UIKI: Fermate le esecuzioni in Iran
Libertà per tutti i detenuti politici in Iran
Nel corso dell´ultima settimana sono stati giustiziati in Iran 40 detenuti, tra cui 14 kurdi. Tra i giustiziati vi era anche il trentenne Habibulla Gulperipur e il trentacinquenne Reza Ismaili, entrambi membri del PJAK ( Partito della vita libera in Kurdistan). 5 anni fa, sono stati condannati a morte per ateismo, in seguito a delle ammissioni sotto tortura e senza un´adeguata possibilità di difendersi. In carcere sono stati continuamente torturati.
Reza Ismail è stato giustiziato a Selmas, nella provincia di Urmiye. Sul suo cadavere sono state trovate delle tracce di terribili torture. Dapprima, condannato a morte, poi la pena era stata commutata in 25 anni di detenzione. La sua esecuzione è contraria a tutte le norme del dirtitto.
Habibullah Gulperipur èstato impiccato a Urmiye. Il suo cadavere, a tutt´oggi non è stato consegnato alla famiglia.
Per altri 8 Kurdi il rischio della pena di morte
Attualmente 8 kurdi, tra cui sei detenuti politici rischiano la pena di morte. SI tratta di Sirwan Nijawi, Ibrahim Isapur, Mensur Arwend, Saman Nisami, Zanyar e Lokman Muradi. La pena di morte nei confronti degli altri due kurdi Lezgin Xani und KamilButi èstata confermata dalla piùalta corte iraniana.
L´Iran fa uso della pena di morte contro i Kurdi già da tempo. Dal 2007, almeno 12 detenuti politici kurdi sono stati giustiziati in Iran. Il PJAK da anni si batte per una democratizzazione della repubblica iraniana e per la pace nel Paese. Non è più tollerabile che nuovamente detenuti politici kurdi vengono giustiziati e altri debbano vivere sotto questo terribile ricatto della pena di morte.
Dall´agosto del 2013, da quando si è insediato il Presidente iraniano Hassan Rohani, secondo fonti dell´opposizione in Iran, sono stati giustiziati 224 persone. In campagna elettorale si era impegnato a riconoscere e rispettare i diritti delle minoranze. Voleva cercare il dialogo con le minoranze religiose e culturali e impegnarsi per le riforme democratiche.
Le ultime esecuzioni di detenuti politici kurdi e balasci mostrano tutto il disprezzo per il genere umano e sono un terribile segnale in quale direzione sta andando il paese. Torture ed esecuzioni non sono strumenti per la soluzione dei conflitti politici, anzi al contrario segnano ferite profonde nella coscienza collettiva e rompono l´equilibrio tra le diverse etnie.
Ci appelliamo al governo iraniano, affinché non esegui le condanne a morte nei confronti di Mansur Arwend, Zanyar Moradiund Loghman Moradi e abolisca la pena di morte.
Combattiamo per l´abolizione della pena di morte e per la libertà di tutti i detenuti politici in Iran.
Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia