Altun: per la prima volta abbiamo creato zone di libertà in Medio Oriente
Altun del KCK ha affermato che la resistenza curda ha cambiato il corso della della crisi in Medio Oriente e ha mostrato gli sviluppi in Rojava come pionieri in Medio Oriente.
Membro del Consiglio esecutivo dell’Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK), Rıza Altun, ha risposto alle domande del servizio dell’ANF in inglese sugli eventi che si svolgono in Kurdistan e in Medio Oriente nel mezzo di ciò che egli chiama la “Terza Guerra Mondiale”.
“La resistenza curda a Kobanê, in Rojava, ha dato vita a nuove circostanze. La comunità internazionale e l’opinione pubblica hanno fatto pressione su Stati Uniti e altre potenze internazionali per intervenire. La resistenza è cresciuta a Shengal, e poi a Kobanê, smuovendo la coscienza della comunità internazionale. Il rapporto tra la coalizione guidata dagli Stati Uniti e quella dell’YPG è stato considerato legittimo e necessario come l’alleanza tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica contro il fascismo di Hitler durante la seconda guerra mondiale. Come Stati Uniti e Sovietici avevano bisogno, in quel momento, di quel tipo di rapporti, così da noi è stato sviluppato un rapporto tattico con gli Stati Uniti contro l’ISIS”.
Ecco la prima parte della nostra intervista con Altun:
I movimenti rivoluzionari e le persone di tutto il mondo, soprattutto in Europa e in America Latina, guardano con interesse crescente il PKK e il Rojava. Tuttavia, la maggior parte di loro non riesce ad associare la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti all’identità socialista e antimperialista del movimento curdo, dopo Kobanê. Non è una contraddizione anche dal vostro punto di vista? O è una situazione temporanea che è sorta a causa dell’assedio politico, ideologico e sociale e dell’isolamento dei curdi? Oppure hai un’altra spiegazione per questo?
Per capire l’attuale situazione politica, bisogna sapere come è si è sviluppata. Questi non sono i risultati di una relazione politica basata su relazioni tattiche e strategiche previste. Devono essere valutati e visti come risultati politici e tattici di una situazione politica e del corso della lotta e della resistenza.
Quando è sorta l’ultima crisi del Medio Oriente, il PKK aveva già una storia di lotta di 40 anni. Questa lotta è essenzialmente contro il sistema imperialista-capitalista all’interno degli Stati colonialisti che controllano le quattro parti del Kurdistan per conto del sistema capitalista e imperialista. Per quarant’anni questi Stati sostennero i poteri colonialisti, imperialisti e capitalisti e provarono in ogni modo a sopprimere il movimento per la libertà.
Il recente complotto contro il nostro leader (Abdullah Ocalan) è il risultato degli sforzi di questi poteri. Si tratta di un approccio sistematico per eliminare il nostro movimento. L’obiettivo dell’imperialismo e del capitalismo. All’inizio della crisi del Medio Oriente, il suo obiettivo era quello di escludere il nostro movimento, di sopprimerlo e infine di distruggerlo. Quest’approccio si basava sull’alleanza dei poteri imperialisti e colonialisti. Risulta chiaro quando osserviamo ciò che è successo in Siria. Quando il caos scoppiò in Siria, molti gruppi dell’opposizione siriana svilupparono rapporti con l’imperialismo internazionale e con i poteri coloniali regionali. I curdi furono gli unici a costruire una resistenza per difendersi senza avere alcun legame con nessuno. Nessun potere li sosteneva.
Quando alcuni dei poteri che hanno sviluppato la crisi siriana, come la Turchia e l’Arabia Saudita, hanno attaccato i curdi cominciando coi loro rappresentanti, la nostra gente ha dato inizio alla resistenza in base alle idee del leader Apo. Il regime siriano e la cosiddetta opposizione siriana hanno provato di tutto in loro potere per sopprimere questa resistenza. I curdi hanno risposto quando organizzazioni come ISIS, Al-Nusra e Ahrar al-Sham, con il sostegno del regime di Assad, hanno attaccato le regioni curde. Qui è iniziata una resistenza. È così che tutto è cominciato.
Kobanê fu un punto di svolta
Quando questo scontro per la resistenza è cominciato, la Turchia, l’Iran, la Siria e altri poteri simili hanno sostenuto i gruppi salafiti (radicali islamici) che stavano attaccando i curdi in Siria. Altri poteri, in particolare gli Stati Uniti e Israele, hanno a loro volta sostenuto questi gruppi. Hanno sviluppato progetti e hanno costretto questi gruppi ad agire in conformità con i loro interessi. Grazie a questo supporto i gruppi salafiti hanno attaccato i curdi e questo continuò fino alla resistenza di Kobane. Kobane fu un punto di svolta. Fino a quel momento non esisteva alcun potere regionale o internazionale a sostegno del movimento di liberazione dei curdi in Siria. Nessun potere aveva ancora sviluppato una relazione tattica con i curdi. Anzi, hanno compiuto collettivamente tutto il possibile per eliminare il movimento. L’Iran ha agito insieme al regime siriano per schiacciare la resistenza curda. D’altra parte, USA e Israele hanno cercato di sopprimere la resistenza sostenendo i gruppi salafiti, con diverse politiche sulla Turchia e sull’Arabia Saudita. Kobanê fu il punto di svolta della lotta.
