1.Conferenza dei giuristi del Mediterraneo: Focus su Turchia-Rojava e Situazione di donne

Intervento di Avv. Midia Abdah, Focus su Turchia-Rojava e Situazione di donne
I. Conferenza dei giuristi del Mediterraneo: “Il ruolo dei giuristi nell’area del Mediterraneo per autodeterminazione, stato di diritto, tutela dei diritti umani e democrazia”

Prima di tutto a nome dell’associazione che rappresento, ringrazio per averci invitato al convegno e, rivolgo a tutti gli organizzatori gli auguri per la migliore riuscita dell’iniziativa.

Vorrei parlare dell’organizzazione dei diritti in Rojava e nella Siria settentrionale: e di quanto avviene lungo i confini con la Turchia, in relazione alla campagna in corso per documentare i crimini e le violazioni dei diritti umani del governo turco alle frontiere nel nord della Siria…

La posizione geografica e demografica della Siria, nazione costituita da una molteplicità di popoli ed etnie, con culture e religioni diverse, ha dato luogo ad una complessità di interessi locali, regionali e internazionali, che hanno coinvolto tutto il Medio Oriente e che hanno imposto un sanguinoso conflitto in Siria. Ne è conseguita una guerra che ha prodotto l’ enorme distruzione delle infrastrutture e delle proprietà pubbliche e private, la perdita e il ferimento di migliaia di persone e milioni di civili siriani sfollati.

Questo caos in Medio Oriente, causato dalle controversie regionali e internazionali, ha trasformato l’area siriana, il sangue del suo popolo, la sua terra e le sue proprietà in un obbiettivo privilegiato per chiunque abbia interesse per quell’area. Questo è ciò che abbiamo accertato durante l’intervento e le violazioni del governo turco lungo il confine con la Siria settentrionale.
L’aggressione sul territorio siriano viene perpetrata con il pretesto di proteggere i propri confini con ogni mezzo possibile, ma senza nessuna giustificazione o mezzo legale, anche in ambito umanitario. Nel corso di questa guerra si sono violati tutti i trattati e le convenzioni internazionali che proteggono la sovranità e l’indipendenza degli stati, raggiungendo un elevatissimo livello di aggressione armata contro un paese confinante con una propria sovranità e indipendenza.

L’attacco del governo turco contro il territorio e la sovranità dello stato siriano e i crimini commessi contri i suoi cittadini costotuiscono una evidente violazione di tutte le convenzioni e i trattati internazionali e della Carta dei Diritti Umani contenuti nel testo della Carta delle Nazioni Unite, tra cui: la Risoluzione (2131) del 1965 sulla Dichiarazione dell’inammissibilità dell’interferenza negli affari interni degli Stati e la protezione della loro indipendenza e sovranità; la risoluzione 2625 (ottobre 1970) sulla Dichiarazione dei principi di diritto internazionale sulla cooperazione tra Stati membri in conformità alla Carta delle Nazioni Unite, che garantisce la migliore applicazione, codificazione e sviluppo progressivo di tali principi nella comunità internazionale, come il conseguimento degli scopi delle Nazioni Unite; la risoluzione 2734 (1970) e l’articolo 33 della Carta, che prevedono la soluzione pacifica di qualsiasi controversia che mette in pericolo la pace e la sicurezza internazionali; la risoluzione 3314 (1974) che definisce il concetto di aggressione.

L’articolo 1 della Carta afferma che l’uso della forza armata da parte di uno Stato contro la sovranità di altri Stati o la loro integrità o lo sfruttamento territoriale sono considerati atti di aggressione ; in conformità a tale principio, risoluzione 9/39/103 dicembre 1981 ribadisce e dichiara la irricevibilità di interferenze, in tutte le sue forme, negli affari interni degli Stati.

Di conseguenza, come gruppo di giuristi e avvocati della Siria settentrionale in Europa, basandoci sulle informazioni e sulle richieste ricevute dal nostro ufficio nella provincia, che lavora per rilevare, indagare e documentare le violazioni dei diritti umani commesse dal governo turco lungo la fascia di frontiera della Siria settentrionale, comunichiamo e denunciamo tali violazioni all’opinione pubblica internazionale.

