Commemorazione Camera dei deputati e Senato Italiano

Commemorazione Camera dei deputati

Sul recente attentato verificatosi ad Ankara (ore 12,20).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l’intera Assemblea e i membri del Governo). Care colleghe e cari colleghi, come è a tutti voi noto, sabato scorso ad Ankara un attentato terroristico ha brutalmente sconvolto lo svolgimento di una manifestazione per la pace e la democrazia, provocando oltre 100 morti e almeno 180 feriti.

Ho già fatto pervenire al Presidente della Grande Assemblea nazionale della Turchia, la vicinanza mia personale e di tutta la Camera dei deputati al popolo turco per quanto accaduto.

Si è trattato, a poco più di due mesi da un altro barbaro attentato, quello di Suruc dello scorso 20 luglio, di un’esplosione di violenza cieca, che ha colpito civili inermi, desiderosi soltanto di manifestare pacificamente. È indispensabile una risposta ferma, coerente con quei valori di convivenza civile per i quali quelle persone sono morte.

Ribadisco, a nome dell’intera Assemblea, la vicinanza e la solidarietà alle famiglie delle vittime e ai feriti del folle attentato. Invito ora l’Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L’Assemblea osserva un minuto di silenzio – Applausi).

Ha chiesto di parlare il deputato Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA. Signora Presidente, cari colleghi e care colleghe, oltre 100 morti e tantissimi feriti, volti di ragazzi che chiedevano semplicemente pace e democrazia, come i ragazzi di Suruc, chiedevano il cessate il fuoco tra lo Stato e il PKK, chiedevano di liberare la Turchia dalle paure per il proprio presente e per il proprio futuro, quelle paure che hanno armato l’ideologia degli assassini, dei loro mandanti, di chi vuole far vincere l’odio e gli estremismi, le divisioni interne.

La nostra solidarietà va al popolo e alle istituzioni turche, la nostra solidarietà va ai partiti organizzatori, i fratelli del Partito del socialismo europeo, il CHP e l’HDP. La nostra solidarietà per chi vuol far vincere la convivenza, non portare quel Paese nel baratro del conflitto civile.

La Turchia è Mediterraneo, è Europa, Medio Oriente; la Turchia è la cerniera tra mondi che si parlano, che devono vivere e devono parlare la stessa lingua, che è la pace e la cooperazione. E spesso l’Europa, l’Europa di questi anni, è stata colpevole per una tiepidezza nel chiudere le porte a quello che è un sogno, una speranza di tanti giovani.

La Turchia è Medio Oriente, il Medio Oriente di queste ore sconvolto dal massacro siriano, dalla follia totalitaria dell’ISIS, dal dolore dei migranti, dal sangue che è tornato a scorrere in Terra Santa, Gerusalemme sospesa tra la disperazione e gli estremismi; ma la Turchia è il sogno europeo di convivenza come ha detto, a poche ore dalla brutale strage, uno dei leader dell’organizzazione di questa marcia per la pace Selahattin Demirtas: «noi moriamo ogni giorno in Turchia. Noi siamo quelli che muoiono, siamo i militari, siamo la Polizia, noi siamo i curdi, noi siamo i turchi». A quel dolore, a quella follia che ha armato questa strage noi dobbiamo rispondere con rispetto nel sostegno di chi chiede pace contro le paure, di chi chiede convivenza contro gli estremismi, perché il dolore, lo sgomento e la richiesta di certezza, per perseguire chi ha portato il dolore e il sangue in quella strada, meritano rispetto, il rispetto dei valori di quei ragazzi, di quei volti contenti di lottare per la pace e la democrazia. Pace e democrazia che è il sogno europeo, è il sogno mediterraneo e il sogno di un mondo che noi vogliamo costruire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Vorrei esprimere il più profondo cordoglio di tutto il MoVimento 5 Stelle per le 128 vittime degli attentati di Ankara del 10 ottobre. Una tragedia che colpisce, ancora una volta, il popolo curdo e tutti coloro che desiderano la pace. Ad essere presi di mira sono stati i giovani pacifisti, giovani vite che giudicavano insopportabile lo stato di tensione che la Turchia vive dallo scorso luglio. Nonostante il dolore, faccio appello alla società turca: vigilate e fate in modo che sia fatta giustizia. Non si può non ricordare in questo giorno di lutto il ruolo di Ankara nella destabilizzazione della Siria attraverso una guerra per procura

