Sfidare la modernità Capitalista II: Industrialismo: Legge, Scienza e Imperialismo

Intervento di Radha D’Souza alla conferenza “Sfidare la Modernità Capitalista II” Amburgo 3-5 Aprile 2015

Propongo di porre tre domande che ritengo essere la chiave per una nuova politica alternativa che chiamerò “resistenza con rigenerazione”. Non cercherò di rispondere queste domande oggi. Ma porre le domande giuste è il primo passo per trovare le risposte giuste. Il mio obiettivo oggi è di proporre alcune idee per una discussione sulle alternative. Il mio primo punto riguarda il mio approccio alla questione delle alternative. Arrivo alla questione delle alternative dal punto di vista del Terzo Mondo che di fatto è il mondo dei due terzi. Il mio secondo punto è che industrialismo e democrazia sono fondamentalmente incompatibili. Il mio terzo punto riguarda la nostra capacità di sviluppare una nuova base di conoscenza per “resistenza con rigenerazione” che sfida legge, scienza e imperialismo.

1. Approcci ad alternative nel Terzo Mondo
Nelle società del Terzo Mondo industrialismo e modernità sono stati introdotti dal colonialismo e dall’imperialismo. La modernità in queste società non si è sviluppata attraverso contraddizioni interne. Non è stata il risultato dei percorsi del loro sviluppo storico. È stata un’imposizione dall’esterno da parte delle potenze colonizzatrici. Questo vale per tutti i tipi di colonialismo: colonialismo con e senza coloni, governo diretto e indiretto, come per esempio nei sistemi sotto protettorato, o colonialismo economico, qualche volta definito semi-colonialismo. A prescindere dal tipo di colonialismo, la modernità è stata un’imposizione dall’esterno. A questo riguardo, industrialismo e modernità nelle società del Terzo Mondo sono fondamentalmente diversi da industrialismo e modernità nelle società europee e nelle società di coloni europei.

Nelle società europee la modernità si è sviluppata attraverso le loro contraddizioni interne, la loro storia e all’interno del contesto culturale europeo. Il capitalismo si è sviluppato dall’interno delle società europee nel conflitto tra diverse classi sociali. Questo fatto è centrale se si parla di alternative. L’industrialismo europeo ha saccheggiato e depredato e continua a saccheggiare e depredare natura, lavoro, culture dell’intero mondo coloniale. Abbiamo avuto lavoro schiavistico, poi lavoro forzato e ora abbiamo lavoro migrante e sweat-shops costruiti dalle imprese transnazionali in tutto il mondo. L’industrialismo nel Terzo Mondo è la sottrazione di benessere naturale e sociale da parte di investitori esterni, produttori e proprietari di miniere. L’industrialismo introduce uno scisma o divisione nelle società del Terzo Mondo dove un settore, il settore moderno, è allineato con le potenze coloniali/imperialiste e il settore “tradizionale” con la gente, la natura e il luogo. C’è una colonizzazione interna che viene sostenuta dal colonialismo esterno.

Queste reali differenze nell’industrialismo del Primo e del Terzo Mondo devono informare la nostra ricerca di alternative. Mentre dobbiamo sempre essere aperti e disponibili a imparare da ogni cultura e tradizione intellettuale, ci dobbiamo interrogare seriamente se queste idee sono adatte alle realtà delle società con una storia coloniale e imperiale. Non possiamo strappare idee sviluppate in contesti euro-americani e aspettarci che automaticamente funzionino nel Terzo Mondo. Le nostre alternative devono venire dalle nostre realtà. L’autodeterminazione è il punto di partenza per il nostro sviluppo economico, sociale e culturale. Questo significa che da subito abbiamo un problema. Le alternative per la gente nel Terzo Mondo hanno una dimensione esterna e interna. Internamente dobbiamo trovare modi per relazionarci con la nostra natura, le nostre culture e storie per il benessere economico, sociale e culturale del nostro popolo. Quando iniziamo a fare questo, inevitabilmente ci troviamo di fronte l’aggressione esterna da parte delle potenze militari più distruttive degli stati capitalisti. Come possiamo concettualizzare alternative che ci metteranno in grado mantenere la coerenza di natura, culture, lavoro e allo stesso tempo difenderci dalle forze più distruttive che la civiltà umana abbia mai visto?

