Aken: Il governo federale deve aiutare i curdi del nord siria
di Matthias Meisner – Jan van Aken è deputato federale della Linke dal 2009. Originario di Amburgo, nel 2012 è stato eletto vicepresidente della Linke. Van Aken il 15 gennaio riferisce del suo viaggio in un’iniziativa presso la Fondazine Rosa-Luxemburg-Stiftung.
Intervista con Jan van Aken dopo la sua visita in Rojava (Siria)
Signor van Aken, lei è appena stato diversi giorni in Siria. Torna con una nuova idea per la soluzione del conflitto?
Si, in effetti è così. Ho visitato il nord della Siria, ovvero la zona abitata prevalentemente da curdi. Ho constatato con sorpresa che li la popolazione – sia curdi, che arabi e anche cristiani – hanno costruito un proprio autogoverno. E questo proprio durante la guerra.
L’esponente della Linke Jan van Aken è stato in Siria, nel nord abitato in prevalenza da curdi. Ora ha un’idea su come si potrebbe risolvere il conflitto.
In realtà è quello che l’ovest ha ripetuto più volte negli ultimi due anni: Abbiamo bisogno di una Siria democratica, multietnica e multireligiosa, quello che li al momento viene realizzato. Per la primavera sono in preparazione persino le elezioni.
Come è nato questo viaggio?
Volevo andare in quella regione dopo aver incontrato quattro mesi fa qui in Germania un rappresentante dell’Alto Consiglio Curdo. Lui li si occupa di questioni governative. Il Congresso Nazionale Curdo è un’organizzazione nella quale sono riuniti quasi tutti i partiti curdi di ogni collocazione provenienti dai quattro pasi curdi, Turchia, Iraq, Siria e Iran. Loro si sono occupati di organizzare il mio soggiorno.
Il viaggio non è stato molto pericoloso?
Detto sinceramente– e suona assurdo: Nel moment in cui ho attraversato il confine con la Siria mi sono sentito sicuro. Nel percorso verso il nord della Siria siamo dovuti passare per l’Iraq, non c’è un’altra possibilità. Li era davvero più pericoloso di quanto avevamo pensato. A Mossul e intorno a Mossul c’è una situazione di vera e propria guerra. Il viaggio verso quel luogo è stato il momento più difficile. Se lo avessi saputo prima, non sarei andato.
Per molti in Germania vale ancora: cattivo regime di Assad, ribelli buoni. Lei come la vede?
Per questa fase è passata da tempo. I ribelli non mi sono mai piaciuti. Che da questi parti avessero una buona reputazione dipendeva in buona parte dall’Esercito Siriano Libero. Ma quello non esiste più. Tutti gli interlocutori in Siria ci hanno confermato che si è praticamente sciolto. Al momento c’è– anche dal mio punto di vista – il regime di Assad cattivo e gli jihadisti. E il nord deve difendersi da entrambi. Da quelle parti conducono una guerra su due fronti e subiscono inoltre un embargo da parte di tutti i paesi confinanti. Il governo federale dovrebbe per esempio impegnarsi con la Turchia perché proprio questa regione democratica riceva aiuti umanitari.
Tagesspiegel