del terrorismo e le violazioni continue perpetrate verso la popolazione curda. Il 1o novembre la Turchia, un Paese NATO che mai come in questi giorni ci dimostra di avere un’importanza enorme, vivrà un appuntamento elettorale importantissimo. Siate più forti della paura e siate un esempio di democrazia per coloro che, sfruttando questa paura, vogliono privarvi di un diritto. Chiunque sia il responsabile di questo ignobile atto non deve riuscire a scalfire l’unità e la ricerca della pace di un grande popolo come quello turco; un popolo chiamato a riprendersi il suo futuro lontano dal buio che lo attanaglia in questi ultimi anni. Noi facciamo questo appello al popolo turco, curdo in particolare in questo momento, di essere protagonisti del proprio futuro e allontanare questo periodo di buio e di debolezza che il Paese sta attraversando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Signora Presidente, è stato detto dopo la strage di Parigi del 7 gennaio scorso: «je suis Charlie». Lo abbiamo scandito con il cuore, lo abbiamo fatto tutti; significava la condivisone di un dolore e soprattutto la volontà di difendere fino in fondo la libertà contro la guerra dichiarataci dal terrorismo islamista. L’orribile massacro che si è verificato purtroppo in Turchia provoca in noi un altro grido: «io sono curdo», e dicendolo vogliamo essere solidali con tutto il popolo turco.

Gli autori materiali e i mandanti di questo assassinio sono ancora nell’oscurità; di certo su quanto è accaduto pesa la guerra che lo Stato islamico ha scatenato e che continua a condurre contro i curdi, che sono i combattenti più coraggiosi e vero muro contro le barbarie, mentre gli altri rimpallano tra loro responsabilità e si dividono lasciando, di fatto, esposto questo eroico popolo al pericolo più grande. Non vogliamo cedere oggi ad una ermeneutica cospirativa dei fatti, ci porterebbe ad insinuare ipotesi gravissime e non dimostrate, guardiamo piuttosto a chi sono le vittime di questo atto di guerra per imparare da loro.
Le fotografie hanno ritratto volti forti e festosi, non c’era alcun presentimento di violenza né da portare né da subire:

manifestare è un diritto di libertà, farlo insieme rende più sereni. Non esiste niente di più turpe che azzannare gente inerme per suscitare terrore e cedimento alla logica della paura. Solo una coalizione internazionale che unisca gli Stati Uniti d’America, la Federazione Russa, l’Unione europea, alla NATO, di cui fa parte la Turchia dal 1952 e che diventi alleanza strategica per combattere lo Stato islamico, può essere una risposta che sconfigga il terrorismo islamico e garantisca nel contempo i diritti del popolo curdo, a cui qui noi rinnoviamo la nostra solidarietà fraterna e piena di ammirazione. «Io sono curdo».

PRESIDENTE. Grazie, deputato Palese.

Ha chiesto di parlare il deputato Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell’esprimere la più profonda solidarietà al popolo turco e la più profonda solidarietà a coloro che avevano indetto la manifestazione, in primo luogo il Partito HDP e i curdi che stanno conducendo una grande battaglia democratica per se stessi e per la Turchia, non possiamo dimenticare che la Turchia è un punto di riferimento, nel bene e nel male, decisivo per quello che avviene attualmente nel Medio Oriente. Quindi, questo attentato è evidentemente il tentativo di smantellare l’equilibrio di una grande nazione, di un grande popolo rispetto al quale noi siamo in debito, perché i ritardi che l’Unione europea ha avuto rispetto alla Turchia adesso li paga la Turchia ma li paghiamo anche noi.

