UIKI: Dopo le elezioni amministrative la tensione politica continua in Turchia

Sono passati tre giorni dalle elezioni del 30 marzo 2014 in Turchia. Nonostante questo, numerosi risultati non sono ancora definitivi. Dopo le elezioni in molte province e comuni sono stati contestati i risultati ed è ricominciato il conteggio dei voti.

Alla base di questa tensione vi è il sospetto di brogli alle elezioni. Questo sospetto è la causa del rifiuto dei risultati non ufficiali. Ci sono le prove della pressione dello stato sugli elettori: il fatto che le urne siano state manomesse o sottratte prima del conteggio dei voti, che il taglio dell’elettricità in molte regioni non possa essere un caso, e che siano state ritrovate schede già pronte (timbrate) e carte firmate in anticipo, sono la dimostrazione che si è trattato di una elezione non democratica.

Per esempio in vari luoghi sono stati trovate schede votate per il BDP buttate nei cestini, e ci sono anche immagini di schede simili che vengono bruciate. I militari, che dovrebbero restare lontani dai seggi elettorali, sono in molti casi rimasti davanti alla porta d’ingresso ai seggi.

Un altro esempio: la sera delle elezioni, quando è cominciato lo spoglio dei voti, in 35 città alla stessa ora è stata tagliata la luce. L’opposizione ha subito dichiarato che questo era stato fatto di proposito dal Potere per cambiare la situzione a suo favore. Il ministro dell’Energia ha fatto una dichiarazione ridicola: “Alla base del cortocircuito vi è un gatto che si è introdotto nel trasformatore dell’elettricità” (sarebbe rimasto fulminato e in seguito sarebbe andata via la luce).

Finora sono morte dieci persone a causa di scontri per i risultati, e 72 sono rimaste ferite.

La tensione nelle città curde continua anche a livello di quartieri. Elettori del BDP e polizia si scontrano in diversi luoghi delle città curde.

L’AKP, dove non ha avuto successo con brogli elettorali, sta mandando avanti le forze di polizia. La popolazione che ha votato nonostante i brogli, vuole riappropriarsi del suo voto, ma solo perchè lo difende viene attaccata dalle forze statali.

A Ceylanpinar sono state bruciate almeno 1.500 schede, e per questo la popolazione si è ribellata, per denunciare i brogli, ma lo stato turco come in un colpo di stato ha vietato tutte le manifestazioni e le proteste di massa in città per 30 giorni. A Birecik è stato ferito all’occhio un bambino di 15 anni, N.K., con il gas sparato dalla polizia turca.

A Ağrı il BDP è stato dichiarato ufficialmente vincitore; nonostante la dichiarazione ufficiale, i voti sono stati contati 13 volte dopo che l’AKP non ha accettato il risultato, che non è stato ancora proclamato. L’AKP non può sopportare la perdita di Ağrı. Il BDP ha chiesto in molti luoghi di ricontare i voti ma l’YSK ha respinto le sue richieste.

Dal 17 fino al 1 aprile in varie città curde si sono recati osservatori europei, tra cui più di 50 italiani. Hanno incontrato i co-candidati ai comuni e la popolazione, cercando così di capire le richieste dei curdi della Turchia. Con i loro rapporti e articoli pubblicati sulla stampa libera, hanno cercato di condividere la situazione. Come Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia, ringraziamo tutti i compagni italiani che hanno contribuito alle delegazioni e che cercano di sensibilizzare i propri ambienti.

Chiediamo a tutti i singoli e le organizzazioni democratiche che vogliono sostenere una democrazia vera e duratura in Turchia, di prendere posizione contro i brogli che sono stati consumati e che continuano a fare in Turchia durante le elezioni, e a riconoscere la violenza statale contro il popolo che vuole far rispettare il suo voto e lo difende.

Chiediamo all’OSCE di mandare una delegazione per effettuare ricerche sui brogli denunciati durante le elezioni amministrative del 30 marzo 2014 in Turchia.

Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia