ma abbiamo anche un dovere verso la tutela della rivoluzione siriana e stiamo cercando di svolgere questo compito.
Non importa quale potenza minacci o ci attacchi, abbiamo il diritto di rispondere sulla base della legittima difesa. Utilizzeremo questo diritto fino alla fine… ci sono delle regole di guerra in materia di legittima difesa e agiremo secondo queste.
Siamo pronti per una alleanza con le forze della rivoluzione siriana
Perché avverte la necessità di avviare un tale processo?
La nostra dichiarazione si limita a precisare gli obiettivi e la filosofia del YPG, niente di più. Si noti che l’oggetto della dichiarazione coincide con i risultati della conferenza del YPG. Si completano a vicenda. Non si escludono o invalidano a vicenda. C’erano alcuni segmenti che hanno voluto contrassegnare la nostra recente lotta intorno a Cizîrê, Kobanê e Aleppo come un conflitto “arabo-curdo”. In realtà non è mai stato così. Al contrario abbiamo voluto avere relazioni ed essere in alleanza con tutte le forze rivoluzionarie della Siria.
Con la nostra dichiarazione stiamo dicendo che siamo pronti se sono arrivati a questo punto e ne hanno la volontà. Se ci sono forze che vogliono la libertà della Siria, che vogliono la democrazia in Siria, che vogliono ciò che è nell’interesse del popolo della Siria e che vogliono fare una rivoluzione significativa, allora stiamo dicendo che siamo pronti a stabilire relazioni e un’alleanza con queste forze. Abbiamo sempre detto questo. Il nostro obiettivo è di costruire una Siria democratica. Non abbiamo l’intento di dominare gli spazi vitali delle persone o i luoghi in cui vivono e non l’abbiamo mai fatto. Non abbiamo neanche la finalità di minacciare le conquiste degli altri e non l’abbiamo mai fatto. Il nostro proposito è quello di proteggere le regioni del Kurdistan, di tutelare la nostra rivoluzione e di essere un esempio per la Siria. E fino ad ora l’abbiamo dimostrato con il nostro operato.
Abbiamo lo scopo di essere in alleanza e di avere rapporti con le tutte le forze rivoluzionarie della Siria. Crediamo che la nostra resistenza rafforzerà quelli che dicono ‘noi siamo la forza rivoluzionaria e la volontà in Siria.’ Perché stiamo portando avanti una guerra contro la barbarie e l’appropriazione da parte di potenze straniere. E stiamo lottando strenuamente contro quel segmento bigotto e quelle forze che tentano di riportare la Siria ai tempi bui. Abbiamo resistito ad un intervento di potenze straniere con la nostra forza, la nostra fede e la nostra conoscenza. Con questa resistenza abbiamo ostacolato l’attuazione dei regimi di potenze straniere.
Abbiamo ostacolato i regimi che l’Arabia Saudita, le potenze imperialiste e la Turchia stavano ideando per la Siria. Non lo permettiamo. In secondo luogo, non abbiamo autorizzato l’emergere dei signori della guerra. Non abbiamo concesso a quei gruppi di ladri e bande di dividere la Siria in nome della rivoluzione. Inoltre non abbiamo accordato ai gruppi di impostori che operano in nome dell’Islam radicale che volevano oscurare la Siria per raggiungere il loro scopo. Siamo riusciti a fare tutto questo pagando un prezzo pesante. Ci siamo anche messi in mezzo al successo degli attacchi politici, militari e diplomatici del regime siriano baathista attraverso ogni tipo di resistenza. Non abbiamo permesso loro di raggiungere il loro obiettivo.
Abbiamo resistito contro gli schemi del regime nelle regioni curde di Aleppo, a Gir Ziro, Tirbespiyê e in altri luoghi. Abbiamo impedito loro di raggiungere il successo; perché crediamo che siamo la vera forza della rivoluzione siriana. Abbiamo anche capito che il dovere di difendere la rivoluzione era nostro. La nostra guerra in realtà ha dimostrato di essere non solo la guerra col fine di difendere le regioni curde ma allo stesso tempo di essere una guerra che rafforzasse le forze della rivoluzione siriana. Negli ultimi due anni abbiamo pagato un prezzo pesante e abbiamo dimostrato che siamo la vera forza che vuole la democrazia in Siria e la libertà dei popoli. Nell’immediato futuro opereremo sempre con questo obiettivo.
Abbiamo dimostrato di esistere con la nostra volontà
Come dovrebbe essere intesa la sua posizione dalle potenze internazionali, il regime siriano di Baath e le forze rivoluzionarie?
Peccato che tutte le potenze internazionali che dicono di pensare alla Siria perseguano in realtà i propri interessi. A loro non importa affatto se milioni di persone siriane muoiono se possono raggiungere i loro scopi. Oggi in Siria si sta orchestrano una guerra sporca. Potenze imperialiste e in particolare i Paesi occidentali insieme con gli Stati Uniti e potenze regionali come la Turchia, l’Arabia Saudita, il Qatar e la Giordania non si preoccupano affatto se milioni di siriani muoiono se possono proteggere i loro interessi. L’obiettivo di tutti questi poteri è che i loro regimi prendano vita in Siria.