Se oggi la Turchia fosse entrata nell’area europea probabilmente avremmo determinato degli equilibri e degli indirizzi diversi anche da tendenze involutive che sono emerse. Nello stesso tempo, non possiamo non sottolineare il ruolo che, nella Turchia ma anche fuori della Turchia, sta svolgendo il popolo curdo, le donne curde, in prima linea nella guerra dell’ISIS che loro, da soli, affrontano in prima linea e sul campo. In questo quadro rinnoviamo la solidarietà che la Presidente dell’Assemblea ha espresso poco fa nei confronti della Turchia e di coloro che sono state le vittime di questo attentato (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare il deputato Arturo Scotto. Prego, ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO. Grazie Presidente. Non aggiungerò molto alle cose che hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto. Quest’anno terribile: Parigi, Tunisi, Ankara e, prima di Ankara, in Turchia la strage di Suruc, con i ragazzi socialisti turchi e curdi colpiti da un attentato kamikaze e l’impossibilità per il Partito HDP di svolgere i propri comizi elettorali, a Diyarbakir, con i comizi finiti nel sangue.

È una guerra a bassa tensione, poco raccontata, che quotidianamente si consuma alla frontiera curdo-siriana – lo hanno potuto verificare anche i nostri colleghi, Paglia e Bordo che sono stati lì qualche settimana fa – e che vede una vittima principale, quel popolo curdo che ha presidiato quella frontiera e ha combattuto con grande coraggio l’ISIS e i terroristi.

Oggi è necessario che la comunità internazionale metta la questione curda al centro della propria agenda politica. La Turchia è un grande Paese, è il crocevia tra l’Europa e il Medio Oriente, è la porta dell’Europa verso l’Asia. Quando vediamo il sangue al centro delle elezioni, che mette in discussione un diritto fondamentale come il voto, che ci fa sempre ricordare – lo dico ogni volta che affrontiamo questi passaggi in maniera rituale – che il voto è una conquista quotidiana e in tante parti del mondo la gente muore per affermare pace e democrazia, quando vediamo questo, dovremmo riflettere sulla natura di quell’attentato, e chiudo davvero.

Sono rimbombate tante cose in questi giorni, tante rievocazioni: piazza della Loggia, piazza Fontana, Bologna.

Io penso che quell’attentato dell’ISIS sia un fatto gravissimo, uno spartiacque. Ma dobbiamo anche guardare il conflitto che c’è lì: è la battaglia per la democrazia, che molto spesso è la battaglia principale per abbattere sistemi antidemocratici (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mariano Rabino. Ne ha facoltà.

MARIANO RABINO. Signora Presidente, la formula di Papa Francesco sulla terza guerra mondiale a pezzi, con crimini, massacri e distruzioni, si dimostra ogni giorno più tragicamente esatta. L’ultimo pugno nello stomaco ci viene dalla Turchia, con la strage di giovani – il più grave attentato nella storia del Paese, una sorta di 11 settembre turco, come è stato detto autorevolmente – che il 10 ottobre scorso si stavano radunando, vicino alla stazione centrale, per partecipare a una marcia per la pace organizzata da sindacati e organizzazioni sociali, tra cui il partito filocurdo HDP. Erano arrivati ad Ankara danzando, cantando ed intonando i loro slogan per chiedere al Governo di fermare i bombardamenti contro le posizioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan e di tornare al tavolo dei negoziati di pace.

Serve davvero a qualcosa domandarsi chi abbia indottrinato e armato i responsabili di questa carneficina ? I siriani, che hanno ogni interesse a destabilizzare la Turchia ? Gli iraniani, per lo stesso motivo ? La fazione più dura dei curdi, in lotta con quella più moderata ? Gli agenti di Erdogan, che spera di strappare la maggioranza assoluta alle elezioni di novembre ? Occorre, piuttosto, riflettere sul fatto che in un’ampia zona del mondo, che chiamiamo Medio Oriente, ma che tocca l’Europa e l’Africa, sia in corso una guerra globale, a noi vicinissima, che sarebbe autolesionista tentare di ignorare o di sminuire.

