Turchia, 22 sindaci curdi deposti dalle loro funzioni
Il sindaco di Igdir, appartenente al partito del BDP, è stato destituito dalle sue funzioni dal Consiglio di Stato dopo la conferma della sua condanna relativa al caso KCK. Si tratta del ventiduesimo sindaco curdo deposto dopo le elezioni municipali del 2009.
Più di cento curdi sono stati inoltre arrestati in un mese. Due giorni dopo l’annuncio del famoso “pacchetto di riforme democratiche” del primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, il ministero dell’Interno ha ricevuto il 2 ottobre la decisione dell’ottava camera di Consiglio di Stato, prima di destituire il sindaco Mehmet Nuri Gunes. Eletto nel marzo 2009, appartiene al principale partito curdo, il BDP; è stato arrestato il 21 gennaio 2010 ed è tuttora in prigione.
L’abuso della legge antiterrorismo e la campagna di repressione che va sotto il nome di “operazione KCK” permettono al regime turco di imbavagliare tutti coloro che lottano pacificamente per i diritti dei curdi, senza alcuna prova certa. La Turchia è anzi divenuta la più grande prigione al mondo per motivi politici, per i sindaci così come per i giornalisti, gli avvocati, gli studenti e i sindacalisti. Dopo l’aprile del 2009, qualche settimana dopo il successo storico del partito curdo alle elezioni municipali, migliaia di persone sono state incarcerate nel contesto del processo KCK.
17 sindaci curdi in prigione
Rispondendo alla domanda di un deputato del partito kemalista CHP, il Ministro dell’Interno Muammer Guler ha dichiarato a luglio che 35 sindaci sono stati destituiti dalle loro funzioni dopo le elezioni del 2009. Tra di loro figurano 21 sindaci del BDP. Il ministro ha aggiunto che 17 dei 22 sindaci attualmente in prigione appartengono al partito per la pace e la democrazia (BDP). Solo i sindaci curdi sono sotto sorveglianza per accuse di natura politica, mentre gli altri sono trattenuti per accuse di corruzione e di abuso. La destituzione di Mehmet Nuri Gunes porta a 22 il numero dei sindaci del BDP destituiti su cento sindaci eletti nel 2009.
L’Unione delle comunità del Kurdistan, il KCK, è in realtà l’espressione politica del PKK che ha per obiettivo quello di stabilire un “confederalismo democratico”. Rifiutando la tradizione dello Stato e dello Stato-nazione, questo progetto propone l’autonomia per tutte le popolazioni e le culture del Medio Oriente, piuttosto che una confederazione di popoli che sarebbe la migliore soluzione per poter vivere insieme e in pace senza frontiere. Agli occhi della giustizia turca controllata dal governo, tutte le attività legali del BDP, in particolare quelle che privilegiano la decentralizzazione, fanno parte degli obiettivi del KCK. Oggetti come ritagli di giornali, libri, foto, kefieh, ombrelli, limoni e uova sono state confiscati durante il corso dei raid della polizia. Intercettazioni telefoniche e dichiarazioni alla stampa sono considerate forme di opposizione al governo e prove sufficienti di “appartenenza ad una organizzazione terrorista”.
Più di cento curdi arrestati in un mese
Il partito di Erdogan, dopo fine settembre, non ha preso in considerazione alcuna riforma per modificare la legge antiterrorismo né per la liberazione dei prigionieri politici. Al contrario, gli arresti e la repressione contro i curdi e gli altri oppositori sono proseguiti senza sosta. Nel giro di un mese, dal 7 settembre al 7 ottobre, almeno 102 curdi, di cui 29 studenti, sono stati posti sotto sorveglianza per motivi politici. Tra queste persone, 24 sono state mandate in prigione con l’accusa di appartenenza a una organizzazione terrorista, secondo il bilancio che è possibile redigere leggendo gli articoli che trattano di arresti.
Questo bilancio non include la repressione contro la sinistra turca e il movimento popolare del parco di Gezi, nato lo scorso marzo. A Istanbul, la polizia del regime AKP ha condotto il 7 ottobre una vasta operazione contro i militanti socialisti, arrestandone almeno 34, in particolare i membri del partito socialista degli oppressi (ESP).
MA