Invitiamo tutte le istituzioni internazionali interessate a svolgere le loro funzioni umanitarie e storiche a prendere tutte le misure legali necessarie contro il governo turco.

A partire dal 3 gennaio 2017, il nostro ufficio di Al-Jazeera ha lanciato una campagna per documentare le violazioni dei diritti umani da parte del governo turco lungo il confine settentrionale della Siria. La campagna è iniziata sulla base delle denunce di coloro che sono stati colpiti dalle violazioni del governo turco, che sono aumentate nel 2016. Queste violazioni comprendono l’uccisione di civili mentre si trovavano nella loro terra vicino al confine con lo Stato turco, lo sradicamento di colture, con l’abbattimento di migliaia di alberi e danni alla attrezzatura agricola. Inoltre sono state sequestrate e annesse al territorio sotto il controllo dello Stato turco .intere aree agricole, abitazioni e d alcune aree archeologiche, come ad esempio quella della città romana di Derik.

E’ prevista la costruzione di un muro di separazione, con il pretesto di ridefinizione del confine, in violazione del recente accordo internazionale per la demarcazione del confine firmato tra gli stati siriani e turchi il 22/10/1986.

La condotta dello stato turco determina situazione di costante tensione per la popolazione che vive al confine, colpita continuamente da proiettili e colpi di mortaio che impediscono alle persone di lavorare all’interno del loro territorio e di muoversi liberamente all’interno delle loro case, come accade nel villaggio di Zour Maghar al confine nella provincia di Kubani e altri villaggi di confine.

Riportiamo i seguenti risultati della campagna e le statistiche disponibili fino alla data di preparazione di questa relazione, che comprende tre province di Cizire, Kobani e Afrin …

Il nostro ufficio ha ricevuto 695 denunce dai residenti della provincia Al-Jazira, dal villaggio di Ein Dewar a Ayala Derek, dal villaggio di Um El-Garn, in Ayala Serekaniye. Le violazioni si sono verificate in 84 villaggi e riguardano l’espropriazione di 22406 dunums (spiegare che si tratta di una unità di misura della terra) da parte del governo turco.

Il numero di morti e di feriti è stato registrato e documentato dalle guardie di frontiera turche, che hanno elencato 43 persone. Sono state bruciate le colture agricole, demolite case, sradicati gli alberi e danneggiate le attrezzature agricole. Il numero di reclami, relativi a tali violazioni, ammonta a 78.

Violazioni documentate nella provincia di Kobani dal 6/2/2017 al 20/4/2017

362 reclami in 28 villaggi e città, partendo dal villaggio di Abu Kabr fino al villaggio di Zormagra Eufrate, attraverso le denunce documentate presentati dai proprietari.

L’area totale della terra è di 4626 Kmq. ​6 è il numero di pozzi artesiani distrutti, 1143 il numero di alberi sradicati e confiscati, 71 il numero di civili uccisi o feriti. Più di una volta, e in più di una zona, sono stati documentati da parte di testimoni oculari incidenti di infiltrazione di soldati turchi all’interno del territorio siriano con l’uso delle armi.

Per quanto riguarda la provincia di Afrin, che comprende sia l’area di Afrin che di Al shahba, registriamo quotidianamente ulteriori tensioni e escalation, da parte dello Stato turco e del suo partito di governo, per mobilitare forze con lo scopo di circondare l’area di Afrin e invadere direttamente Shahba attraverso le proprie forze militari e forze sostenute da un gruppo di battaglioni di estremisti islamici e mercenari. Queste milizie fasciste eseguono ordini del governo con bombardamenti di artiglieria sui villaggi e sulle città di questa provincia ,causando la morte di diverse persone e molti feriti tra i civili indifesi tra cui bambini, donne e anziani; queste stesse milizie fasciste hanno incendiato il campo Robar per gli sfollati, causando la morte di un certo numero di civili, con molti ferimenti e la diffusione del terrore e del panico tra civili e bambini…

A causa delle sue azioni aggressive e delle intense interferenze nei confini della sovranità siriana di Afrin, il numero totale di reclami raggiunto quota 400, provenienti da 15 villaggi, arbitrariamente e intenzionalmente espropriati dal governo turco con l’occupazione di 600 dunums di terra, lo sradicamento di 12.000 alberi, l’uccisione di 72 persone e il ferimento di 140 civili che vivono nei villaggi vicino al muro delle guardie di frontiera turche, dal quale l’esercito turco continua in modo arbitrario a bombardare i villaggi.