Il dolore non dà tregua a nessuno, soprattutto quando arriva la notizia che altre vite si sono perdute dopo il massacro, come quelle di due bambine uccise nelle proteste avvenute nel sud-est dell’Anatolia: una di dodici anni, nella provincia di Diyarbakir, morta per un proiettile vagante arrivatole in testa; l’altra ad Adana, a sud, per un’altra pallottola sparata nel corso di una rivolta sedata dalla polizia con lacrimogeni e idranti.

E non consola nessuno sapere che i due agenti, che alcuni giorni fa avevano trascinato per strada il cadavere di un simpatizzante della guerriglia curda, come ha mostrato un terribile video girato da loro stessi, siano stati sospesi dal servizio.

Sono ben altre le notizie che la Turchia vorrebbe vedere in prima pagina e non sangue, morti, funerali, come ogni giorno, ormai, da due mesi a questa parte.

Ci auguriamo, signora Presidente, che la strage di Ankara serva a sciogliere uno stallo che vede contrapposto un potere politico ormai incrostato nella difesa delle sue prerogative di fronte a istanze di democrazia piena e di libertà che non sono più garantite.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Noi ci uniamo, come Lega Nord, al cordoglio verso le famiglie e verso il popolo curdo, un popolo curdo le cui aspirazioni di autodeterminazione sono state negate e vengono mortificate ogni giorno dalle azioni di un Governo, come quello turco, che ha delle innegabili responsabilità rispetto all’attentato che è stato compiuto sabato scorso e che ha portato alla morte di 128 persone.

Un Governo turco che, di fatto, ha agevolato anche l’arruolamento nelle file dell’ISIS, facendo passare sul proprio territorio armi e volontari per lo Stato islamico e che oggi magari agevola o permette che sul proprio territorio venga compiuto un attentato, la cui matrice è innegabilmente riconducibile al radicalismo islamico e che, naturalmente, cerca di fare attribuire all’ISIS, perché ieri hanno appoggiato quel radicalismo islamico e oggi cercano di mollarlo e di scaricarlo.

Noi viviamo in un momento di guerra, come ha ricordato qualche collega. Gli attentati che sono avvenuti in Europa, quello di Londra, quello di Madrid, la strage di Charlie Hebdo, ci dicono che il radicalismo islamico arma la mano dei terroristi e voi, con provvedimenti come quello che avete adottato anche oggi, spianate la strada per sacrificare la pace sociale e la convivenza civile sull’altare del politicamente corretto e di un’utopica società multiculturale e multietnica.

Lei, signora Presidente, non poteva esserci che lei oggi ad officiare le esequie, a celebrare il rito funebre di quella pace sociale che lei è disposta a sacrificare sull’altare delle sue utopie e delle utopie di chi crede che il multiculturalismo e il multietnicismo siano degli obiettivi da perseguire, da perseguire anche a costo della pace sociale.

Ogni giorno gli attentati che avvengono soprattutto in Medio Oriente, ma anche in Europa, ci dicono che quell’utopia, è un’utopia criminale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l’attentato alla marcia pacifista di Ankara avvenuto sabato scorso e che ha causato una vera e propria strage, con circa 95 morti e più di 200 feriti, è uno dei più drammatici della storia recente turca, di una gravità inaudita, che va condannato senza condizioni. Si tratta di un vero e proprio 11 settembre che non deve, e non può, lasciarci indifferenti, sia sul piano umano che politico.

Siamo chiamati ad una riflessione profonda sul futuro geopolitico dell’area mediorientale e sulla stabilità della Turchia, attore fondamentale in tale scacchiera. Credo si debba fare il possibile affinché la Turchia, prossima al voto, non sia teatro di un’escalation del terrore e dello spargimento di sangue, lavorando ad una pacificazione delle controversie interne, anche sul piano internazionale, per garantire stabilità alla regione.

