La Turchia colpisce di nuovo Shengal: raid su un ospedale
Iraq. Tre bombardamenti, poi un quarto all’arrivo dei soccorsi: l’aviazione turca ha raso al suolo una clinica nella regione ezida, dieci le vittime tra morti e feriti. Lunedì un altro raid aveva ucciso il comandante delle forze di autodifesa Ybs. L’escalation turca contro l’autonomia è ormai una realtà.
L’ospedale è sbriciolato, il tetto collassato sul primo piano. Il fumo si alza, scuro. Tra le macerie i soccorritori cercano sopravvissuti, i feriti vengono portati via usando delle coperte come lettighe. I brevi video pubblicati ieri su Twitter mostravano i momenti successivi ai quattro bombardamenti turchi che ieri nel primo pomeriggio hanno centrato l’ospedale del villaggio di Sikeniye, nella regione ezida di Shengal, Iraq nord-occidentale. Non è ancora noto il bilancio delle vittime: secondo l’agenzia irachena Shafaq News, sarebbero dieci tra morti e feriti. Due i dispersi, ancora sotto le macerie. L’ospedale, amministrato dalle forze di autodifesa Ybs, è completamente raso al suolo. Lo mostrano le immagini girate dai locali e lo conferma il vice sindaco di Sikeniye, Jalal Khalef Bisso. Secondo testimoni, dopo i primi tre raid sul posto sono arrivati i soccorsi. Quindici minuti dopo un quarto bombardamento li ha presi di mira.
Appena 24 ore dopo il bombardamento che lunedì ha ucciso il comandante delle Ybs Seid Hesen e del nipote combattente Isa Xwededa (poco prima della visita a Shengal del primo ministro iracheno al-Kadhimi), l’aviazione turca è tornata a colpire dei civili, chiarendo quanto è palese ormai da mesi: Ankara non intende far sopravvivere l’esperienza dell’autonomia ezida, nata e maturata sull’esperienza del confederalismo democratico della vicina regione siriana del Rojava.
Gli ultimi mesi sono stati palcoscenico dell’ennesima escalation militare turca, con bombardamenti sempre più frequenti contro Shengal e con il raid aereo dello scorso giugno contro il campo profughi di Makhmour, nel Kurdistan iracheno, costato la vita a tre persone. Operazioni che si aggiungono a quelle mai terminate contro le montagne irachene di Qandil, base della leadership del Pkk.
di Chiara Cruciati
Il Manifesto