La resistenza di Shengal ha incoraggiato il mondo
I poteri che volevano dominare il Medio Oriente attraverso l’ISIS hanno seguito una politica implacabile, la stessa strategia usata con Genghis Khan o Tamerlane e che li ha aiutati a conquistare l’intero Medio Oriente in un breve periodo di tempo: violenza illimitata e selvaggia. Quando l’ISIS ha decapitato centinaia di persone davanti alle telecamere e ha inviato il materiale alla stampa, non fu per incoscienza. Era il risultato della sua strategia volta a creare un clima di terrore e di paura per costringere le persone ad arrendersi. Dopo i primi massacri, la paura dell’arrivo dell’ISIS si diffuse tanto che le città si arresero senza alcuna resistenza. La prima resistenza contro l’ISIS è stata a Shengal portata avanti dai guerriglieri del PKK e i combattenti del YPG-YPJ quando l’ISIS ha attaccato il popolo Ezidi. Anche se dotati di enormi potenze militari, gli Stati Uniti, la Russia e i paesi dell’EU hanno assistito al massacro. I guerriglieri HPG e YJA Star insieme ai combattenti YPG-YPJ salvarono centinaia di migliaia di Ezidis, cristiani e musulmani dal genocidio.
La resistenza a Shengal ha incoraggiato il mondo e ha fatto sì che le persone mettessero in discussione la situazione lontano dal clima di terrore e paura. Si sono chieste: “In quanto enormi potenze militari, perché gli Stati Uniti, l’Unione europea e le altre potenze mondiali e regionali non agiscono contro questa atrocità? Cercano di trarre beneficio da questa barbarie?”. La nuova situazione ha messo in discussione la legittimità dei poteri internazionali e degli Stati regionali e, d’altra parte, ha portato prestigio al PKK e al nostro leader. Ha distrutto l’etichetta di “organizzazione terroristica” che è stata attribuita al nome del nostro movimento dal colonialismo e dall’imperialismo turco. Dopo tutto ciò, nessuno potrebbe mantenere un rapporto con l’ISIS o con altre organizzazioni simili. Soprattutto i paesi che si definiscono “stati democratici” hanno dovuto cercare nuove tendenze per continuare la loro esistenza nella regione.
I poteri globali e regionali hanno intrapreso una nuova fase dopo la resistenza di Kobanê
Tuttavia, nonostante la resistenza in Shengal con i suoi risultati, i poteri regionali hanno continuato la loro politica con l’ISIS e le altre organizzazioni salafite. Più tardi hanno deviato l’ISIS a Kobanê e hanno cercato di assicurarne la caduta nelle mani dell’ISIS. L’obiettivo era quello di distruggere le conquiste dei curdi Rojava, ma soprattutto, i guadagni del percorso di libertà in Medio Oriente. Questo a destato l’interesse di tutti per un certo periodo. Il regime e i suoi sostenitori indiretti internazionali, oltre alla Turchia e all’Arabia Saudita, hanno cercato di trarne vantaggio. L’ISIS ha costruito una relazione tattica e strategica sull’approccio anti-curdo di questi poteri. È così che si è sviluppato l’attacco contro Kobanê.
Una grande resistenza è stata organizzata contro l’attacco a Kobanê e questa resistenza è stata poi adottata dalla gente nelle quattro parti del Kurdistan. Tutti i curdi del Kurdistan settentrionale, Sud e Est, hanno mostrato grande sensibilità verso Kobanê. La lunga durata della resistenza ha aumentato l’interesse delle persone della regione e dell’opinione pubblica internazionale. Dopo 100 giorni di resistenza, Kobanê era al centro dell’ordine del giorno nel mondo. Quindi il fallimento di ISIS ha causato una divisione. Le potenze regionali e mondiali hanno riesaminato le loro posizioni politiche e militari e hanno dato inizio a un nuovo processo.
La resistenza a Shengal e Kobanê ha smosso la coscienza della comunità internazionale
La resistenza curda a Kobanê, Rojava, ha creato nuove circostanze. La comunità internazionale e l’opinione pubblica hanno fatto pressione su Stati Uniti e altre potenze internazionali per intervenire. La resistenza è aumentata a Shengal, e poi a Kobanê, smuovendo la coscienza della comunità internazionale. Il rapporto tra la coalizione guidata dagli Stati Uniti e quella dell’YPG è stata considerato legittimo e necessario come l’alleanza tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica contro il fascismo di Hitler durante la seconda guerra mondiale. Come Stati Uniti e Sovietici avevano bisogno, in quel momento, di quel tipo di rapporti, così da noi è stato sviluppato un rapporto tattico con gli Stati Uniti contro l’ISIS.