Il terrore mira proprio a creare confusione ed oggi vogliamo ripetere con il Presidente Mattarella la condanna nella maniera più risoluta del gesto vile e riprovevole che nella sua barbara efferatezza richiama l’urgenza di combattere uniti la piaga del terrorismo.

Gli attentatori hanno seminato la morte tra le persone che manifestavano gioiosamente per la pace. Quella pace che dobbiamo difendere sempre nel nostro agire politico. L’Italia, mentre esprimiamo il più profondo cordoglio ai parenti delle vittime e alla Turchia, deve pertanto attivarsi con tutti i canali diplomatici a disposizione per costruire la pace in quell’area del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Per l’Italia – Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Lello. Ne ha facoltà.

MARCO DI LELLO. Grazie, signora Presidente. Il massacro di Ankara è il più grave attentato della storia recente della Turchia, viene dopo quello di Suruc, a luglio, e quello di Diyarbakir, del giugno scorso. In tutti i casi le vittime sono giovani militanti laici e democratici, donne e uomini espressione della migliore società civile turca e curda, persone che manifestavano pacificamente. A questi nostri fratelli e sorelle va il nostro pensiero di italiani impegnati per la pace e la democrazia nel Mediterraneo, le nostre condoglianze a tutta la nazione turca.

Con allarme e angoscia, però, dobbiamo dire qui che è necessario, come richiesto dalla stampa e dalla società civile in Turchia e all’estero, che il Governo turco effettui una vera, approfondita e credibile inchiesta su esecutori e mandanti di questa strage.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO DI LELLO. La spiegazione più semplice, quella di un ennesimo gesto assassino del Daesh, non appare a tutt’oggi adeguatamente suffragata da prove certe.

Il nostro Paese ha conosciuto i giorni tristi e oscuri della strategia della tensione. Questi attentati sembrano suggerire manovre oscure. Pur mantenendo un equilibrio e un necessario distacco critico, non possiamo ignorare le accuse che vengono dai dirigenti dell’HDP, Partito Democratico dell’Internazionale Socialista.

Occorre che il Governo turco dissipi sospetti e timori e che il popolo turco trovi maggiore unità. L’Italia si dovrà adoperare per favorire una soluzione possibile al duro e sanguinoso conflitto civile nel Kurdistan turco, conflitto annoso le cui ragioni sono oggi, in gran parte, esaurite.

Oggi le priorità del nostro interesse internazionale, ma anche di tutti i popoli della regione, vanno nella direzione della stabilizzazione del quadro politico turco, e oltre i confini turchi, nel sostegno a quelle forze curde e arabe, in Siria, ancor più in Iraq, e in particolare nel Kurdistan iracheno, che si contrappongono al Daesh e alla minaccia dell’estremismo islamista. È soprattutto per noi il ruolo che la storia e il Mediterraneo ci assegnano (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (Psi) – Liberali per l’Italia (Pli)).

Commemorazione Senato della Repubblica
Sull’attentato terroristico di Ankara

DE CRISTOFARO (Misto-SEL). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-SEL). Signor Presidente, a nome del mio Gruppo, ma sono sicuro anche a nome dell’intera Assemblea, vorrei esprimere un elemento di sostegno, solidarietà, preoccupazione e naturalmente anche condoglianze per il gravissimo attentato che vi è stato ad Ankara qualche giorno fa. Credo di interpretare il pensiero di tutta l’Aula nel dimostrare cordoglio e solidarietà ai superstiti, ai familiari delle vittime, ai loro amici, ai loro compagni di partito, all’HDP, ai curdi e ai turchi che sono stati vittime di questo infame attentato, che peraltro è il terzo nel giro di poco tempo, dopo la strage Diyarbakir e quella di Suruç, che stanno insanguinando quella regione. Penso che debbano esserci, da parte nostra e da parte del Parlamento italiano, non solo il cordoglio e la solidarietà, ma anche la fermezza di lavorare insieme a loro in tutti i modi, affinché quel Paese non precipiti anch’esso sull’orlo di una possibile nuova guerra civile.

