Vinci: l’Europea dovrebbe aiutare stando dalla parte di Öcalan

Luigi Vinci è uno dei principali protagonisti della sinistra italiana. Componente del Partito Comunista e poi di Democrazia Proletaria e Rifondazione Comunista. È stato eletto al Parlamento Europeo e si è occupato di politica internazionale.

Come definiresti il ruolo di Abdullah Öcalan nel processo di pace e come si può aiutare il processo?

Penso che Abdullah Öcalan abbia fatto il massimo in termini di superamento della guerra interna e dell’apertura di spazi di dialogo di pace e di riconoscimento dei diritti dei curdi nei confronti dei governi turchi. Sfortunatamente dopo le prime impressioni di un cambiamento di linea, il governo dell’AKP ha mostrato di tornare alla brutalità dei governi turchi precedenti, allo sciovinismo e la questione curda è così diventata una sorta di tattica variabile nell’infinito scontro tra l’AKP e il potere militare. Quindi penso che sia un bene che la parte curda continui a spingere per l’apertura di un vero percorso verso la pace e il riconoscimento dei diritti del popolo curdo, mantenendo anche un deterrente militare. Dal punto di vista delle reali relazioni di potere tra i curdi e lo stato turco, attribuisco anche grande importanza al consolidamento dell’entità curda nel Rojava. Non ho idea però di cosa attualmente si possa fare di più, a questo riguardo è anche necessario attendere l’esito delle elezioni e il so effetto sulla Turchia e l’UE.

Aiutare Öcalan in Europa significa prima di tutto sostenerlo con una grande campagna che stabilisca la verità rispetto alle sue posizioni, la verità sulla situazione interna della Turchia, la verità sul carattere patriottico del PKK che rivendica senza auto-censura il diritto dei popoli oppressi – inclusa l’insurrezione armata – contro lo stato oppressore. Gli italiani lo hanno fatto per cento anni contro l’Austria e suoi stati vassalli e lo hanno fatto dal 1943 al 1945 protestando contro l’occupazione nazista e i suoi servi fascisti. Molte altre popolazioni europee hanno una storia recente identica. Va detto che quello che succede oggi in Turchia è molto simile a quello che è successo altrove in passato. Va ribadito anche il fatto che secondo la stessa timida Corte di Strasburgo, la condizione di detenzione di Abdullah Öcalan corrisponde alla tortura e che anche i suoi diritti alla difesa sono sostanzialmente negati e che, sempre secondo la Corte di Strasburgo, è necessario un nuovo e giusto processo. Detto in sintesi va sollevato il velo di bugie e di silenzio sulla questione curda e sulla situazione di Öcalan.

Per questo raccomando una campagna continua, fatta non solo di singole iniziative sporadiche a distanza di tempo. È importante investire le istituzioni a tutti i livelli, dai principali paesi dell’UE attraverso i parlamenti nazionali e i media, non solo quelli più grandi – protagonisti primari della censura e delle bugie – ma anche quelli locali. E deve esserci sistematicamente un’azione nei confronti di individui che lavorano nelle istituzioni e nei media, scegliendo quelli aperti e democratici, ma anche criticando pubblicamente i mascalzoni che lavorano nelle organizzazioni e nei media democratici.

Öcalan non è solo il leader del PKK: è il leader riconosciuto del popolo curdo della Turchia. I curdi dalla prima guerra mondiale e dopo la seconda, hanno costantemente lavorato alla creazione di un’organizzazione di resistenza e assistenza sociale. E sono stati capaci di creare partiti legali che sono stati sistematicamente sciolti perché accusati di “separatismo”, mentre in realtà difendevano i diritti dei curdi. Questi partiti sono stati sciolti per legge, ma immediatamente ricreati con diversi nomi e persone. Tutti questi partiti hanno sempre identificato Öcalan come il più influente leader curdo in Turchia. Le sue foto vengono portate in tutte le manifestazioni e iniziative. Un curdo una volta mi ha detto: “Öcalan ha ridato ai curdi la loro dignità, ha aiutato i curdi a tornare in piedi, a testa alta”. E questo secondo me dice più di molte frasi. Credo che le reali intenzioni dei governi turchi rispetto alla pace si possano misurare dalla loro volontà di riconoscere Öcalan come leader del popolo curdo.

Pensa che l’UE abbia svolto un ruolo nel processo di pace in Turchia ?

Questo ruolo sembra inesistente e quindi completamente negativo. Le istituzioni governative centrali dell’UE, intendo il Consiglio e la Commissione, sembrano fondamentalmente preoccupati di mantenere le relazioni con la Turchia in termini economici, a fronte della politica estera fluttuante di Erdoğan e dovendo pagare per la loro incapacità di aprirsi all’ingresso della Turchia nell’UE per via dell’opposizione della Germania e di altri paesi. Un altro fattore è la sfiducia degli europei rispetto alla deplorevole condizione della democrazia e del governo della legge in Turchia. Lo stesso vale per il Parlamento Europeo, che non ha mai contato in termini di politica estera.

Poi per completare il quadro c’è il fatto che, sotto la pressione degli Stati Uniti prima di tutto, così come della Turchia, il complesso centrale delle istituzioni europee ha messo il PKK nella lista delle più pericolose organizzazioni terroristiche a livello mondiale: e questa definizione è ancora applicata, nonostante l’iniziativa di pace lanciata da Öcalan. Infatti la definizione dell’attuale posizione del PKK come separatista rimane. Come potete vedere nell’UE avete a che fare con dei pagliacci.

In ogni caso si vedrà come questa serie di cose si risolverà nei prossimi giorni. Il governo Erdoğan sembra in difficoltà avendo seguito le orme dei precedenti governi turchi autoritari e corrotti. La Turchia bolle. Le prossime elezioni amministrative mostreranno come va, ma specialmente le prossime elezioni politiche saranno cruciali. A quel punto si potrà capire cosa farà o non farà la Turchia per assestarsi, sarà chiaro come intende porsi rispetto alla questione curda e come l’UE reagirà a questo proposito.
OCasagrande/ ANF