Quindi le statistiche generali sulle violazioni documentate sono state le seguenti: la registrazione di 1457 denunce da 129 villaggi nelle province dell’Afrin, Kobane e Cizire, dove lo stato della Turchia ha occupato 27633.1 dunums di terreno; è stata raccolta la documentazione di 356 violazioni contro le persone; sono stati documentati, da parte di civili, 13311 denunce di danni materiali.

Come organizzazione per i diritti umani condanniamo ufficialmente tutte queste violazioni e gli attacchi condotti dal governo dello Stato turco sulla sovranità del territorio siriano e dei suoi cittadini lungo il confine. Rivendichiamo la necessità di riaffermare e rispettare il principio di non interferenza negli affari interni di un paese, come previsto nella Carta delle Nazioni Unite e dai trattati sopra citati.

Invitiamo la comunità internazionale, le organizzazioni per i diritti umani e tutte le legittime organizzazioni internazionali per i diritti umani a far fronte a queste violazioni e crimini contro i civili siriani disarmati, a esercitare pressione sul governo turco affinché cessi queste pratiche e reprima gli estremisti che agiscono servendosì del territorio e della complicità di elementi turchi, attuando tutte le misure giuridiche necessarie, compresa la compensazione materiale e morale commisurata al danno causato allo Stato siriano e ai suoi cittadini.

La solidarietà e il sostegno internazionale sono tanto più necessari, in quanto le violazioni denunciate colpiscono, e mirano a distruggere, il confederalismo democratico nel Rojava, una delle rare esperienze in atto nel Medio Oriente, di democrazia partecipata, di convivenza pacifica tra popoli e religioni diverse, e di comunità solidale e cooperativistica. Un’esperienza che dimostra come la guerra non sia l’unica alternativa possibile e come si possa coniugare il rispetto dei diritti umani con il rispetto della diversità e della peculiarità di ciascun individuo o gruppo sociale.

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Il ruolo delle donne

le donne hanno molto sofferto nelle nostre società chiuse, a causa di leggi e di legislazioni vigntie che hanno violato i loro diritti. Queste leggi non hanno dato valore ai loro diritti legittimi, quali l’eredità, l’accettazione della loro testimonianza nei tribunali, il matrimonio, i diritti politici, ecc. fino al punto che il solo ruolo riconosciuto alle donne è quello di casalinga, di cole che resta a casa e servire il loro marito. Sono norme e culture caratterizzate dalla crudeltà e mancanza di umanità.

Sappiamo, attraverso la storia e nei paesi in cui regna la democrazia, che le donne svolgono un ruolo vitale ed efficace nella costruzione della società, dobbiamo quindi avere ben presente il ruolo e lo status che possono avere nella società. Dobbiamo dare loro tutti i legittimi diritti e proteggere la loro dignità e libertà. Sono le donne che educano i bambini e possono costruire un avvenire promettente per il loro paese.