Vorrei chiedere al Governo, al Ministro della difesa – che è qui in Aula – e al Ministro degli esteri, di essere presenti in Parlamento nel corso dei prossimi giorni, per discutere e capire quali iniziative il Parlamento italiano può assumere a sostegno di tutti democratici turchi e curdi che non si rassegnano al fatto che il loro Paese precipiti in una spirale di violenza e di guerra.

Credo anche, e lo dico al ministro Pinotti, che bisognerebbe attivare tutti gli strumenti della diplomazia internazionale per far sì che si accertino il prima possibile le responsabilità della strage di Ankara, anche immaginando una commissione d’inchiesta internazionale che indaghi su quello che è accaduto, anche perché non sfuggirà a nessuno che il 1° novembre in Turchia sono convocate le elezioni. Si tratta, ancora una volta, di un passaggio politico delicatissimo. Io non so bene come potranno tenersi le elezioni in un contesto nel quale uno dei partiti dell’opposizione, di fatto, non può fare la campagna elettorale visto che quando organizza comizi e manifestazioni esplodono bombe. Ritengo comunque che sia necessario fare di tutto affinché il nostro Paese non si senta chiamato fuori da questa vicenda e possa dare il proprio contributo per garantire la massima democrazia e la massima regolarità nello svolgimento delle elezioni del 1° novembre.

L’HDP da tempo ha chiesto la presenza di osservatori internazionali sul territorio turco in quei giorni e penso che questa dovrebbe essere una valutazione che dovrebbe svolgere l’intero Parlamento italiano e non più semplicemente alcuni gruppi politici.

Inoltre, il Senato della Repubblica alcuni mesi fa ha approvato all’unanimità un ordine del giorno unitario e dunque, lo dico ancora una volta al ministro Pinotti, credo che si debba fare qualche passo in più perché ritengo che l’Europa possa esprimersi chiaramente e togliere una volta per tutte il Partito dei lavoratori del Kurdistan dalla cosiddetta black list. Sarebbe una risposta importantissima e dimostrerebbe che l’Italia non si limita semplicemente a piangere i morti e a stringersi attorno alle loro famiglie, ai loro amici e ai loro compagni ma dà effettivamente un contributo per la pace e la democrazia. (Applausi dal Gruppo Misto-SEL, PD e AUT (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE).

LATORRE (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LATORRE (PD). Signor Presidente, anche noi del Gruppo del Partito Democratico riteniamo giusto richiamare, in questa circostanza, il Senato della Repubblica innanzi tutto a partecipare con grande spirito di solidarietà alla tragedia che ha colpito la Turchia, anche per il grande numero di vittime.

Credo che in quelle ore noi tutti ci siamo sentiti fortemente partecipi di un dramma che esplode, peraltro, in un Paese che, in questo momento e in quello scenario, è nevralgico; non a caso si trova al confine con un altro luogo teatro di eventi altrettanto drammatici, cioè la Siria, e in un’area complessivamente destabilizzata nella quale si gioca una gran parte dell’auspicabile futuro di pace in tutto il mondo.

È noto che, da questo punto di vista, il nostro Paese sia impegnato, con il suo Governo, a colmare una grave lacuna, cioè la grave assenza dell’Europa come tale in questa discussione. Io credo che uno dei motivi e – ahimè – anche delle difficoltà, della crisi e della destabilizzazione che sta vivendo quel Paese risieda nel responsabile ritardo con il quale l’Europa ha affrontato il tema dell’auspicabile ingresso della Turchia nell’Unione europea. Se lo avessimo fatto allora, quando questa battaglia si sarebbe dovuta portare avanti fino in fondo, avremmo portato un grosso contributo a stabilizzare in senso democratico quel Paese, a valorizzare un orientamento in un mondo islamico non radicalizzato e probabilmente avremmo dato anche un contributo molto serio a stabilizzare complessivamente l’area. È stata un’altra grave responsabilità di un’Europa che – ahimè – tarda ad assumere in maniera unitaria il tema della politica estera e di difesa come uno degli asset fondamentali su cui concentrarsi.

