Il filo rosso della resistenza: partigiani di ieri e di oggi

Quest’anno il 70° anniversario della liberazione dal nazi-fascismo arriva in una fase storica particolarmente delicata, in cui sotto il peso di una crisi infinita e delle politiche di austerità abbiamo assistito in tutta Europa alla crescita di formazioni politiche populiste, neofasciste, razziste ed xenofobe.

Ma in questi ultimi mesi, ed in particolare dopo la strage di Parigi all’interno della redazione del giornale “Charlie Hebdo”, è certamente l’ISIS (o Stato Islamico) ad essere utilizzato maggiormente come strumento per seminare odio ed agitare lo spauracchio della minaccia alla civiltà (ed al sistema aggiungiamo noi) occidentale.

Una campagna islamofoba e reazionaria si sta sviluppando in tutto il vecchio continente, fomentando paura e isteria attraverso la costruzione dello stereotipo del nemico per eccellenza: immigrato e mussulmano.

Le forze fasciste impegnate a cavalcare da tempo l’emergenza migranti, cercano di trarre ulteriore vantaggio dagli ultimi accadimenti: dalla Le Pen ed il suo Front National in Francia, passando per Pegida (il movimento anti-immigrati nato in Germania) fino ad arrivare ai fascio-leghisti nostrani (Salvini in testa).

Tutti provano ad inzuppare il pane in questa brodaglia rancida , ergendosi a protettori della civiltà contro la barbarie islamica e lanciando un autentica crociata in nome della cristianità. Chi fa questo, centrando la questione sull’elemento religioso (e di conseguenza su quello nazionale) piuttosto che sulla forma tipicamente fascista e reazionaria del califfato nero, lo fa con l’unico scopo di provare a raccogliere consenso per i loro beceri scopi elettorali.
Crediamo invece che, anche se in una forma diversa dal passato (almeno quello a noi storicamente più vicino),l’ISIS si ponga in assoluta continuità con quella che è l’idea di sopraffazione, totalitarismo e nazionalismo tipica dell’ideologia fascista.

Stato Islamico o fascismo islamico?
Lo Stato Islamico non è altro che un miscuglio di fanatismo islamico e nazionalismo radicale.
Questo ne fa uno stato fascista. Gli estremisti hanno usato il Corano per disprezzare e vessare i non arabi o più genericamente chi non stava dalla loro parte.

L’ISIS è la progenie del fascismo moderno portato avanti attraverso il culto della superiorità, l’ideologia oscurantista ed il mito della Nazione, ed ogni tentativo dei fascisti occidentali di cavalcare l’islamofobia va doppiamente respinta e frontalmente attaccata, ribadendo che la lotta contro il Califatto nero è prima di tutto lotta antifascista, per la libertà e l’emancipazione dei popoli.

Partigiani di ieri e di oggi
Mentre le potenze occidentali stanno alla finestra a guardare la carneficina dei Daesh ,le popolazioni del Medioriente ed in particolari quella Curda nella regione del Rojava (Kurdistan occidentale – Nord della Siria n.d.r.)hanno iniziato da tempo una lotta di liberazione e per l’autonomia.

Da alcuni anni proprio nel Rojava è in corso un processo politico di trasformazione della società incisivo e radicale. Da quando il conflitto siriano si è intensificato e si è trasformato in guerra civile, il movimento curdo in Siria guidato dal PYD (Partito di Unione Democratica) ha preso il controllo di gran parte della regione curda a nord del paese. Nel novembre 2013, il PYD ha annunciato di avere ultimato tutte le preparazioni per dichiarare l’autonomia, ed è stata proposta una costituzione chiamata Carta del Contratto Sociale.

La rivoluzione popolare in Rojava ha condotto alla costruzione di una regione autonoma, divisa in tre cantoni – ciascuno con il proprio autogoverno democratico e autonomo. Il Cantone di Cizire ha dichiarato l’autonomia il 21 gennaio, seguito dal Cantone di Kobane il 27 gennaio, e dal Cantone di Efrin il 29 gennaio. I cantoni si sono dotati di assemblee popolari e forze di autodifesa le YPG (miste) e le YPJ (composte solo da donne) in prima linea nella battaglia contro i fascisti dell’IS.

Dopo un lungo periodo di silenzio completo dei mezzi di informazione ufficiali sulla situazione in Rojava, negli ultimi mesi la città di Kobane, capoluogo dell’omonimo cantone, ha guadagnato l’attenzione di stampa e tv.

L’assedio delle truppe dell’IS alla città durato 134 giorni e si è concluso con la vittoriosa liberazione della città di Kobane, mentre tutt’oggi le partigiane ed i partigiani Curdi continuano a combattere a qualche decina di km dalla città contro le milizie del califfato.
Sappiamo bene che la guerra in corso non è solo una guerra contro la regione e i suoi abitanti, ma è anche e soprattutto guerra contro una possibilità, quella rappresentata dall’esperienza di autonomia del Rojava, non uno stato per un popolo, ma un’esperienza di autogoverno per tutte le comunità che vivono quella terra.

imageI curdi non stanno combattendo per avere un loro stato con delle bandiere, delle frontiere e della polizia, ma si stanno difendendo per affermare la libertà di un popolo ad autogovernarsi come “confederazione democratica” del territorio. Anche in questi mesi di resistenza e di guerra, la società del Rojava non ha abbandonato la strada intrapresa per superare le differenze di genere nella vita quotidiana ed il modello maschilista e patriarcale, insieme all’assunzione di responsabilità nel preservare l’ambiente e difenderlo dalle aggressioni del capitalismo di sovrasfruttamento delle risorse.

Lo Stato Islamico è stato costretto a ritirarsi davanti al suo peggiore incubo: uomini e donne liberi e uguali, con gli stessi diritti e gli stessi doveri verso la comunità, fratelli e sorelle di una nuova una rivoluzione fiorita nel Medio Oriente devastato dall’integralismo, dalle dittature e soprattutto dall’imperialismo occidentale.

Quello che oggi accade in Rojava ci racconta di una saldatura più che mai forte ed attuale tra la storia della resistenza partigiana contro il nazifascismo e la lotta di liberazione contro l’IS.

Ci conferma di quanto attuale e sempre presente sia la necessità di un memoria storica, ma soprattutto di un azione antifascista praticata dalle forze popolari contro il fascismo che si reinventa sotto nuove facce.

Non sono lotte che vanno di pari passo, non sono solo lotte che si intersecano: sono materialmente la stessa lotta, una sola, inscindibile.

E’ la lotta per l’autodeterminazione, l’uguaglianza, la costruzione di una società basata su un modello altro, quello della partecipazione e non della sopraffazione, quello della solidarietà e non dell’odio.

Una società contro lo sfruttamento e che lotta per la liberazione dei popoli dall’oppressione del fascismo e del capitalismo.

Nel voler mantenere vivo e saldo quel filo rosso fondamentale che lega la Resistenza di ieri con le resistenze di oggi, mentre ricordiamo la Resistenza rinnovando l’impegno a proseguire le lotte ogni giorno, un pensiero di solidarietà e fratellanza non può non andare all’eroica Resistenza Kurda di Kobane.

Alle partigiane ed ai partigiani del Rojava cadute/i in nome della libertà

“Il domani era venuto e la notte era passata
c’era il sole su nel cielo
sorto nella libertà.”

ypg

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