Stupri etnici in Turchia e Siria

di Emanuela Irace

Tra il 2009 e il 2011 gli stupri in Turchia e nel Kurdistan turco sono stati 29.980. La denuncia della parlamentare Mulkiye Birtane.

L’abuso sessuale viene utilizzato come operazione politica contro le donne kurde in Turchia e nel Kurdistan turco e come elemento di pulizia etnica in Siria.

Continuano gli abusi contro le donne in Turchia e Siria. La denuncia è arrivata il 4 agosto dal Consiglio delle donne del BDP, partito di opposizione a maggioranza kurda. Violenze che avvengono in Turchia e nel Kurdistan turco: “Ogni anno vengono stuprate circa 15.000 donne”, ha dichiarato la portavoce del Consiglio: “Opporremo democraticamente resistenza contro questa struttura sociale e ci batteremo affinché i diritti delle donne abbiano la loro rappresentanza nella Costituzione”.

Costituzione in fase di revisione. Da un anno si è infatti insediata ad Ankara una Commissione elettorale per modificare la Carta in senso presidenziale, consentendo l’elezione diretta alla prima carica dello Stato. Utile al Primo Ministro Erdogan arrivato a scadenza di mandato e non più candidabile Premier. Una Revisione che le donne dell’opposizione vorrebbero si aprisse anche alla tutela dei propri diritti. Calpestati da una cultura che in tutta l’area resta profondamente maschilista. Il paternalismo sociale è l’asse su cui ruotano le relazioni tra i sessi sia in Turchia che nella Siria settentrionale sconvolta dalla guerra.

Nella zona di Aleppo è di questi giorni la notizia di nuovi massacri contro civili kurdi da parte di gruppi di Al-Qaeda e da unità dell’Esercito Libero Siriano. Una operazione di pulizia etnica su larga scala che destabilizza ulteriormente la regione. L’obiettivo è allontanare le minoranze kurde, arabe, armene, siriane, cristiane e assire che convivono pacificamente e imporre le regole dello Stato islamico di Iraq e di Al-Sham in Siria. Nella regione vivono circa 40.000 kurdi.

Dal primo agosto la pulizia etnica si è intensificata. In questo quadro donne e bambini sono le prime vittime. Dagli altoparlanti delle moschee gruppi jihadisti inneggiano contro i kurdi. Lo stupro di guerra viene riconosciuto come arma per la pulizia etnica. E la religione islamica viene ancora una volta strumentalizzata. Erroneamente, secondo queste fazioni jihadiste, lo stupro sarebbe “hallal” ossia giusto da punto di vista islamico. E intanto dalla Turchia arrivano aiuti e rifornimenti in appoggio ai ribelli che costituiscono il cosiddetto Esercito Libero Siriano.

La corresponsabilità del Governo turco è stata più volte denunciata dalle donne del BDP, Partito per la Pace e la Democrazia. La parlamentare Mulkiye Birtane, ha denunciato al Ministero turco cifre raccapriccianti. Per il biennio 2009-2011 gli stupri in Turchia e nel Kurdistan turco, ammontano a 29.980. Nonostante la Convenzione di Istanbul (2011) la Turchia balza così al primo posto nella classifica mondiale del femminicidio. E in Siria, come da sempre nei teatri di guerra le donne sono le prime vittime. Sotto gli occhi di tutti e nel silenzio della Comunità internazionale.

NOI DONNE

Foto di Emanuele Irace, maggio 2013: KURDISTAN TURCO / DIYARBAKIR: INCONTRO CON LE MADRI DELLA PACE
(08 Agosto 2013)