Nel Rojava e nel nord della Siria, dall’inizio della rivoluzione, le donne occupano una posizione guida e pionieristico in tutti gli ambiti e soprattutto nella lotta al Daesh; hanno condotto battaglie pacifiche per rivendicare i loro diritti e l’uguaglianza con gli uomini. Le donne si sono ribellate, con il motto “noi esigiamo la libertà”, fin dall’inizio della rivoluzione per consolidare i fondamenti della democrazia, hanno lavorato in tutti gli ambiti della vita politica, culturale, intellettuale… Esse si sono organizzate in seno alla società a tutti i livelli e hanno contribuito alla formazione delle comuni e hanno partecipato alle elezioni, candidandosi per gli incarichi amministrativi e politici; una donna è diventata il capo del Governo di Afrin.
Hanno lavorato nelle istituzioni legislative, giudiziarie, esecutive, dell’istruzione e professionali… ecc. Si sono anche organizzate in modo autonomo all’interno delle forze armate per adempiere al dovere di legittima difesa e difendere i civili contro paramilitare e contro i terroristi estremisti. Le donne curde sono state eroine della resistenza e la liberazione di Kobane e Raqqa lo ha mostrato al mondo intero.

Il ruolo delle donne attive nella società non si è limitato alle donne curde, ma si è esteso alle donne di tutte le componenti, delle arabe, turkmene, assire, armene e circasse, così come delle donne liberate dalla mano di Daesh.

Le donne nel Rojava e nel nord della Siria sono arrivate a presiedere il consiglio delle comuni e altre organizzazioni in seno all’autogestione democratica, e successivamente esse hanno ottenuto una rappresentanza all’interno dell’amministrazione centrale.

Le donne hanno lavorato come co-presidenti dei Consigli legislativo ed esecutivo e dell’autorità delle donne, svolgendo un ruolo importante nell’auto-organizzazione delle donne e per la società.
Sulla base del ruolo fondamentale svolto dalle donne nel Rojava, è stata promulgata per la prima volta una legge per le donne. La prima norma è stata emanata nella provincia di Aljazera il 22 ottobre 2014, ad essa è seguita la legge nella provincia di Afrin il 4 gennaio 2015, a Kobane è stata ratificata il 29 agosto 2015.

A partire da queste date, il lavoro è stato svolto in conformità con questa legge nelle comuni, nei consigli, nei comitati, nei tribunali del popolo e nelle Asayish, fino ai consigli legislativi ed esecutivi che sono attivi nelle tre provincie autogestite, con la previsione di una responsabilità legale in caso di abusi e di violazione della norma..
Numerose organizzazioni di donne e della società civile e per la difesa dei diritti umani hanno discusso dei progetti di legge e hanno presentato una petizione, firmata da numerose organizzazioni, al Consiglio legislativo, che ha discusso e pubblicato delle leggi.

Queste leggi sono state rifiutate dai settori religiosi e dalle forze più conservatrici che sostengono l’applicazione della legge islamica nel governo e nella legislazione, rifiutando le leggi civili.

Noi crediamo nell’importanza del ruolo delle donne nella famiglia, nella società e per garantire la loro libertà e i loro diritti, di conseguenza, abbiamo deciso di stabilire un insieme di principi di base e le disposizioni generali per il nostro lavoro in seno all’autogestione democratica nella società democratica libera ed ecologica.
Questi principi comprendono:
1. l’uguaglianza tra donne e uomini in tutti gli ambiti della vita;
2. garantire alle donne i diritti politici affinché possano essere elette e nominate e possano vedersi attribuire dei poteri;
3. impegno per la gestione partecipativa in tutte le istituzioni;
4. uguale valore della testimonianza nei tribunali;
5. organizzazione dei matrimoni civili regolamentati;
6. divieto della poligamia;
7. abolizione della dote come valore materiale destinato all’acquisto delle donne;
8 divieto di far sposare una ragazza senza il suo consenso e prima del compimento dell’età di diciotto anni;
9 . uguaglianza tra uomini e donne nei diritti di successione;
10. abolizione della pena di morte per delle ragioni di onore e sua sostituzione con la pena per omicidio intenzionale secondo il codice penale;
11. Lottare contro tutte le forme di violenza e di discriminazione nei confronti delle donne;
12. assicurare, attraverso l’autogestione, i diritti e la protezione del bambino contro tutte le forme di violenza e garantire ad essi ogni cura necessaria.
Aggiungiamo che esiste una vasta gamma di leggi che riguardano tutti gli aspetti della vita e che le donne svolgono un ruolo importante nella formazione e applicazione di tali leggi
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