Volontari da tutti i continenti uniti per Kobanê a Suruc

Un certo numero di volontari provenienti da tutti i continenti si incontrano Suruç per non lasciare la gente di Kobanê da sola di fronte a ciò che avviene per mano delle bande dell’ISIS.

Gli attivisti provenienti da Inghilterra, Svezia, Corea del Sud, Nuova Zelanda, Zambia, Africa e America, che stanno lavorando dalla tendopoli istituita nel distretto di Suruç di Urfa, invitano tutti i popoli e i paesi ad aiutare il popolo di Kobanê.

Chiseke Chiteta dallo Zambia, che è venuto a Suruç insieme ad alcuni amici attivisti, e sta fornendo aiuto per impostare le tende, racconta le motivazioni che l’hanno spinto lì; “Noi tutti stiamo assistendo alla tragedia umanitaria provocata dalle bande disumane in Kobanê. Non è stato possibile per noi chiudere un occhio. I curdi sono uno dei popoli più oppressi del mondo. Oggi, l’ISIS che è nota in tutto il mondo come organizzazione barbara sta danneggiando il popolo curdo e gli altri popoli che vivono con loro. I curdi da Sinjar a Kobanê vengono sfollati. A chi ha fatto del male la gente di Sinjar e Kobanê? ”

Un altro volontario Patriek Jensen dall’America pone anche l’accento sull’importanza della solidarietà con il popolo di Kobanê, aggiungendo; “Sono davvero in una situazione difficile. Ci appelliamo ai popoli in America e negli altri paesi ad agire in solidarietà con Kobanê. Non lasceremo queste persone solo fino a che saranno di nuovo a casa.”

Mine Ule che viene dalla Corea del Sud ha sottolineato che il popolo di Kobanê ha impedito un probabile massacro nella città pagando prezzi salati e grosse perdite di fronte agli attacchi effettuati da tutti coloro che desiderano lasciarli in uno stato coloniale.

Ule sottolinea che: “L’organizzazione selvaggia chiamata ISIS intende commettere oggi un massacro davanti agli occhi di tutto il mondo. Lo spostamento del popolo di Kobanê e i loro obiettivi sono una vergogna che dovrebbe essere sentita da tutti. Se un popolo del Medio Oriente è trattato come una comunità coloniale ed è privato di tutti i diritti fondamentali, tutti dovrebbero riflettere profondamente su di esso. Alcuni poteri non potevano tollerare che i curdi creassero delle proprie istituzioni. Se gli attacchi a Kobanê hanno raggiunto il livello più alto adesso, è dovuto ai combattenti curdi che lottano lì per evitare che si ripeta un secondo Sinjar”.