Rassegna

Fine della democrazia

Turchia: il regime dell’AKP fa arrestare i co-presidenti dell’HDP e altri undici deputati. Proteste in numerose città

Nella notte tra giovedì e venerdì unità speciali pesantemente armate hanno arrestato i due co-presidenti del Partito Democratico dei Popoli (HDP), Figen Yüksekdag e Selahattin Demirtas e perquisito le loro abitazioni. Fino al mattino sono seguiti gli arresti altri undici deputati dell’HDP, tra cui il capogruppo Idris Baluken e Sirri Sürreya Önder, riferisce l’agenzia stampa Firat.
In un video pubblicato su Internet si vede come Yüksekdag a Ankara viene portata via da poliziotti e seguaci dell’HDP che accorrono in suo aiuto gridano: »Vinceremo resistendo!« Anche i deputati dell’HDP Faysal Sariyildiz, Tugba Hezer Öztürk e Nihat Akdogan sono ricercati, ma secondo Firat attualmente si trovano all’estero. I deputati arrestati nel corso della giornata sono stati portati davanti ai giudici competenti per la convalida dall’arresto. Alla chiusura redazione di jW tre deputati erano stati rilasciati con la condizionale e cinque trattenuti in custodia preventiva, tra cui i due co-presidenti.
Sempre nella notte di giovedì è stata perquisita la sede centrale dell’HDP ad Ankara. Contemporaneamente in Turchia e in Europa ci sono state proteste spontanee contro gli arresti e i radi. Secondo Firat ci sono state manifestazioni in Germania, Regno Unito, Belgio, Francia, Austria e Svizzera. In Turchia i governatori di molte province hanno vietato qualsiasi manifestazione, così a Van e Antalya.
Secondo l’agenzia socialista ETHA manifestazioni a Istanbul, Ankara e Diyarbakir sono state attaccate dalla polizia. Si parla di molti arresti e di molti feriti. Firat ha riferito che la polizia a Diyarbakir ha sparato più volte con munizioni vere contro le persone per disperdere la folla. Nella metropoli curda venerdì inoltre nelle prime ore del mattino c’è stato un attacco dinamitardo contro una stazione di polizia. Il Ministero degli Interni turco ha riferito di almeno otto morti. In molte parti della Turchia i servizi Internet, come facebook e twitter, non erano accessibili. L’ufficio presidenziale ha confermato che l’accesso sarebbe stato limitato per motivi di sicurezza.
I deputati dell’HDP già a giugno avevano redatto e pubblicato un loro comune discorso di difesa per il caso di un arresto. Vi si legge tra l’altro: »L’unico ostacolo sulla via verso la meta, quindi il raggiungimento di un regime dittatoriale che viene dichiarato sistema presidenziale, è il Partito Democratico dei Popoli (HDP).« E ancora: »Non vi chiedo e non pretendo nulla da voi. Delle mie attività politiche possono chiedermi conto solo i miei elettori e il popolo.«
In una dichiarazione dell’ufficio internazionale dell’HDP si legge che con l’attacco a deputati eletti si è raggiunto un nuovo livello di repressione. »Questa è una giornata nera, non per il nostro partito, ma per tutta la Turchia e la regione, dato che significa la fine della democrazia in Turchia«. Sono attesi arresti di altri deputati, così l’HDP.
di Kevin Hoffmann,

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Le parole non bastano
Arresto dei politici dell’HDP in Turchia
Per mesi gli osservatori della politica interna turca avevano ammonito: se i due co-presidenti del Partito Democratico dei Popoli (HDP) nell’ambito della caccia alle streghe contro i politici curdi dovessero essere arrestati, questo potrebbe allargare la guerra civile nel sudest del Paese, dove da oltre un anno infuria la soldatesca di Erdogan, a tutta la Turchia. Nella notte tra giovedì e venerdì si è arrivati a questo punto: poliziotti hanno perquisito le abitazioni di Selahattin Demirtas e Figen Yüksekdag e hanno arrestato i due. L’accusa – come sempre in questi casi – sostegno al »terrorismo«, quindi al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Le reazioni alla repressione non si sono fatte attendere a lungo. In Turchia e in Europa i curdi insieme alla sinistra solidale sono scesi in piazza protestando contro l’imposizione sempre più aperta della dittatura del Presidente Recep Tayyip Erdogan.
Certo, nella Berlino politica si è »preoccupati«, ma gli affari devono andare avanti. Le industrie belliche tedesche [N.d.T. e italiane] forniscono armi e munizioni a coloro i quali hanno ridotto in macerie dozzine di città curde. Politici turchi di sinistra su ordine di Ankara sono oggetto di giudizi sommari da parte dei tribunali tedeschi e rinchiusi per molti anni. Miliardi di Euro scorrono verso un corrotto regime dell’AKP dal quale Angela Merkel spera di avere la messa in sicurezza dei confini europei contro i profughi.
Si cerca di mascherare la partnership militare, economica e diplomatica con il regime Ankara con affermazioni »critiche«. E dato che questa volta la situazione è particolarmente drammatica, a prendere la parola sono addirittura in diversi tra coloro il cui mestiere è nascondere l’evidenza con la retorica. Uno è »costernato« (Joachim Gauck), un’altra trova la situazione in Turchia »estremamente allarmante« (Angela Merkel tramite Steffen Seibert). Ma dato che ora dopo mesi di assassinii, arresti e torture da parte dello Stato turco bisogna pur fare qualcosa si arriva perfino al mezzo più aspro: il Ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier convoca l’ambasciatore turco. Per parlare.
Chi non è cieco può notare: ai milioni di curde e curdi i cui rappresentati eletti e scelti vengono in massa licenziati, arrestati e assassinati, la critica retorica di quel regime che li odia e li perseguita non basta più. Sanno che i collaborazionisti che sono quelli che rendono possibile l’azione di Erdogan, stanno a Berlino. E anche da queste parti non resteranno in silenzio. Dopo gli arresti dei due politici di spicco Demirtas e Yüksekdag – e di altri funzionari dell’HDP – la confederazione KCK, confederazione di riferimento del PKK, ha dichiarato che i curdi »in tutto il mondo devono sollevarsi contro gli attacchi«. Dappertutto, quindi anche nella RFT. A Francoforte sul Meno già venerdì pomeriggio ci sono stati scontri con la polizia, per dozzine di città sono indette manifestazioni. Il prezzo della politica tedesca sulla Turchia potrebbe salire nelle prossime settimane e mesi.

di Peter Schaber
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