KNK: La Strage di Roboski
La data del 28 dicembre 2011 rappresenta un giorno oscuro nella storia del Kurdistan e pertanto dell’umanità. Con il buio della notte l’esercito turco, secondo quanto deciso dall’autorità dell’AKP, ha bombardato il villaggio di Roboski vicino Qilaban, causando la morte di 34 persone. Il villaggio di Roboski è ufficialmente al confine tra Turchia e Iraq. Tuttavia sulle mappe del Kurdistan è collocato al centro del territorio kurdo. Secondo l’esercito turco si presume che l’area circostante a Roboski sia una “zona di guerra”, giustificando quindi il suo bombardamento. Il governo dell’AKP e il Primo Ministro Tayyip Erdogan hanno confermato questa affermazione e non hanno avviato alcuna indagine né amministrativa né legale.
L’esercito turco mantiene il punto di vista che il popolo kurdo nel suo complesso sia ribelle per cui si è deliberato di bombardare. In realtà al momento non si è desistito dal bombardare tutto il Kurdistan. Non vi è dubbio che il villaggio di Roboski non sia una zona di guerra ma piuttosto una regione di vita civile. Successivamente alle politiche militariste, dell’assimilazione e colonialiste dello Stato turco e del governo dell’AKP, il popolo di Roboski, come la gente di molte altre regioni del Kurdistan, è stato colpito da povertà e difficoltà. Per questo motivo gli abitanti di Roboski hanno esercitato un commercio tra i loro villaggi e Zaxo, una città del Governo Regionale del Kurdistan.
Sia lo Stato turco, il governo dell’AKP e la batteria militarista intorno a Roboski, sono pienamente consapevoli che il popolo di Roboski svolge i propri affari “sul confine”. E quelli che lo facevano proprio in quel giorno erano per lo più giovani. Senza alcun lavoro o opportunità in Turchia, erano stati costretti a fare business in proprio. La ragione per cui questi giovani dovevano svolgere questo tipo di lavoro risulta dalla mera ingiustizia e dalla politica di disuguaglianza operate dallo Stato turco e dal governo dell’AKP. Eppure chi ha ucciso quei giovani è ancora lo stesso stato e lo stesso governo. I giovani uccisi erano di età compresa tra i 19 e i 25 anni. In una ferocia mai vista, 34 giovani e 40 muli sono stati bombardati a morte dai voli di combattimento.
Il giorno 28 dicembre 2011 alle ore 21:37 i voli di combattimento brutalmente seguirono le indicazioni dei comandanti militari e del governo dell’AKP e lanciarono una pioggia di bombe sui giovani con conseguente distruzione totale dei corpi di 34 giovani e dei loro animali.
Due anni sono passati da questo evento doloroso e triste. Eppure il governo dell’AKP non ha rivelato gli assassini di questo massacro né li ha consegnati alla giustizia. I piloti dei velivoli e i responsabili del verdetto non sono stati rivelati alla luce del sole. Ciò è dovuto al fatto che il governo dell’AKP non ha la volontà né di esporre coloro che sono amministrativamente responsabili del massacro né di consegnare gli assassini alla giustizia. Dal momento che il governo dell’AKP e il primo ministro sono responsabili dal punto di vista politico e organizzativo e condividono la responsabilità principale di questo crimine contro l’umanità, stanno coprendo l’incidente per quanto possibile nel loro potere e non consentiranno che l’episodio sia divulgato in tutti i suoi aspetti.
Tuttavia lo stato turco, i comandanti dell’esercito turco così come il governo dell’AKP e il Primo Ministro Tayyip Erdogan, sono da biasimare per questo massacro e sono in colpa nella coscienza del popolo curdo e di tutti gli umanisti. Sono pienamente responsabili e sono i principali assassini di questa catastrofe.
I curdi hanno messo alla prova il presidente, il comandante in capo e il Primo Ministro dello Stato turco nel loro cuore e nella loro coscienza e hanno posto l’ahi di colpevolezza contro l’umanità intorno ai loro colli. Sono colpevoli e sono stati condannati nei cuori dei curdi. I curdi, il popolo del Kurdistan e l’umanità non li assolveranno. I curdi, il popolo del Kurdistan e quindi tutta l’umanità li condannano con rabbia e vergogna. I curdi, il popolo del Kurdistan e l’umanità non dimenticheranno né consentiranno di dimenticare questo massacro.
Il massacro di Roboski non è solo il dolore dei suoi abitanti, è il dolore di tutti i curdi, del popolo del Kurdistan e pertanto di tutta l’umanità.
Facciamo appello a tutti i curdi, al popolo del Kurdistan e a tutti gli esseri umani con una coscienza affinché non si smetta di perseguire questo avvenimento e non si sollevi la pressione sullo Stato turco affinché i responsabili siano rivelati, siano portati dinanzi alla giustizia e siano puniti.
I curdi e il popolo del Kurdistan devono operare per portare il massacro di Roboski di fronte al giudizio internazionale in maniera tale che sia riconosciuto come lo sterminio di un gruppo di giovani e sia sempre ricordato.
In occasione dell’anniversario di questa immensa strage, ancora una volta inviamo la nostra benedizione e condoglianze alle vittime, a tutti il popolo di Roboski e a tutto il popolo del Kurdistan.
Consiglio Esecutivo del KNK
Brussel, 28 dicembre 2013