È utile ricordare che il mondo post-Guerra Mondiale è stato inaugurato da tre eventi di apertura: l’Olocausto, Hiroshima e Nagasaki e la partizione dell’India. L’Olocausto ha dimostrato le capacità distruttive che vengono rese possibili dall’incontro tra logica della competizione industriale, imprevedibilità dei mercati finanziari e potere statuale militarizzato. Hiroshima e Nagasaki hanno misurato la forza distruttiva della scienza comandata da uno stato militarizzato. Si può qui ricordare che il Giappone aveva offerto una resa quando hanno avuto luogo i bombardamenti atomici. La partizione dell’India ha dimostrato al mondo le terribili conseguenze della democrazia e del governo della legge quando vengono introdotti da potenze colonizzatrici. I semi della partizione del subcontinente sono stati seminati dalle politiche coloniali di ‘governo responsabile’. ‘Governo responsabile’, un po’ come la ‘promozione della democrazia’ oggi ha introdotto sistemi elettorali basati su elettorati comunitari che hanno classificato le persone in base alla religione. Quindi, come sviluppiamo strategie che sono rigenerative internamente e allo stesso tempo sviluppiamo capacità per resistere all’aggressione esterna?

2. Industrialismo e Democrazia
Con questa introduzione al mio approccio all’industrialismo passerò al mio secondo punto sull’industrialismo. Voglio iniziare ricordando qualcosa che ha detto un’anziana filosofa Tamil, Auvaiyaar. Ha detto “costruisci in piccolo e vivi in grande”. Se vuoi vivere in grande devi costruire in piccolo. L’industrialismo fa l’opposto. Costruisce in grande e le nostre vite diventano più piccole e sempre più prive di significato in dedali istituzionali che Kafka descrive così bene.

Industrialismo e democrazia sono fondamentalmente incompatibili. L’industrialismo tratta di produzione su larga scala basata sulla divisione del lavoro su una scala globale. L’industrialismo conta sull’espansione delle scale. In tutta la storia l’industrialismo ha cercato di espandersi da scale di produzione, distribuzione e consumo locali, nazionali, regionali a globali. Scale di produzione, distribuzione e consumo ampliate comportano appropriazione di natura e lavoro su larga scala. Scale di appropriazione ampliate richiedono grandi burocrazie ed eserciti professionali che dipendono meccanismi di comando e controllo. Presuppongono meccanismi legali e istituzionali che sono rimossi dalla mediazione umana e contano sulla mediazione da parte di tecnologia e legge moderna.

Grandi dighe richiedono grande gestione, grandi investimenti da parte di investitori globali, stati centralizzati e organizzazioni regionali e internazionali. Nei decenni passati abbiamo visto come questi progetti hanno condotto a repressione ed evacuazione ovunque. Lo stato turco desidera modernizzare l’economia, ma la diga di Ilysu causa il trasferimento di curdi. Ci sono due concezioni della natura e delle relazioni umane in competizione che si scontrano nel sito della diga. E se uno stato curdo costruisse la stessa diga? Farebbe differenza? In tutto il Terzo Mondo abbiamo visto stati impegnati nella decolonizzazione che sono finiti a fare quello che gli stati coloniali facevano in passato. Credevano nell’idea che il capitalismo sia possibile senza colonialismo e sono finiti senza né lo stile di sviluppo europeo, né l’indipendenza nazionale per la quale avevano combattuto. Grandi dighe hanno portato a trasferimenti su larga scala, hanno prodotto proteste e resistenza diffuse e questa volta la resistenza non ha prodotto i potenti movimenti anticoloniali che hanno scosso gli imperi del 19° secolo.
La democrazia invece comporta implica la partecipazione delle persone nelle decisioni sulle persone-nei-luoghi. I luoghi uniscono natura, lavoro e culture. L’industrialismo si è sviluppato rompendo relazioni tra natura e popoli. La rottura primaria ha liberato sia la natura che il lavoro da legami con il luogo. Ha aperto la strada alla mercificazione sia della natura che del lavoro e ha reso sia natura che lavoro “senza luogo”. Le tecnologie permettono all’acqua del fiume dietro casa mia di essere trasferita in un luogo distante. Potrei vivere in una valle ricca di fiumi e non avere acqua da bere a causa dell’appropriazione su larga scala da parte delle aziende imbottigliatrici. Le tecnologie impongono architetture alle società. Non importa se l’appropriazione su larga scala di natura e lavoro viene fatta da uno stato liberale, socialista o nazionalista.