È più importante vedere come questo rapporto si è sviluppato e quali sono le intenzioni delle parti in questa relazione, piuttosto che giungere a una conclusione determinando solo le posizioni ideologiche delle parti. È da quarant’anni che gli Stati Uniti combattono contro il PKK e il PKK sta combattendo contro il sistema imperialista stando all’interno del colonialismo. Ma c’è una nuova situazione di caos in Medio Oriente che riguarda il sistema mondiale. Non c’è solo la lotta dei popoli oppressi e dei movimenti socialisti contro le potenze imperialiste in questa situazione caotica. Ci sono anche lotte tra le potenze imperialiste stesse, o tra le potenze imperialiste e le potenze regionali e il reazionarismo locale. Questa lotta crea opportunità in cui tutte le parti possono entrare in relazioni tattiche mentre avanzano per raggiungere i loro obiettivi. Tutte le parti cercano di farlo in quanto beneficiano del potere e delle capacità degli altri. Sono possibili diverse posizioni politiche e militari.
L’opzione che gli USA hanno dovuto scegliere
All’inizio della crisi in Medio Oriente, gli Stati Uniti hanno seguito diverse opzioni dopo che gli investimenti politici e militari che avevano fatto in Siria per la Turchia e l’Arabia Saudita non sono riusciti. La prima opzione era lasciare la Siria, cioè lasciare la regione. In tal modo, gli Stati Uniti si sarebbero ritirati dalla loro politica di dominio mondiale. Ma non potevano farlo. La seconda opzione era quella di investire maggiormente nelle politiche che stava portando avanti con Turchia e Arabia Saudita, ma era evidentemente un’opzione senza successo. La terza, invece, era quella di avanzare ulteriormente costruendo un rapporto con una nuova forza che avrebbe determinato il loro successo sul campo. Quest’ultima era la scelta che gli USA dovevano prendere.
Invece di proseguire accanto alla Turchia e all’Arabia Saudita ripetendo la pratica precedente di scontro con le forze di liberazione, forze che stavano avendo successo, gli USA scelsero di diventare un partner di questa resistenza vittoriosa, che ovviamente gli avrebbe giovato di più. Si tratta di un astuto approccio imperialista che prevedeva di attribuire a sé stessi i risultati di successo. Con questo calcolo ragionato, hanno deciso di sviluppare una relazione tattica.
Quindi, hanno avviato un processo basato sul sostegno della resistenza delle forze YPG come approccio della coalizione internazionale contro l’ISIS. Nient’altro che un processo tattico. La lotta per la libertà dei curdi in Rojava si fonda sulla libertà e sull’uguaglianza su base socialista. È l’espressione di un percorso politico che si è sviluppato dalla fraternità e dall’unità dei popoli. D’altra parte, gli imperialisti stanno lottando per imporre la loro egemonia sul Medio Oriente. Queste posizioni strategiche e ideologiche molto diverse sono entrate in un rapporto tattico solo a partire da Kobane. Gli eventi che seguirono possono essere considerati come una continuazione di questa relazione tattica.
In sé, questa relazione è molto dolorosa. Da un lato, il movimento per la libertà cerca di estendere il suo territorio e di lottare per creare un Medio Oriente libero attraverso lo sviluppo di soluzioni democratiche, mentre dall’altra parte si cerca di estendere l’egemonia sul Medio Oriente. Questo non è un rapporto in cui le parti si sostengono a vicenda, al contrario sono in costante conflitto.
Questa è la prima cosa in Medio Oriente
Possiamo dire che questa è una situazione molto rara, forse la prima del suo genere? Esiste un’associazione tattica che emerge dall’intersezione degli interessi delle forze popolari oppresse e quelli delle potenze imperialiste egemoniche?
Forse in Medio Oriente questa è la prima volta. Non è qualcosa che non si sia mai sentita nel mondo. Se esaminiamo la storia delle lotte per la libertà, possiamo trovare molti esempi. Nella storia contemporanea, soprattutto durante la prima guerra mondiale e la seconda, e nel periodo della rivoluzione sovietica.
I sovietici e gli USA hanno trovato punti comuni nella lotta contro il fascismo durante la seconda guerra mondiale. Ora, quando valutiamo questo, come possiamo definire la posizione dell’Unione Sovietica? Diciamo, dopo aver valutato le sue relazioni con gli Stati Uniti o il Regno Unito, che l’Unione Sovietica ha collaborato con l’imperialismo? Sarebbe un approccio molto superficiale e dogmatico.
Ci sono diversi esempi nella rivoluzione d’ottobre. Dopo la rivoluzione di ottobre, si sono verificati accordi economici e politici con i capitalisti e gli imperialisti. Se consideriamo la natura di questi accordi, nella parte sovietica non esiste negazione del socialismo. Non c’è negazione del socialismo quando Lenin ha sviluppato relazioni con gli imperialisti. Lo stesso vale per gli accordi conclusi durante la seconda guerra mondiale. Possiamo parlare della necessità di sviluppare relazioni tattiche e strategiche e accordi per la rivoluzione d’ottobre. Tuttavia, la lotta contro il fascismo durante la seconda guerra mondiale richiedeva la creazione di un fronte comune antifascista.
