Turchia, Gür (Hdp): «Erdogan non sarà un Sultano»

L’Akp avrà 316 seggi. Non i 367 per cambiare la Costituzione. Nazmi Gür, membro dei filocurdi, a L43: «Combatteremo in parlamento. Brogli? Chiediamo le carte».

Terrorismo fisico e psicologico, tenaglia sui media, martellante propaganda elettorale.

All’indomani del voto del primo novembre, non ci sono gli elementi per accusare di brogli l’Akp, il partito di Recep Tayyip Erdogan vincitore a maggioranza assoluta delle Legislative turche.

I filocurdi dell’Hdp hanno annunciato battaglia in parlamento per visionare e controllare i dati elettorali.

RIMONTA FORMIDABILE. Ma l’exploit sorprendente degli islamisti – un balzo dal 40,9% al 49,5% in cinque mesi, sfuggito a tutti i sondaggi – e anche l’affluenza record dell’87,2% degli elettori sono intanto spiegabili con l’«aggressiva manipolazione della società messa in atto da un presidente, Erdogan, che non accettava in nessun modo l’idea di dover governare in coalizione con altri, come gli avevano chiesto i cittadini il 7 giugno», spiega a Lettera43.it l’esponente dell’Hdp Nazmi Gür.
HDP, -1 MILIONE DI VOTI. Giurista, impegnato nella difesa dei diritti umani e convinto sostenitore del processo di pace con il Pkk di Öcalan, già parlamentare curdo tra gli indipendenti, poi nella dirigenza del nuovo partito di Selahattin Demirtas, Gür non si nasconde dietro un dito: «Certo non possiamo dire di aver vinto, l’Akp ha ottenuto ciò che voleva. In una stagione abbiamo perso un milione di voti. Ma è molto importante essere entrati in parlamento, siamo il terzo partito turco e per Erdogan non sarà facile diventare sultano».

DOMANDA. Neanche in Gran Bretagna i sondaggi avevano previsto la maggioranza schiacciante dei conservatori, ma in Turchia parlano i dati elettorali di giugno e tutti si chiedono come sia stata possibile la rimonta formidabile di Erdogan.
RISPOSTA. Però guardi tutto quello che è successo nel mezzo. Partiamo da un fatto: il dato che rispecchia la volontà dei cittadini è quello del 7 giugno. La maggioranza si era espressa per una Turchia plurale, quattro partiti eletti in parlamento e un governo di coalizione. Una Turchia democratica.

D. Perché l’Akp non ha accettato questa decisione?
R. Così si infrangeva il progetto presidenzialista di Erdogan. La gente sapeva che voleva cambiare la Costituzione e gli ha detto ‘no’. Lui non ha accettato questo stop, tantomeno voleva un governo di coalizione e ha fatto di tutto per far tornare il Paese a elezioni anticipate.

D. Per tutto cosa intende?
R. Dividere la Turchia, far dilagare la tensione, l’escalation di violenze. Il 24 luglio è scattato l’attacco militare in Kurdistan contro il Pkk. E c’è stata una catena di attentati: dal kamikaze di Suruç, il 20 luglio, alla strage dei pacifisti di Ankara del 10 ottobre, con oltre 100 morti.

D. La maggioranza dei manifestanti della capitale e dei volontari in partenza da Suruç per Kobane, in Siria, erano curdi. Tutti comunque filocurdi, uccisi in attentati attribuiti all’Isis.

R. Sono stati anche attaccati giornali curdi e di altre forze d’opposizione. C’è stata una stretta fortissima per il controllo dei media e così si è manipolata la popolazione. Il voto è diventato: o un futuro di guerra o l’Akp. E la gente, alla fine, ha deciso per l’Akp.

D. Ma la manipolazione del voto è stata psicologica o anche fisica? Ritiene probabili brogli?
R. Al momento non ci sono elementi per parlare di schede materialmente truccate. Ma si può certo affermare che queste elezioni, per il controllo dei media e per la destabilizzazione, non sono state libere né sicure. La nostra prima battaglia in parlamento sarà chiedere indagini sul voto, vogliamo visionare le carte. Avremo un ruolo molto attivo.

D. Come vi muoverete con Erdogan?

R. Ci sono due strade davanti, vediamo quale ha intenzione di percorrere: se riprendere i negoziati con il Pkk di Öcalan per il pieno riconoscimento costituzionale dei curdi e delle altre minoranze, oppure far esplodere la violenza. Noi insisteremo sul cessate il fuoco, è necessario un processo di pace. Ma l’Akp deve cambiare politica anche verso la Rojava, il Kurdistan siriano: un accordo con i curdi avrà un effetto positivo, senza non si possono risolvere le problematiche del Medio Oriente.

D. In parlamento Demirtas ha ottenuto più seggi dell’estrema destra Mhp: 59 contro 41.
R. Ma non possiamo dirci contenti: da giugno abbiamo perso un milione di voti, non è una vittoria. Però siamo in parlamento e siamo il terzo partito, dopo l’Akp e il Chp: questo è molto importante. Erdogan non ha ancora la maggioranza necessaria per cambiare la Costituzione. Noi siamo lì, lotteremo democraticamente per i diritti non solo dei curdi, ma di tutti.

D. Ma Erdogan non può allearsi con i nazionalisti dei Lupi Grigi per diventare sultano?
R. L’Mhp esce marginalizzato da questo voto, un’altra nota positiva. Non avrà un ruolo, all’Akp vogliono governare da soli. Ma per modificare la Costituzione Erdogan avrà bisogno di 367 seggi e ne ha 316. Per un referendum ne bastano 330, ma anche andando alle urne sarà difficile che il 50% più uno dei turchi voti sì. Sultano? Sarà dura.

di Barbara Ciolli
Lettera 43