Storia della resistenza contro la “divisa carceraria“ che dura da 37 anni

l governo dell’AKP vuole spezzare la personalità dei prigionieri e costringerli in un abbigliamento unitario. Deniz Kaya ha annunciato la resistenza: “Se il loro riferimento è Guantanamo, il nostro è la resistenza del 14 luglio 1982.”

Nell’ambito dello stato di emergenza inflitto alla Turchia (OHAL) il governo dell’AKP con la “decreto legge n. 696“ (KHK) ha legittimato giuridicamente l’introduzione dell’abbigliamento unitario. Secondo una spiegazione, i prigionieri, indipendente dal fatto siano condannati o in attesa di giudizio, qualora si trovino in carcere per “reati contro l’ordine costituito o di sottosettori dello stesso“ e in base ala “disposizione di legge“ verranno portati in tribunale solo in “tute” di colore “grigio“ o “beige“.

L’introduzione dell’abbigliamento unitario, contro tutti i [rispettivi] moniti di attivisti per i diritti umani e detenuti nelle carceri, in molte aree, ma soprattutto tra i prigionieri provenienti da PKK e PAJK, incontra forti critiche. A loro nome Deniz Kaya ha fatto una dichiarazione nella quale si afferma: “Noi, prigionieri e prigioniere provenienti da PKK e PAJK non accetteremo mai l’abbigliamento unitario, anche se ci viene imposto con la violenza lo strapperemo e lo getteremo via. Su questo per noi non c’è il minimo dubbio. Quali che siano le condizioni e la situazione, i nostri sapranno rappresentare in modo degno l’identità del PKK e del PAJK; se dovessero essere attaccate la nostra dignità umana e la nostra volontà, allora si meraviglieranno di quello che saremo ancora in grado di fare. Se il loro riferimento è Guantanamo, allora il nostro è la resistenza nelle carceri del 14 luglio 1982‘.“

Quando con il golpe miliare del 12 settembre 1980 per la prima volta in Turchia vene introdotto “l’abbigliamento unitario“, i prigionieri risposero con scioperi della fame e scioperi della fame a oltranza fino alla morte. L’introduzione dell’abbigliamento unitario da parte di Kenan Evren, l’architetto del [golpe] del 12 settembre, per via delle resistenza delle prigioniere e dei prigionieri venne abbandonata alla fine del 1986. La stessa legge ora è stata ravvivata dopo 31 anni da parte dell’AKP sotto la guida di Recep Tayyip Erdoğan.

Introdotta inzialmente nel carcere di Sultanahmet

In parallelo al golpe militare del 12 settembre 1980 si iniziò ad applicare contro migliaia di prigioniere e prigionieri politici nelle carceri la disciplina militare. La reazione delle prigioniere e dei prigionieri furono scioperi della fame. In particolare nelle carceri di Metris, Mamak e Diyarbakır la pressione del regime si fece sentire e fu lì che montò la resistenza delle prigioniere e dei prigionieri. Dopo il golpe del 12 settembre, l’introduzione dell’abbigliamento unitario doveva essere avviata nel carcere di Sultanahmet. Gli abiti civili dei prigionieri vennero ritirati e con le botte vennero ficcati nell’abbigliamento unitario. Quei prigionieri che fecero resistenza, strapparono l’abbigliamento unitario che gli era stato dato. La direzione del carcere dopo un anno rinunciò al suo intento.

La prima scintilla di resistenza: il 14 luglio [1982]

Le prigioniere e i prigionieri del PKK nel carcere militare di Diyarbakır, dove la resistenza contro la giunta militare era stata la luce nell’oscurità imposta al popolo curdo dalla giunta militare, il 14 luglio 1982 iniziarono uno sciopero della fame fino alla morte con la richiesta della “fine della tortura, della disciplina militare imposta e dell’abbigliamento unitario“. Kemal Pir, Mehmet Hayri Durmuş, Akif Yılmaz e Ali Çiçek persero la vita. Come risultato della resistenza finì anche l’era di Esat Oktay (Yıldıran), il cui nome era sinonimo di tortura.

Con la “Ordinanza 13-1“ del 1983 nel gennaio 1984, a partire dal carcere militare di Metris, si cercò di nuovo di introdurre l’abbigliamento unitario. Il 14 e 15 gennaio 1984 vennero sequestrati i vestiti dei prigionieri e quindi iniziò anche la resistenza. Il 18 gennaio (per la prima volta) imputati nel procedimento DISK [una confederazione sindacale] vennero presentati al tribunale con abbigliamento unitario.

Quattro prigionieri persero la vita

Dopo la resistenza nel carcere militare di Diyarbakır, il carcere di Metris, che nel 1972 prima dell’esecuzione di Deniz Gezmiş, Yusuf Aslan e Hüseyin İnan era stato per dodici giorni in sciopero della fame, divenne di nuovo testimone di una resistenza simile. L’11 aprile 1984 i prigionieri e le prigioniere di Devrimci Sol e TİKB (Türkiye İhtilalci Komünistler Birliği) nelle carceri di Metris e Sağmacılar inziarono uno sciopero della fame con le richieste di “abolizione dell’abbigliamento carcerario“, “fine della tortura “, “creazione di condizioni umane e sociali nel carcere “, “riconoscimento dei diritti dei prigionieri politici“. Per ottenere il riconoscimento delle richieste, lo sciopero della fame al quale parteciparono 400 prigionieri, nel 45° giorno si trasformò in sciopero della fame a oltranza fino alla morte. Persero la vita Abdullah Meral, Haydar Başbağ, Fatih Öktülmüş e Hasan Telci.

La resistenza impone il ritiro

Anche i prigionieri che per via dell’abbigliamento unitario vennero portati in tribunale ammanettati, appena nell’aula del tribunale venivano tolte le manette, si sbarazzavano dell’abbigliamento unitario protestando in questo modo contro quella pratica. La giunta militare che aveva perso la sua legittimità attraverso la resistenza delle prigioniere e dei prigionieri, che per protesta contro l‘abbigliamento unitario rifiutarono perfino di usufruire delle visite aperte, l’11 febbraio 1986 venne costretta ad accettare le richieste delle prigioniere e dei prigionieri. Nonostante il fatto che il Ministro della Giustizia dell’epoca Mehmet Topaç avesse di nuovo emesso un’ordinanza sull’abbigliamento unitario, questa però dopo scioperi della fame iniziati in contemporanea in un gran numero di carceri, venne messa agli atti senza che si fosse mai arrivati alla sua applicazione.

“Ordinanza di maggio“ e nuovi scioperi della fame

All’inizio del 1996 le prigioniere e i prigionieri iniziarono di nuovo una fase di scioperi della fame, quando il Ministro della Giustizia dell’epoca Mehmet Ağar mise all’ordine del giorno la “ordinanza di maggio“ che è alla base delle attuali carceri di massima sicurezza di tipo F [quindi della carcerazione in isolamento]. La “ordinanza di maggio”, pubblicata il 6 maggio 1996, aprì la strada perché prigioniere e prigionieri potessero essere portati in “carceri con celle da loro definite come ‘bare’“ (tipo F). Per protesta contro l’ordinanza, prigioniere e prigionieri del PKK nel carcere di tipo E di Diyarbakır entrarono in sciopero della fame e prigioniere e prigionieri in altre 43 carceri in tutta la Turchia in sciopero della fame a oltranza. Parteciparono complessivamente 2.174 prigioniere e prigionieri, altri 355 erano in sciopero della fame a oltranza fino alla morte. Nello svolgimento di questi scioperi persero la vita 12 prigionieri. Dopo il cambio del governo l’ordinanza venne revocata.

Lo sciopero della fame a oltranza del 2000

Nonostante il fatto che l’ordinanza sia stata annullata, le carceri di “tipo F“ non sono state chiuse e migliaia di prigioniere prigionieri sono stati trasferiti (forzatamente) in carceri con le celle definite “bare“. Lo sciopero della fame iniziato il 20 ottobre 2000 da 816 prigioniere e prigionieri provenienti da Devrimci Halk Kurtuluş Cephesi (DHKP-C), Türkiye Komünist Partisi/Marksist Leninist (TKP/ML) e Türkiye Komünist İşçi Partisi (TKİP) con le richieste di “chiusura delle carceri di tipo F“ e “revoca della ‚legge anti-terrorismo‘“ un mese dopo venne trasformato in uno sciopero della fame a oltranza fino alla morte. Nel 60° giorno della resistenza nell’operazione “ritorno alla vita“ vennero massacrati trenta prigionieri.

Le carceri sono in resistenza dal 12 settembre fino a oggi

Le carceri dal 12 settembre fino a oggi con scioperi della fame o scioperi della fame a oltranza fino alla morte si oppongono fino oggi all’abbigliamento unitario e alle carceri speciali [di isolamento] definiti “bare“, come componente delle misure militari contro di loro. L’abbigliamento unitario, introdotto per la prima volta nel carcere militare di Diyarbakır contro le prigioniere e i prigionieri del PKK, dopo 37 anni viene reintrodotto dall’AKP, le cui leggi non sono per nulla inferiori a quelle del 12 settembre. Quale futuro ci aspetta, dipenderà da coloro che si ribelleranno all’introduzione dell’abbigliamento unitario.

di Duygu Erol