Quanto dureranno questi rapporti?
Se guardiamo da vicino, questo tipo di rapporti è limitato dal periodo di esistenza dei problemi. Ciò significa che non si tratta di una relazione strategica. Per esempio, come gli accordi presi durante la Rivoluzione d’Ottobre mostrano le contingenze del momento e come questi accordi diventano inutili quando la situazione congiunturale si conclude, così è accaduto durante la seconda guerra mondiale.
L’alleanza che si è sviluppata durante la seconda guerra mondiale fu una posizione anti-fascista che è emersa dalla intersezione di difesa della patria dell’Unione Sovietica colpita da intensi attacchi e degli interessi di altre potenze antifasciste. Questo accordo è rimasto in vigore durante gli attacchi fascisti. Ma una volta sconfitto il fascismo, tutte le parti tornarono alle loro posizioni politiche e si riposizionarono in base al loro taglio ideologico-politico.
Non ci sono molti esempi simili in Medio Oriente. Questo è il primo del suo genere; una situazione unica. Il conflitto e la lotta che oggi colpiscono il mondo possono essere chiamati Terza Guerra Mondiale. Il Medio Oriente è uno dei territori più colpiti dal conflitto mondiale. Ciò significa che possiamo assistere ad alcuni sviluppi che non abbiamo mai visto prima nella regione. Ad esempio, potremmo assistere a complicate relazioni tattiche e strategiche tra lo status quo regionale, l’imperialismo internazionale e i movimenti rivoluzionari socialisti: tutti volti ad agire per rafforzare le proprie posizioni. Perché la realtà in campo è molto complicata.
Esistono tre linee principali.
La prima riguarda lo scenario imperialista e i poteri coinvolti rappresentati da Stati Uniti, Russia e Unione Europea. La seconda è quella dello status quo regionale. Questa è rappresentata da paesi come la Turchia, l’Iran e l’Arabia Saudita. La terza linea è quella del socialismo, della democrazia e della libertà, rappresentata dai movimenti popolari e di sinistra, socialisti, guidati dal PKK. Queste tre sono in conflitto tra loro, in particolare le prime due. E possono sviluppare continuamente relazioni e alleanze differenti in base alla priorità dei loro interessi e conflitti. Ogni posizione di potere si apre a relazioni e alleanze in quanto si confondono tra di loro. La nostra definizione di “Terza guerra mondiale” si basa su questa realtà. Quando predichiamo questa definizione della Terza Guerra Mondiale, tentiamo di indicare diversi e nuovi rapporti tattici e strategici. Se questo è il caso, si presume che molti poteri sviluppino relazioni tattiche per promuovere i propri obiettivi strategici, anche se può sembrare contraddittorio. Questo vale per tutti. E fa parte della natura della politica e della diplomazia. Deve quindi essere previsto. Pertanto, giudicare guardano a situazioni politiche e militari aperte potrebbe essere troppo superficiale e limitato.
Questo è un processo pratico
Assumere il giusto approccio significa questo: il capitalismo è in una crisi profonda e strutturale. È una crisi globale, sentita intensamente in Medio Oriente. Il conflitto in Medio Oriente sta avvenendo sia militarmente che politicamente. Pertanto, un approccio ideologico e politico non è sufficiente. Allo stesso tempo è necessaria una posizione organizzata e militare. Quando prendi una posizione militare e organizzata significa combatterete costantemente lo status quo per cambiarlo, trasformarlo e sviluppare una nuova struttura. Questo è un processo pratico. Se non viene valutato correttamente e la dialettica del progresso non è attuata in modo corretto, l’approccio dogmatico può comportare una grande limitazione. Può sorgere una situazione in cui la linea della liberazione non può essere espressa.
Perciò dobbiamo conoscere e analizzare molto bene il campo. Dobbiamo essere precisi quando decidiamo quando e cosa fare contro qualcosa. Quando facciamo profitti o occupiamo un posto, dobbiamo valutare attentamente come sarà difeso e come verrà utilizzato per costruire e stabilire il socialismo. Se non guardiamo da questa prospettiva, non possiamo mai capire il cammino della libertà o le posizioni degli Stati del status quo regionale e dell’imperialismo internazionale. Se mescoliamo tutto questo fra noi stessi e stiamo fermi dai nostri approcci teorici, ci presentiamo come grandi difensori della libertà, ma nei fatti danneggeremo gravemente la lotta e la resistenza del popolo.
Si tratta di relazioni tattiche, e questo è comprensibile. Ora le forze della Federazione del Nord della Siria e del Rojava hanno rapporti con gli Stati Uniti e la Russia che sono grandi potenze imperialiste. Come può essere protetta l’identità socialista quando esistono relazioni politiche, militari ed economiche con quei poteri?
Innanzitutto, devo dirtelo: la nostra lotta è attuata attentamente considerando le esperienze storiche di altre lotte per la libertà. Devi prendere in considerazione questo aspetto. In secondo luogo, non c’è alcun modo per poter essere compresi dal punto di vista del socialismo reale. Dalle pratiche del socialismo reale sappiamo che non possiamo fare una lotta per la libertà polarizzando il mondo sotto forma di fronti e definendoci all’interno di questi. Il mondo non si presenta in queste forme e non è possibile fare una lotta per la libertà isolando e marginalizzando noi stessi nel sistema capitalistico mondiale. Dobbiamo vedere il problema nel suo insieme e agire di conseguenza.
