Una madre percorre 2mila e 176 chilometri per visitare il figlio in carcere

In viaggio per visitare suo figlio in prigione dopo due anni durante i quali non è stata in grado di visitare suo figlio a causa delle restrizioni sulla pandemia, Aydi Baran ha percorso 2mila 176 chilometri da Mersin a Tekirdağ per vedere suo figlio per mezz’ora.

Le visite sospese nelle carceri a causa della pandemia di coronavirus sono riprese il 1° dicembre su indicazione del ministero della Giustizia. Richiamando l’attenzione sul fatto che mezz’ora di visita di contatto non è quasi sufficiente dato che i detenuti vengono volutamente mandati in carceri così lontani dalle loro città d’origine, le famiglie chiedono che l’orario di visita venga esteso.

Aydi Baran, madre di Çetin Baran detenuto nella prigione di Tekirdağ, ha affermato che mandare prigionieri così lontano da casa è crudele. Chiedendo la fine di questa crudeltà sulle famiglie dei prigionieri, Aydi ha chiesto il trasferimento dei prigionieri nelle carceri vicine alle loro città natale.

Mezz’ora di visita dopo due anni

Affermando di non vedere suo figlio da due anni perché mandato in una prigione estremamente lontana, Aydi Baran ha dichiarato: “Ho percorso 2milla e 176 chilometri per vedere mio figlio per mezz’ora. Mezz’ora non è abbastanza. Sono una madre che non vede suo figlio da due anni”.

Protestando contro le procedure degradanti prima di entrare nella prigione come le perquisizioni, Aydin ha affermato: “Sono stata molte volte nelle prigioni per le visite. Non sono stata perquisito in questo modo prima. Hanno rilasciato gli autori di reati sessuali e gli assassini e hanno tenuto i prigionieri politici durante la pandemia e stanno torturando le loro famiglie con queste perquisizioni degradanti e mettendoli in carceri molto lontane.

Sottolineando che ci sono decine di madri curde che viaggiano molte ore solo per vedere i loro figli per mezz’ora, Aydi sostiene: “La maggior parte di queste madri non sa leggere e scrivere proprio come me.

Non possiamo viaggiare liberamente, abbiamo paura di perderci. Non mandare i nostri figli in prigioni lontane. Ci sono molte famiglie che non possono recarsi in quelle carceri perché non hanno i soldi per farlo. Ci sono prigioni più vicine. Se trasferiscono i nostri figli lì, possiamo facilmente andare a trovarli. Siamo madri. Vogliamo vedere i nostri figli”.