1128 accademici uniti contro il coprifuoco: “Non faremo parte di questo crimine”

Più di mille accademici si sono uniti a Istanbul e ad Ankara nell’iniziativa “Accademici per la Pace”, diramando un comunicato stampa – in Turco ed in Curdo- riguardo la petizione che hanno lanciato per chiedere la fine del conflitto in corso e delle violazioni dei diritti nella regione. Gli accademici hanno chiesto che “lo Stato smetta immediatamente la violenza contro i propri cittadini”. Hanno dichiarato che il coprifuoco e la conseguente violazione dei diritti nella regione trasgrediscono la Costituzione e gli accordi internazionali sottoscritti dalla Turchia.
ADVERTISEMENT

La petizione, firmata da 1128 accademici da 89 università in Turchia e all’estero, richiede allo Stato di cessare il massacro e la politica di espulsione contro il popolo della regione e di punirne i responsabili.

Tra i firmatari vi sono Nazan Üstündağ, Prof. Ali Akay, Prof. Baskın e Noam Chomsky, David Harwey, Etienne Balibar, Judith Butler, Immanuel Wallertein. La petizione richiede la preparazione di condizioni di negoziazione, la creazione di soluzioni permanenti e l’inclusione di osservatori indipendenti durante il processo di negoziazione.

Dopo la lettura del testo Zeynep Kıvılcım, dell’Università di Istanbul, ha informato il pubblico che la petizione è stata firmata da 1439 accademici di 89 università, incluse alcune in Cile, Stati Uniti, Austria, Mexico, Egitto e Italia. A sostenerla sono stati in particolare giovani accademici. Kivilcim ha aggiunto che “circa 100 persone hanno perso la vita durante il coprifuoco. Lo Stato commette dei crimini sistematici contro l’umanità. Sappiamo che le ferite della società in cui viviamo non guariranno finché questi crimini non saranno puniti. Faremo tutto ciò che possiamo per mettere fine alle politiche razziste in atto. Lo Stato ha scatenato la repressione per mettere a tacere specialmente l’ovest della Turchia. Lo Stato, le forze armate e la polizia sono i responsabili di questi morti”.

Kivilcim ha aggiunto: “Non separiamo l’oppressione nelle università da quella nelle città curde. Difenderemo il nostro diritto alla pace ed alla resistenza. Continueremo la nostra solidarietà con i nostri amici e gli studenti in carcere a causa della loro opposizione al governo”.

Kivilcim ha dichiarato che l’iniziativa continuerà andando nelle città curde per fare luce sui fatti e documentarli, con l’obiettivo di redigere un rapporto che sarà poi condiviso con il pubblico turco ed internazionale. Ha infine aggiunto: “Continueremo ad informare il pubblico per permettere la soluzione politica della questione finora definita ‘curda’”.
BIA