Tattica dell‘oppressione
Deputati HDP lasciano in parlamento. La guerra contro i curdi continua-Martedì sera alle 23 ora locale i deputati del Partito Democratico die Popoli (HDP) di sinistra e filo-curdo ha lasciato l’Assemblea Nazionale ad Ankara. Hanno cantato la canzone »Cerxa Sorese« e scandito slogan in solidarietà con il leader curdo incarcerato Abdullah Öcalan. »Cerxa Sorese« significa »ruota della rivoluzione« ed è considerato l’inno del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) fuori legge. L’azione simbolica significa: per via della velocissima evoluzione della Turchia in direzione del fascismo, il lavoro legale, parlamentare, per il movimento curdo è diventato impossibile.
La fondazione dell‘HDP nell‘anno 2012 è nata dall’intenzione di avviare con mezzi pacifici un processo di democratizzazione in tutta la Turchia. Il tentativo del governo dell’AKP e del Presidente Recep Tayyip Erdogan di costruire un sistema presidenziale tagliato su misura per quest’ultimo e l’impietosa campagna militare contro il sudest del Paese a maggioranza curda tuttavia mostrano che questa strategia non ha alcuna prospettiva di successo.
Attualmente il partito di governo AKP lavora alla revoca dell’immunità die deputati dell’HDP per poterli allontanare dal parlamento per mezzo di azioni penali. Durante le sedute della Commissione incaricata si sono più volte verificati attacchi fisici contro deputati dell‘HDP. Dopo le ripetute aggressioni, i rappresentanti del partito hanno deciso di non partecipare più alle sedute. Successivamente tutti gli altri partiti hanno concordato la revoca dell’immunità parlamentare dell’unica forza di opposizione di sinistra che siede nella Grande Assemblea Nazionale.
Intanto prosegue la guerra aperta nella zone curde del Paese. Città come Cizre, Sur, Silopi e Idil intanto sono diventate in larga parte inabitabili, centinaia di migliaia sono in fuga. Tuttavia le centinaia di migliaia di unità operative di polizia ed esercito, nonostante l’uso di artiglieria, carri armati ed elicotteri, finora non sono riusciti a spezzare la resistenza che dura ormai da 50 giorni nella città di Nusaybin sul confine turco-siriano. Lì le forze militari ogni giorno registrano perdite elevate, anche numerosi comandanti sono già rimasti uccisi nei combattimenti.
Allo stesso tempo le Forze di Difesa del Popolo (HPG) che rappresentano il braccio armato del PKK hanno iniziato un‘offensiva: A Manisa nell’Anatolia occidentale, la guerriglia ha eseguito un’azione di sabotaggio nella quale sono rimasti uccisi 20 soldati, nel distretto Dicle nella provincia Diyarbakir è esplosa un’autobomba davanti a una stazione di polizia. Altre azioni vengono segnalate da Hakkari, Sirnak e Uludere. I canali televisivi turchi trasmettono praticamente ogni ora rapporti sui »martiri« tra le forze di sicurezza. Tuttavia si può presumere che una gran parte delle perdite non venga nemmeno comunicata. Nel suo discorso per il 1 maggio il Comandante in Capo delle HPG, Murat Karayilan, ha sottolineato che la battaglia difensiva contro l‘AKP non è solo del popolo curdo: »Mirano a tutti: giornalisti, scrittori, artisti, intellettuali, accademici, politici, parlamentari. E con la loro tattica di oppressione vogliono sottomettere l’intera società. «
La situazione attuale è il risultato di una strategia di escalation forzata dal Presidente Erdogan e della banda al governo con lui. Con la futura criminalizzazione dei deputati dell’HDP una soluzione non guerreggiata del conflitto si allontana ulteriormente.
di Peter Schaber