La democrazia invece presuppone il ripristino dell’unità tra popoli e natura. L’unità tra la natura e le persone può avvenire solo in luoghi, non può avvenire nel mondo senza luogo delle istituzioni burocratiche. L’industrialismo del 19° secolo nel 20° secolo si è trasformato in militarismo. Le due guerre mondiali hanno modificato radicalmente il carattere della scienza industriale e le istituzioni dello stato e della società. Dalle guerre mondiali in poi il militarismo è stato il motore dell’innovazione scientifica e tecnologica e dell’innovazione legale e istituzionale. Le richieste alla scienza e alla legge sono definite dalle richieste del militarismo e dell’autorità. Il 20° secolo ha introdotto nuovi settori della scienza come la psicologia sociale, le “management sciences” e il comportamento organizzativo, cibernetica e tecnologie della comunicazione. Tutti questi settori e innovazioni sono stati sviluppati durante le guerre mondiali per fare la guerra, non la pace. Le guerre mondiali hanno integrato istituzioni di stati, militari, organizzazioni della società civile come università e associazioni e la ricerca delle scienze sociali in modo tale che i legami tra pubblico e privato, stato e società nell’era postbellica siano sfumati. Tra le burocrazie aziendali, scientifiche e legali e della conoscenza ci sono porte girevoli e di tanto in tanto leggiamo storie scandalose su questo fatto nella stampa.

Le grandi istituzioni sono complessi di leggi dove il potere è concentrato i piccoli nodi. D’altra parte la democrazia conta sulla contrazione delle scale. La democrazia implica partecipazione di persone collocate in luoghi. Il luogo unifica natura, lavoro e culture. L’ideologia del luogo è ‘rigenerazione’, rigenerazione di natura, società, vita. L’ideologia dell’industrialismo militare è il ‘frontierismo’ – conquista di popoli, natura e culture. La vera democrazia presuppone un tipo di scienza e legge molto diverso. La scienza è lo studio della natura. La scienza industriale studia la natura per appropriarsene per produzioni, distribuzione e consumo su larga scala. La legge è lo studio delle regole che governano le relazioni umane e con la natura. Nelle società industriali la legge crea complessi di grandi istituzioni all’interno delle quali colloca persone – il luogo delle persone nel mondo è in questa o quell’azienda, questa o quella organizzazione, all’interno della quale devono esistere. Per ripristinare l’unità tra persone e luoghi serve un altro tipo di scienza e di legge della scienza e della legge sostengono militarismo e industrialismo.

Il problema che abbiamo è che l’industrialismo fonde modernità e democrazia. Questa fusione e associazione del modernismo con la democrazia è problematica. Questo si verifica di più nel Terzo Mondo dove il governo coloniale ha creato istituzioni che sono tutto fuorché democratiche. Molti movimenti radicali in diverse parti del Terzo Mondo hanno evidenziato l’incompatibilità tra sviluppo industriale espansionista e democrazia formale. La sfida è: come colleghiamo i due concetti – industrialismo e democrazia nel dibattito pubblico e nella pratica politica? Questa è un’altra domanda per le politiche alternative.

3. “Resistenza con Rigenerazione”: Sfidare Legge, Scienza e Imperialismo`
Arrivo al mio ultimo punto sulla base di conoscenza per “resistenza con rigenerazione”. La base di conoscenza per l’industrialismo è l’insieme di conoscenze che chiamiamo illuminismo europeo. L’illuminismo europeo non è in alcun modo un insieme di conoscenze singolo omogeneo. Ciononostante l’illuminismo europeo è avanzato sfidando l’autorità della chiesa e la teologia. L’illuminismo europeo si è sviluppato nel corso della lotta contro il feudalesimo europeo. Il feudalesimo contava sull’autorità della chiesa per organizzare il potere e l’ordine nel mondo e la teologia era la fonte della legge.

L’illuminismo europeo si è sviluppato come l’antitesi di chiesa e teologia. Nell’Illuminismo la scienza ha preso il posto di dio e lo stato ha preso il posto della chiesa. La struttura della conoscenza dell’illuminismo era segnata dalle tradizioni intellettuali europee. In effetti traeva ispirazione dall’Europa pre-cristiana, in particolare dalla Grecia e da Roma per la sfida scientifica e di legge dell’illuminismo, ma manteneva la struttura di pensiero che la chiesa e la teologia avevano inserito nella società europea. Le basi culturali della modernità europea rimanevano coerenti con la storia e le tradizioni europee. Questo non era il caso nelle colonie. Nelle colonie, la scienza coloniale ha distrutto il nesso tra il mondo naturale e il mondo sociale. La scienza non è stata il risultato di trasformazioni nella società, ma piuttosto il risultato dell’introduzione coloniale di espropriare natura e lavoro. Le radici della scienza moderna nel Terzo Mondo nel migliore dei casi sono deboli.