Viviamo in un sistema mondiale capitalistico. Vogliamo creare una zona di libertà di lotta contro il capitalismo, l’imperialismo e il colonialismo. Ora non abbiamo l’opportunità di posizionarci in un’area di libertà già esistente. Vogliamo crearne una all’interno di questo mondo che viene tenuto prigioniero e schiavo. Le aree di libertà che vogliamo creare sono ora sotto il controllo di altri poteri. Ma i gruppi sociali e politici hanno discrepanze molto gravi tra loro. Possiamo solo avanzare in nome dell’ideale socialista beneficiando di questi conflitti e discrepanze. La creazione di polarizzazioni e la presa di posizione a partire da queste non va a favore dei poteri socialisti.
Se affrontiamo i problemi attraverso le polarizzazioni del socialismo reale, dovremo affrontare tutti i poteri imperialisti e colonialisti. Ma in realtà i poteri imperialisti e colonialisti non sono omogenei. Ci sono diverse contraddizioni e discrepanze tra di loro. Non trarre vantaggio da questi conflitti e non raccogliere forze e posizioni in nome dell’ideale socialista sarà una grande perdita per la stessa ideologia socialista.
Se guardiamo il problema differenziando solo i socialisti e gli imperialisti capitalisti, saremo lasciati solo con alcuni che possiamo chiamare amici sul terreno. E con la lista di questi “amici” sarà molto difficile avanzare in una lotta di tale portata. Quando si presenta l’occasione, tutto ciò che prendiamo dal sistema capitalista-imperialista rafforzerà il movimento socialista e indebolirà il primo.
Se così stanno le cose, dobbiamo andare avanti con le esigenze derivanti dai nostri approcci ideologici e politici organizzando e aprendo aree di libertà. Ci sono poteri egemoni, che sono in relazione al sistema capitalista, di fronte a noi e controllano quelle aree. Dobbiamo aprire un sentiero per noi in queste aree.
Quando guardiamo la realtà del Medio Oriente, non esiste una certa area di libertà o un certo gruppo libero. Tutte le aree sono state perse durante la storia. La società si è dissolta mentalmente nell’attuale sistema capitalistico esistente. Paesi e regioni sono invasi da potenze colonialiste e imperialiste egemoni. Il percorso della libertà della società è chiuso sotto il nome della sovranità statale.
In queste circostanze i curdi stanno sviluppando una lotta per la libertà. Stiamo cercando di creare uno spazio per la libertà all’interno della realtà sociale, spazio negato dall’imperialismo e dai quattro paesi colonialisti (Iran, Iraq, Turchia e Siria). Dobbiamo andare avanti con passi e approcci molto calcolati. Portare tutti i poteri contro di noi dicendo che “questo è imperialista”, “colonialista e capitalista” significa accettare la sconfitta. Significa rischiare di eliminare la lotta per la libertà.
Beh, cosa dobbiamo fare? Dobbiamo sapere come creare noi stessi da zero analizzando la realtà militare, politica e sociale di queste aree. Quando agisci in questo modo, affrontare diverse potenze, sviluppare relazioni tattiche ed entrare in rapporti militari e politici sarà inevitabile. La cosa importante è mantenere il proprio sguardo ideologico, politico e per la libertà. Devi essere sicuro che tutto questo servirà i tuoi scopi. Coloro che stanno perseguendo la lotta per la libertà devono considerare questa realtà ed esprimersi in questo contesto.
“Il sistema capitalista-imperialista è unito contro la nostra lotta”
Ora c’è una lotta per la libertà che stiamo sviluppando. Se guardi alla storia della nostra lotta, vedrai che ci sono terribili difficoltà e insieme ricchezze. Da oltre 40 anni il sistema capitalista e imperialista del mondo si è unito contro la nostra lotta per la libertà. Essi hanno sostenuto le potenze coloniali e hanno fatto grandi investimenti per impedire l’emergere di un movimento per la libertà. Nonostante ciò, una grande lotta si è sviluppata solo con il sostegno della gente. La lotta è stata abbracciata dalla gente. Questo approccio alla libertà adottato dalla società curda ha avuto una grande influenza in Medio Oriente e la lotta curda ha trovato un posto per sé all’interno della congiuntura. Anche se il mondo era contrario, l’esistenza di un movimento basato sulla guerriglia, sulla politica democratica e sull’organizzazione delle persone ha portato a risultati incredibili.
E questo movimento ha anche avuto la capacità di andare avanti senza il sostegno attivo di organizzazioni che si nominavano “difensori della libertà” o “contro il sistema”. La maggior parte di queste fazioni ha avuto preoccupazioni per questo movimento e non lo ha affatto sostenuto.