In questa direzione noi stiamo lavorando strenuamente: sta lavorando il nostro Governo; sta lavorando il nostro Ministero della difesa per cercare di sensibilizzare su tale terreno anche gli altri Paesi europei; sta lavorando il Ministero degli esteri e ha lavorato intensamente anche il nostro Presidente del Consiglio, come dimostrato anche da qualche piccolo ma significativo risultato. Mi riferisco al fatto di aver finalmente assunto alcune tematiche, ad esempio quella dei flussi migratori, come questioni di carattere europeo che non riguardano soltanto un unico Paese. Tuttavia siamo ancora lontani dagli obiettivi fondamentali che si devono perseguire, ad iniziare da quello di riuscire a favorire, con una nostra iniziativa, anche un ruolo attivo e collaborativo delle grandi potenze, Stati Uniti e Russia, perché soltanto insieme, con un accordo tra le grandi potenze, la nostra partecipazione e quella dell’Europa potremo, da un lato, rendere più forte la nostra battaglia contro il terrorismo internazionale e il cosiddetto Stato islamico, dall’altro, contribuire realmente a stabilizzare la situazione in quell’area.

Con questo spirito e con questa consapevolezza sappiamo che c’è molto lavoro da fare e sappiamo – e su questo concordo – che probabilmente è opportuno che il Parlamento faccia una riflessione seria su tutto quello che sta accadendo. In questo senso ricordo la recente riunione delle Commissioni congiunte e riunite esteri e difesa, nella quale il Ministro degli esteri ha annunciato una disponibilità e un orientamento a portare avanti una discussione di questa natura.

Naturalmente in questo momento, accanto a queste riflessioni, emergono i nostri sentimenti di forte solidarietà a quel Paese, a quel popolo e soprattutto alle vittime di questo drammatico attentato. (Applausi dal Gruppo PD).

Saluto a rappresentanze di studenti

PRESIDENTE. Nel secondo ordine delle tribune stanno assistendo ai nostri lavori i docenti, le allieve e gli allievi dell’Istituto comprensivo «Sant’Agostino», di Civitanova Marche, in provincia di Macerata, ai quali rivolgiamo il nostro saluto. (Applausi).

Nel primo ordine delle tribune stanno seguendo invece il nostro (plesso) dibattito i docenti, le allieve e gli allievi dell’Istituto comprensivo di Cercemaggiore, plesso di Sepino, in provincia di Campobasso, ai quali rivolgiamo il nostro saluto. (Applausi).

Sull’attentato terroristico di Ankara

COMPAGNA (AP (NCD-UDC)). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COMPAGNA (AP (NCD-UDC)). Signor Presidente, i sentimenti di indignazione e di dolore dei senatori del nostro Gruppo coincidono completamente con quelli manifestati in Aula dal collega De Cristofaro.

Siamo preoccupatissimi, non preoccupati, del ripetersi di attentati tremendi e sempre più odiosi in prossimità della scadenza elettorale del 1° giugno. Anche gli altri odiosi attentati erano avvenuti poco prima o poco dopo l’apertura dei seggi elettorali e avevano sempre avuto come bersaglio simpatizzanti e potenziali elettori del partito di Demirtas. Per questo tutte le ipotesi, anche le più inquietanti, sono all’ordine del giorno.

Per quanto riguarda la proposta, avanzata dal collega De Cristofaro, di un’inchiesta che abbia carattere e profilo internazionali, mi sono domandato, mentre la enunciava, quale possa essere il consesso internazionale in grado di promuoverla. Non riesco che a individuare i componenti dell’Assemblea parlamentare della NATO o dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE.

Evidentemente, qualora i rappresentanti italiani avanzassero proposte in tal senso, sta alla loro autonomia di giudizio, ma anche al loro equilibrio, formulare proposte che non siano di mortificazione preventiva alla sovranità nazionale di un Paese che è stato amico ed alleato del nostro in tante situazioni internazionali, ma che da qualche anno – e forse da più di qualche anno – dopo il brutale rifiuto dell’Unione europea ad averlo come partner, sembra alla ricerca di un’identità di politica internazionale ben diversa da quelle tradizionalmente occidentali.