Oltre cinquecento anni di pensiero illuminista hanno dominato le idee di scienza e legge e portato la civiltà umana in un baratro. Il logorio dell’ambiente è tutto intorno a noi. Abbiamo perso le nostre capacità di prendere decisioni sui bisogni fondamentali come il cibo che mangiamo, l’acqua che beviamo, il materiale con il quale costruiamo le nostre case. Viviamo in un mondo di incertezze – il crollo di una banca, un disastro nucleare, una calamità naturale, una decisione sociale, economica e tecnica sbagliata da qualche parte a Washington o Ginevra, un piccolo errore in qualunque posto può risultare in perdite su vasta scala e coinvolgere considerevoli settori della società, spesso lontani dal luogo dove sono state prese le decisioni. Con le scale di produzione, distribuzione e consumo in espansione, si espandono anche le scale dei disastri. Quello che è interessante della scienza postbellica è che gli scienziati che hanno dato incredibili nuovi contributi alla scienza sono stati i primi a riconoscere che potrebbero aver creato un mostro Frankenstein. Dopo i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki Einstein ha detto, ‘avrei fatto il calzolaio se avessi saputo che avrebbero fatto questo’. Oppenheimer, Nobert Weiner, Berners-Lee, tra gli altri, sono diventati critici delle loro stesse invenzioni. E bisogna chiedere perché? La loro critica rispetto alle loro scoperte suggerisce che c’è una dissociazione tra gli sviluppi nella scienza e nelle istituzioni sociali, compresi i contesti legali e costituzionali all’interno dei quali si muove la scienza.

Lo stesso vale per la legge. ‘Non esiste una cosa come la società’ ha detto Margaret Thatcher, una profeta del neo-liberismo. L’elevazione della legge contrattuale a ogni sfera della vita umana ha distrutto la stessa nozione di società. Dallo spazio al corpo, tutto può essere oggetto di contratti. ora c’è un esteso corpo di leggi sui contratti di surrogazione e su come vanno scritti. Contratti tra organizzazioni internazionali finanziare come la Banca Mondiale o il Fondo Monetari Internazionale dettano i tipi di modifiche legali e costituzionali che gli stati del Terzo Mondo devono adottare. I pensatori dell’illuminismo hanno elevato i contratti a un livello metafisico perché i contratti erano volontari e sfidavano la fonte soprannaturale del diritto nella teologia. Bisogna chiedersi cosa c’è di volontario nel fatto che una donna povera del Terzo Mondo acconsenta a un contratto di surrogazione con una coppia europea senza figli o un uomo povero acconsenta donare un rene a una persona ricca perché non hanno altri mezzi per guadagnare i soldi che gli servono?

Legge e scienza erano centrali nel pensiero illuminista. Molta della conoscenza moderna si è sviluppata dall’inquadramento concettuale di domande sulle relazioni umane verso la natura e tra le persone. Nel resistere al feudalesimo, i pensatori dell’illuminismo si sono ribellati contro i legami con il luogo. Si sono ribellati contro la santità della natura perché quella santità era dettata da dio, si sono ribellati contro la legge naturale perché proveniva dalla teologia. Tuttavia non ci sono state rivoluzioni anti-feudali nel Terzo Mondo. Nel Terzo Mondo l’imperialismo ha cooptato le società feudali nel loro complesso in strutture imperiali di potere e governo. Dal colonialismo in poi, feudalesimo e imperialismo sono coesistiti in modi che si rafforzavano reciprocamente. Non è sorprendente che nessuna nuova scienza o legge si sia sviluppata dalle lotte di liberazione nazionale.

I movimenti di liberazione nazionale credevano che una volta rimossi i governanti coloniali, la scienza moderna e il costituzionalismo potessero essere usati per il benessere del loro popolo. Invece l’imperialismo è riapparso in larga misura come neo-colonialismo e poi neo-liberalismo tramite scienza e tecnologia e legge e istituzioni. Analogamente le rivoluzioni socialiste hanno costituito una fonte di ispirazione nelle sfide politiche al capitalismo. La ricostruzione socialista contava sulla stessa scienza e gli stessi sistemi legali positivi che aveva prodotto l’illuminismo. I socialisti credevano che dopo aver rimosso i capitalisti dal potere avrebbero potuto imbrigliare la scienza e la legge moderna dell’illuminismo per creare una società uguale e giusta. La maggior parte dei contadini riconoscerà il detto “non puoi piantare un seme e raccogliere un frutto diverso.” Con la conoscenza è lo stesso.

Einstein ha detto “nessun problema può essere risolto partendo dallo stesso livello di consapevolezza che lo ha creato.” Non possiamo usare la conoscenza capitalista o imperialista per esercitare l’autodeterminazione. Nel pensare ad alternative la sfida è: possiamo andare oltre la critica dell’economia e della politica per interrogare le precondizioni che sostengono il tipo di economia politica che abbiamo? Quali sono i presupposti per il complesso militare-industriale in cui viviamo? Di che tipo di conoscenza abbiamo bisogno per costruire una società che è l’antitesi dell’illuminismo? Da dove verrà la conoscenza?