Oggi in Medio Oriente vige il caos che è anche in parte risultato della lotta di 40 anni del movimento. In Medio Oriente è emerso un nuovo territorio in cui le politiche delle forze internazionali e imperialiste hanno dichiarato fallimento. Tutti pensavano che il capitalismo, l’imperialismo o Israele erano molto potenti. Ma ora risultano indeboliti. Il caos in Medio Oriente li ha ingoiati tutti e ora sono diventati invisibili. E anche la struttura dei poteri regionali e l’egemonia degli Stati dello status quo sono crollati.
Come è successo? Si può spiegare con la crisi del sistema o forse con conflitti storici. Ma non è tutto. La crisi del sistema o i conflitti storici dovrebbero essere scossi da una lotta e da un intervento, prima che si trasformi in caos. La lotta per la libertà dei quaranta anni del PKK ha a che fare con il caos crescente in Medio Oriente e il crollo del sistema.
Non è solo una guerra per il petrolio
Ora tutti stanno lottando per riposizionarsi in Medio Oriente. Questo è molto importante. Dobbiamo averlo chiaro. Il centro della crisi della modernità capitalista è in questo momento in Medio Oriente. O il capitalismo si rialzerà in Medio Oriente e prolungherà la sua vita per altri cento o più anni o il caos in Medio Oriente aprirà un buco all’interno del sistema della modernità capitalista diventando la regione in cui emerge la libertà. È per questo che tutti i poteri del mondo sono in Medio Oriente e combattono. Sarebbe un approccio molto superficiale per spiegarlo solo come “la guerra per il petrolio”.
Questo è il terreno dove la depressione attuale del sistema capitalistico è diventata una Terza Guerra Mondiale. Chiunque è qui. La lotta qui è ideologica, politica e sistemica. L’imperialismo globale vuole sviluppare un’egemonia e un sistema mondiale postmoderno attraverso questa lotta. Gli Stati regionali dello status quo stanno cercando di proteggere i loro profitti e vantaggi, forniti dal sistema del XX secolo. Popoli oppressi e gruppi sociali cercano di costruire la loro libertà e uguaglianza a partire da questo caos. Questo è ciò che sta accadendo in Rojava in questo momento.
Ma da cosa si dipende quando si sviluppano questo tipo di relazioni? È possibile costruire una società socialista nel Nord della Siria o in Medio Oriente, nonostante l’imperialismo americano, russo ed europeo?
Quando guardiamo i precedenti progressi della crisi in Medio Oriente, non c’è nessun posto per la libertà. Non ce ne sono in Tunisia, in Libia, in Egitto e negli Stati del Golfo. Perché il caos stava progredendo principalmente come ripristino della modernità capitalista e del conflitto dei poteri imperialisti e colonialisti. Non c’era alcun ordine o organizzazione politica che potesse esprimere la libertà. La ricerca della libertà dei cittadini e i loro sforzi furono distrutti da tali poteri perché mancavano d’organizzazione. Ma quando la crisi è arrivata in Rojava è sorta una nuova situazione, basata sul cammino della libertà. Un nuova situazione emersa proprio dalla lotta del PYD e YPG. Per la prima volta, in Medio Oriente è nata una linea politica democratica per la libertà e il socialismo contro la modernità capitalista. Per questo motivo, si sono uniti per schiacciare questa lotta adottata dal Medio Oriente e dal mondo intero. E tuttavia, hanno finito per sviluppare un rapporto con quello che non potevano eliminare.
Cosa c’è da fare in questo posto? Naturalmente, coloro che stanno combattendo per la libertà devono credere in se stessi, in primo luogo. Se ne hanno bisogno e credono nella loro ideologia, nel socialismo, nella libertà e nell’uguaglianza sociale, non devono esitare a sviluppare rapporti con chiunque.
La tua domanda è sul destino del Medio Oriente. Se alcuni stanno affrontando una lotta per la libertà e altri cercano di rendere dominanti i loro interessi, allora queste parti si troveranno inevitabilmente in un processo, in una relazione e in contraddizione. Deve essere così. Può essere sotto forma di consenso e di alleanza o conflitto. Ad esempio, gli USA dovevano sviluppare un rapporto tattico con YPG che inizialmente non mostrava interesse. Ma gli USA tentano con tutti i loro mezzi di eliminare l’identità socialista del YPG e di integrarla nel sistema capitalistico imperialista. Questo è uno dei loro obiettivi principali quando sviluppano una relazione. Ma i curdi e la linea politica della libertà hanno i propri obiettivi in questa relazione.
I risultati raggiunti in questa relazione sono d’importanza strategica e tattica per entrambe le parti. Le posizioni ottenute dai curdi di Rojava e dalle forze della Federazione Siria del Nord sono guadagni strategici per tutte le forze socialiste e anti-sistemiche. Ma la presenza degli Stati Uniti in Siria ha solo un’importanza quantitativa rispetto al sistema imperialista. Senza dubbio, queste relazioni tattiche sono importanti per loro. Sappiamo con certezza che queste relazioni saranno costantemente in conflitto. Ma il movimento in Rojava ha fiducia in se stesso e sta ottenendo risultati favorevoli.