Non dimentico che per moltissimi anni la Turchia è stato un Paese amico ed alleato dell’Alleanza atlantica – erano addirittura soprannominati «i bulgari della NATO» – ed era un Paese, fino ad una decina di anni fa, tradizionalmente molto amico, anche a livello di Servizi di sicurezza, dello Stato d’Israele.

Questo contesto sembra relegato al passato: di qui la preoccupazione per l’assetto politico e la collocazione della Turchia nello scenario internazionale, ma di qui soprattutto l’angoscia di fronte a delitti come quello dello scorso fine settimana ad Ankara ed una grande preoccupazione di moderazione ma anche di fermezza per rispettare tempi e modalità democratiche dell’appuntamento elettorale del 1° novembre in Turchia. (Applausi dei senatori Chiavaroli e Dalla Tor).

D’AMBROSIO LETTIERI (CoR). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

D’AMBROSIO LETTIERI (CoR). Signor Presidente, intervengo per aggiungere le parole ed i sentimenti di cordoglio e di vicinanza alla popolazione turca e per esprimere lo sdegno e la deplorazione per gli accadimenti drammatici che ci sono stati consegnati dalla cronaca con immagini devastanti e che diventano ancora più preoccupanti per i profili di democrazia che devono essere garantiti in quel Paese, se si pensa che questo fatto drammatico accade alla vigilia di una tornata elettorale.

Credo che non solo gli antichi rapporti di amicizia che hanno legato e che legano il nostro Paese alla Turchia, ma anche gli obblighi di civile convivenza nel panorama internazionale devono impegnarci ad aggiungere, oltre allo sdegno ed alla deplorazione, il nostro convinto impegno a portare ogni forma di contributo, nella consapevolezza che non sono assolutamente disgiunti i fatti occorsi che oggi valutiamo e deploriamo dalle motivazioni connesse con la posizione geopolitica della Turchia nello scacchiere che in quel territorio assume una rilevanza particolare per il rilancio di una politica che costruisca una solida e duratura prospettiva di pace.

Per queste ragioni, signor Presidente, credo di poter condividere quanto esposto dai miei colleghi, con l’auspicio che il Governo continui a destinare la massima attenzione nell’ambito della sua azione già dimostrata, ma che prosegua anche nell’ambito dei rapporti con gli altri Paesi a livello internazionale. (Applausi del senatore Liuzzi).

BERTOROTTA (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BERTOROTTA (M5S). Signor Presidente, anche noi vogliamo dimostrare la nostra solidarietà al popolo turco e, in particolar modo, ai movimenti pacifisti, che sono stati direttamente coinvolti. Proprio questa mattina abbiamo appreso la notizia che due bambini sono rimasti vittima di questa strage.

A tal proposito, giovedì il Movimento 5 Stelle sarà ad Ankara per incontrare le associazioni, gli ingegneri, i medici e i partiti politici, che sono direttamente coinvolti in questa drammatica situazione. Appoggiamo inoltre la proposta di un’inchiesta internazionale, per capire bene quanto accaduto e non ridurre le conclusioni al fatto che sia stata l’ISIS a compiere l’attentato: riteniamo infatti necessario andare un po’ più al fondo della questione.

Ci dichiariamo infine disponibili a fare da osservatori alle prossime elezioni del 1° novembre, per fare in modo che la democrazia possa avere un grande spazio in Turchia e possa superare l’attuale situazione di instabilità (Applausi dal Gruppo M5S).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, invito l’Assemblea ad osservare un minuto di raccoglimento e di silenzio, per esprimere solidarietà con i familiari e le vittime di questo tragico attentato. (Il Presidente si leva in piedi e con lui tutta l’Assemblea, che osserva un minuto di silenzio).