Abbiamo creduto fin dall’inizio che i calcoli e gli obiettivi di questi poteri fossero sempre gli stessi. E abbiamo trattato con noi stessi e operato in base a questo. Fin dall’inizio abbiamo indovinato che il processo rivoluzionario in Siria sarebbe stato difficile. Per questo motivo abbiamo adottato una posizione di coscienza politica e difensiva. Abbiamo operato in base a questo e fin dall’inizio lavorato per mantenere gli obiettivi delle potenze imperialiste fuori dalla regione curda. Ci siamo riusciti. Non eravamo solo contenti della difesa. Questo approccio ci ha inoltre consentito di ottenere dei profitti per i curdi e i popoli della regione. Con questo nostro criterio abbiamo cercato di ottenere l’accettazione della nostra esistenza come popolo curdo e di dimostrare che eravamo una delle forze fondamentali di questo paese. Su questo argomento abbiamo fatto un sacco di strada. Abbiamo lavorato per avvalorare che operavamo attraverso la nostra volontà e con le nostre forze e lo abbiamo dimostrato. Volevamo che si capisse bene e abbiamo lavorato in modo che si potesse comprendere. Noi non operiamo a seconda di come le potenze internazionali ci vedranno e non lo faremo.
Fin dall’inizio sapevamo che le potenze occidentali e alcune regionali, insieme con i collaborazionisti curdi, avevano schemi segreti per il Rojava e la Siria e abbiamo lottato per sconfiggerli. Molti piani sono nati contro le regioni curde. In realtà in questi ultimi attacchi diretti contro di noi alcuni di loro volevano avere un ruolo. Ogni potenza voleva avere un ruolo in un modo diverso. Il dovere di negare la rivoluzione è caduto sui nazionalisti curdi.
Abbiamo sconfitto tutti i loro piani, programmi e complotti. Siamo andati avanti confidando in noi stessi, il nostro popolo e le popolazioni, senza sperare o aspettarsi nulla [dalle potenze straniere]. Abbiamo sviluppato la nostra difesa in conformità con la filosofia in cui crediamo e che prendiamo come nostro principio. Ci siamo mossi per mettere insieme un esempio di una soluzione reale e duratura in Siria. Vale a dire che fermando la nostra offensiva militare con questa affermazione, ci stiamo muovendo verso una risoluzione basata su una mossa politica. Siamo convinti che avremo successo. E il successo ci farà sconfiggere gli schemi delle forze cospirative insieme con le forze collaborazioniste e traditrici.
Tutti i poteri devono capire che siamo una potenza disciplinata e organizzata. Dovrebbero sapere che abbiamo riflettuto su questi valori profondamente e nella loro interezza. Devono capire che non siamo un potere sorto su considerazioni o interessi tattici. La nostra forza è una forza che potrebbe lottare per anni. Siamo una parte di una Siria in cerca della sua libertà e della sua volontà. Siamo una parte in cerca della propria autonomia e della propria libertà. Abbiamo fatto un passo per dimostrare che siamo pronti a vivere in una Siria con un futuro più democratico insieme con arabi, siriaci, turkmeni, assiri, ceceni, e tutto il popolo della Siria così come aleviti, azidi, armeni e tutti i gruppi di fede con la quale abbiamo vissuto insieme per secoli.
Abbiamo fatto questo passo in modo che i governi cantonali potessero svolgere la loro parte
La proclamazione dei governi cantonali ha svolto un ruolo nella vostra dichiarazione?
Abbiamo iniziato questo processo al fine di rispondere all’esigenza di fornire un’opportunità ai proclamati governi cantonali di fare la loro parte. Hanno chiesto di cominciare tale processo ufficialmente in modo che potessero assumere il loro ruolo nella [costruzione] dell’unità, dell’integrità e della pace in Siria. Hanno detto che la guerra doveva finire in modo che potessero fare la loro parte. Abbiamo fatto questo passo su richiesta della nostra leadership politica e della sua volontà in modo che la politica potesse sostituire la guerra.
Tuttavia esattamente il giorno dopo che abbiamo fatto una tale dichiarazione sono cominciati gli attacchi contro di noi. Come sapete poco tempo dopo la nostra dichiarazione c’è stato un attacco contro Til Maruf. L’attacco che ha avuto luogo è stato un attacco contro tutti i valori, fedi e l’onore dei curdi. Ma in breve tempo avevamo liberato Til Maruf dagli avversari. Tutti dovrebbero sapere che noi riterremo gli aggressori di Til Maruf responsabili e che non li lasceremo stare fino a quando li avremo chiamati a rispondere. E’ dove sono state rapite le donne. Ci sono stati attacchi contro moschee e luoghi sacri. I minareti sono stati abbattuti. I luoghi santi sono stati devastati. Chiamare questi aggressori a rispondere dei loro soprusi è il più naturale diritto di difesa.