Ora c’è una coalizione in Siria che è rappresentata dagli Stati Uniti. E ha tutto il sostegno del capitalismo. C’è anche un altro fronte di questo sistema, la Russia. E la Russia ha, a sua volta, molto supporto. Con la presenza della Russia e degli Stati Uniti, in Medio Oriente sono rappresentate tutte le potenze egemoniche e imperialiste del mondo. E gli Stati regionali sono in una posizione di relazione e di contraddizione tra questi due. Anche se tali poteri cercano di imporre il dominio del sistema mondiale imperialista, sono in conflitto tra loro quando cercano di imporre la loro egemonia come egemonia assoluta.
“Rojava, regione di libertà in un piccolo pezzo di terra”
In queste circostanze, esiste una zona di libertà in un piccolo pezzo di terra chiamato Rojava, dove è stata creata un’area comunitaria democratica. Stiamo parlando di una zona di libertà per la prima volta. Con tutto il sostegno materiale e morale della società, questa forza continua la sua lotta. Nel frattempo, vuole stabilirsi resistendo a mezzi ideologici, politici ed economici contro il potere del sistema capitalistico mondiale.
Dobbiamo pensare a ciò che questa zona di libertà significa per coloro che difendono la libertà. Esiste un fronte imperialista e capitalistico che vuole distruggere completamente questa zona. E questo comporta degli oneri. D’altra parte, esiste una lotta per espandere questa zona. Dobbiamo capire molto bene il conflitto e la discrepanza. Non possiamo capire la discrepanza senza comprendere il conflitto.
Quindi YPG deve approfittare delle relazioni con la Russia e gli Stati Uniti. Se osserviamo solo il modo in cui queste relazioni vengono gestite, è possibile capire il problema in qualsiasi momento.
Hai parlato dell’approccio strategico dei poteri internazionali. Qual è l’obiettivo della Russia?
Nell’approccio strategico della Russia, vediamo che vuole entrare nella Siria come potenza regionale. Chi sostenga la Russia? Iran, Turchia, Iraq e Siria. La Russia vuole stabilirsi influenzando altri Stati del Medio Oriente. Qual è il suo obiettivo strategico di base? Conferire un carattere di Stato-Nazione al regime siriano e trasformarlo in potenza egemonica. Non vediamo un approccio che porta democrazia, uguaglianza o libertà, o un approccio che aiuta a risolvere i problemi con mezzi democratici.
Naturalmente, manifestando questo approccio, la Russia sviluppa un obiettivo dopo aver valutato le discrepanze giornaliere con i suoi alleati. Sta seguendo una politica d’integrazione delle aree di libertà dirette dai curdi al regime, allo Stato-Nazione. Utilizza il suo potere militare, politico e diplomatico a questo proposito. Ma, d’altra parte, coloro che svolgono la lotta per la libertà valutano la situazione di questa potenza e cercano di avanzare sulle crepe. Questa relazione è perciò molto problematica. La Russia è in relazione con la Turchia, l’Iran e la Siria e vuole integrare il movimento della libertà al regime. Ma nonostante ciò, il nostro movimento di liberazione cerca di progredire in campo militare, economico, politico e diplomatico per sfruttare le crepe nei rapporti tra di loro.
Abbiamo parlato della Russia … Ora voglio chiederti degli Stati Uniti. Qual è il loro obiettivo strategico ?
Una situazione simile si applica anche agli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sono compatibili con la linea di libertà politica del PYD? Non credo che gli USA si sentano a loro agio in relazione alla dichiarazione dei Cantoni o all’istituzione di un sistema di auto-governo piuttosto che uno Stato, e, infine, agli sforzi per creare una società egualitaria e libera. Gli Stati Uniti li vedono solo come una situazione congiunturale e quindi li ignorano. Vogliono ottenere vittorie militari attraverso relazioni tattiche. Ma, d’altra parte, sviluppano relazioni strategiche e prudenti con gli Stati. Quindi, prendere una posizione contro gli Stati Uniti senza vedere il carattere antimperialista del rapporto tattico è come giocare nelle mani del sistema del potere egemonico.
Non esiste alcuna relazione con gli Stati Uniti tranne un rapporto tattico, politico e militare. Il modello economico basato sui monopoli non è in vigore in Rojava. Non esiste posto per i monopoli. Il sistema del Rojava è fondamentalmente un sistema di libertà e un sistema egualitario e democratico. Lo vediamo facilmente nella costituzione federale. In cosa consiste l’organizzazione sociale? In una società democratica e in una politica democratica.
Dal punto di vista economico, l’obiettivo principale è l’istituzione di una società comunitaria. Pertanto, si sta preparando la legislazione contro lo sfruttamento e i monopoli. In questo non c’è alcuna alleanza tattica e strategica con la Russia, gli Stati Uniti o qualsiasi altro potere capitalista e imperialista. Al contrario, gli si impone una visione molto diversa del mondo. Si tenta di mostrargli che è possibile un altro mondo. Ma il sistema capitalista lo rifiuta e cerca di integrarlo negli Stati-Nazione per distruggere questa alternativa prima che nasca.
Russia e Stati Uniti hanno grande potere militare e politico. Hanno una evidente superiorità rispetto al vostro potere e quindi possiamo parlare di una situazione di potere asimmetrico. Quali sono i vostri vantaggi rispetto a questi due fronti? Avete vantaggi ideologici, politici e sociali?
Naturalmente, sotto alcuni aspetti, abbiamo vantaggi su di loro.
Innanzitutto, in Medio Oriente è nata la civiltà, e per civiltà mi riferisco al periodo che inizia con l’emergere della società classista fino alla creazione del sistema capitalista. Stiamo parlando di un processo in cui i valori umanitari sono stati distrutti e corrotti.
La società è disperata per questo. Il caos attuale è anche il risultato di questo. La società è in una grande ricerca di libertà, ed è qui che sta il nostro vantaggio. In generale, la nostra ideologia socialista, che può essere una risposta alla ricerca della libertà della società, è il nostro vantaggio contro l’imperialismo e il colonialismo.
“Offriamo soluzioni ai problemi creati dal sistema capitalista”
In Medio Oriente ci sono enormi problemi che si basano su questioni etniche, religiose, settarie, di classe e sessiste. Il sistema della civiltà e il suo ultimo prodotto, il sistema capitalista, sono i creatori di questi problemi. Noi stiamo offrendo soluzioni a questi problemi che sono compatibili con la storia e la cultura dei popoli del Medio Oriente. Infatti, affianchiamo al pensiero socialista le esperienze che sono presenti nella storia e nella vita culturale del nostro popolo. Ciò rende le nostre idee attraenti.
Abbiamo anche quarant’anni di storia come movimento. Questa è una storia dedicata all’uguaglianza, alla libertà, alla giustizia e alla fratellanza delle persone. Pertanto, tutte le parti della società si basano su questo movimento che ha caratteristiche simili ai movimenti dei profeti in termini di devozione. Oggi esprimiamo questa tradizione con il socialismo.
Se si manifesta un corretto approccio ideologico, politico e organizzativo, è sempre possibile diventare un potere efficiente in Medio Oriente. E noi lo abbiamo dimostrato nella regione. Molti difensori della libertà lo hanno dimostrato durante la storia.
Abbiamo portato questa crescita nel Kurdistan, nelle quattro parti del Kurdistan. Ma dopo, in Rojava, è emersa una situazione parecchio avanzata. Questo è un importante supporto per noi. È ovvio che, se si assume il giusto approccio, qui saranno raggiunti risultati concreti.
In secondo luogo, e soprattutto, i popoli e le società sono direttamente coinvolte nella lotta. Fino ad ora la partecipazione della società ai conflitti, alle lotte, era limitata. La società era la vittima o il lato oppresso del conflitto tra i poteri al governo. Mentre oggi, soprattutto nella Federazione della Siria del Nord, tutte le frazioni della società sono attivamente coinvolte in sforzi politici, militari e organizzativi. Oggi i poteri imperialisti e colonialisti hanno una capacità molto limitata di mobilizzare un gruppo sociale contro un altro e innescare una guerra. Il nuovo modo in cui la società si esprime in questo quadro ha portato alla nascita di un nuovo centro e di un nuovo campo sociale. Questo è il vantaggio più importante che abbiamo su di loro.
“Un’isola nel mezzo dell’oceano”
Ad esempio, oggi possiamo parlare della Federazione della Siria del Nord, del Cantone di Cizîrê o di un altro cantone. Quando parliamo di questo non ci rendiamo conto di quanto sia importante. Ma essere una federazione o un cantone non è una situazione semplice. Cosa significa? Significa creare un’isola nel mezzo di un oceano. Questo è impossibile da capire per coloro che non immaginano il nemico. Non è possibile capirlo se uno non sente e non sperimenta la libertà.
Diciamo che un tentativo di comprendere la situazione con valutazioni politiche superficiali non porterà ad altro che alla demagogia.
Cosa sta crescendo qui in Rojava? A Kobane e ad Efrîn? E in generale, cosa significa la Federazione della Siria del Nord? Quando pensiamo a tutto questo, ci rendiamo conto che qui il movimento non solo ha risposto alla ricerca di libertà della gente, ma ha anche creato aree per vivere liberamente. Queste aree di libertà cominciano ad apparire come piccole isole. E queste isole si riuniscono e cercano di formare una federazione per evitare di essere emarginati. E, contemporaneamente, stanno anche cercando di raggiungere il livello universale unendosi al movimento rivoluzionario internazionale.
Dobbiamo accorgerci che il capitalismo è abbandonato a sé stesso, senza una soluzione alla propria crisi strutturale e che le strutture egemoniche soffrono di molte discrepanze. Questi, insieme al caos, conferiscono ai poteri rivoluzionari un grande vantaggio. Pertanto, la ricerca della libertà da parte delle persone, il desiderio dell’umanità del ripristino dell’identità umana e i risultati di questa volontà in Medio Oriente e in Rojava offrono opportunità più che sufficienti affinché si sviluppi la lotta per la libertà.