Rojava: come funzionano le comuni curde
Viaggio nelle Comuni del Kurdistan siriano minacciate dall’Is. Dove vige la democrazia pura. E politica, giustizia ed economia sono governate dal popolo.
È la guerrigliera più famosa di Kobane. Quarant’anni, nome di battaglia Nalin Afrin, come la Regione dalla quale proviene, la comandante Mayssa Abdo si è ritagliata sul campo di battaglia l’epiteto di eroina.
I curdi e le curde che coordina in combattimento la descrivono «colta, riflessiva, intelligente». Di quell’intelligenza strategica e sensibile che le donne dimostrano anche quando vanno in guerra.
Nella Regione autonoma di Rojava, il Kurdistan occidentale sfuggito al controllo del regime siriano, gli abitanti diventati partigiani hanno dato straordinaria prova di resistenza.
UN MODELLO DI DEMOCRAZIA PURA. È in questo territorio che uomini e donne, in un sistema paritario né patriacale né matriarcale, stanno cercando di costruire un modello di democrazia pura.
Se la bandiera nera dell’Isis (Stato islamico della Siria e dell’Iraq) è caduta dalle alture di Kobane, il merito, dicono i guerriglieri delle Forze di autodifesa curde (Ypg), è proprio della comandante Afrin: una donna che sa «prendersi cura dello stato mentale dei combattenti e interessarsi dei loro problemi».
Migliaia di altre curde sono in trincea per respingere i jihadisti, anche in Iraq, in soccorso dei «fratelli» di Mosul.
Alcune sono state catturate e uccise. Altre si sono fatte esplodere da martiri, pur di non cadere umiliate nelle mani dell’Is.
L’IDEOLOGO È IL LEADER DEL PKK. Con l’ideologo Abdullah Öcalan, leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), chiuso nella sua isola-prigione, e con il comunismo al tramonto, realizzare un laboratorio di egualitaritarismo, dove le ricchezze sono redistribuite e il popolo governa attraverso le Comuni, i centri del potere superiori, sembrava un’utopia fallita nel corso della storia.
Persino Öcalan si era piegato al compromesso, trattando con il governo turco forme d’autonomia ridotta.
Invece a una manciata di chilometri, nell’inferno siriano, i semi di 30 anni di lotta hanno germogliato e prodotto frutti.
Nel 2014 le Comuni del Pkk nel laboratorio di Rojava
Guerrigliere curde in difesa di Kobane.
Nei 20 anni vissuti in Siria, il fondatore del Pkk ha reclutato militanti e diffuso programmi e strategie per la rivoluzione.
Principi di «autonomia democratica» li chiamano i curdi-siriani che, dal 19 luglio 2012, con la conquista di Kobane (in arabo Ayn al Arab), hanno iniziato a propagare nel Kurdistan siriano il loro modello strutturato di democrazia dal basso.
Dal controllo politico, alla giustizia e alle attività economiche, tutto nella regione di Rojava è regolato secondo il principio ‘una testa, un voto’.
CELLULE DI 50 ABITAZIONI. L’atomo della rappresentanza diretta sono le Comuni: cellule di 50 abitazioni, corrispondenti a due-tre strade nelle città e nei villaggi, dove i cittadini riuniti eleggono tra i cinque e i sette rappresentanti.
A loro volta i delegati portano le istanze delle Comuni alle Assemblee rionali, le quali riferiscono i problemi alle Assemblee regionali.
Il mandato è di durata annuale o biennale, ma, quando lo ritiene necessario, il popolo ha il potere di eleggere sostituti.
Il sistema piramidale ha come vertice l’Assemblea del Kurdistan occidentale (Mgrk), presieduta da due personalità e coordinata da un’amministrazione di 33 membri.
Motore ideologico della catena è il Partito d’Unione democratica (Pyd), ala siriana del Pkk e maggiore forza politica della Regione, della quale le Forze di autodifesa curde (Ypg) sono il braccio armato sin dalla loro fondazione nel 2004.
VERSO L’UNITÀ CURDA. Assieme ad altri 16 partiti curdo-siriani, non necessariamente socialisti, l’Assemblea del Kurdistan occidentale del Pyd si è allargata nell’Assemblea nazionale curda della Siria (Enks), istituendo infine, nel luogo simbolico di Erbil, che si trova nel Kurdistan iracheno, l’Alto consiglio curdo di unità nazionale.
Nella costituenda Regione popolare di Rojava, i marxisti hanno un peso preponderante maggioritario, ma non tutti i distretti sono amministrati dal Pyd. Minoranze e divergenze ideologiche, anche ampie, vengono democraticamente ammesse e posso accedere al potere. Sopra le divisioni prevale lo sforzo comune per la difesa e l’indipendenza dei curdi.
Le Assemblee di quartiere comandano il Consiglio nazionale
Dall’Alto consiglio curdo siriano – riconosciuto internazionalmente nel 2013 tra gli interlocutori della Conferenza di pace a Ginevra – dipendono il Comitato della diplomazia, il Comitato dei servizi sociali e il Comitato della difesa che agiscono nei territori controllati.
Ma neanche questa struttura è verticistica, perlomeno non dall’alto verso il basso.
Nelle Assemblee delle Comuni, riunite ogni settimana o al massimo ogni 15 giorni, sono istituite commissioni su svariati settori: dai comitati economici locali che redistribuiscono i beni nella comunità e danno sussidi ai bisognosi, agli organi per la risoluzione pacifica dei conflitti, attraverso la negoziazione.
SISTEMA ANTI-CAPITALISTICO. Nella Kobane assediata, cuore pulsante della «libertà democratica, ecologica e di genere» di Öcalan, ci sono Case delle donne, centri culturali e artistici, associazioni di assistenza alle famiglie.
Le nuove attività economiche sono regolate come cooperative: gli utili garantiscono il mantenimento di numerose famiglie, ma il sistema anti-capitalistico di base ha bloccato, per esempio, l’aumento dei prezzi di beni essenziali per il vuoto di controlli statali.
Durante la guerra civile, questo sistema organizzato di democrazia popolare si è imposto nei tre cantoni di Royava: Cizre, la Kirkuk siriana con i maggiori giacimenti petroliferi della Siria; Kobane lungo l’Eufrate ed Efrin, la terra della guerrigliera Nalin; e viene sperimentato anche nella provincia di Aleppo controllata dai curdi.
LA TURCHIA CONTRO ROJAVA. I confini della Regione autonoma sono mobili e il processo rivoluzionario è ancora in corso. Una rete di oltre 100 municipi (controllati dalle assemblee popolari) garantisce i servizi di base, incluso il controllo territoriale, in un regime di piena parità di genere.
Le Unità di difesa delle Donne del Ypg sono in prima linea, assieme alle minoranze cristiane, assire e arabe, che si riconoscono nel progetto politico di Rojava.
Il contesto, certo, non aiuta, anche perché i curdi-siriani portano avanti una rivoluzione scomoda per lo status quo: il fiume Eufrate e le risorse petrolifere fanno gola ai jhadisti dell’Is.
E la Turchia, che in Rojava vede incarnarsi lo spettro del Pkk, fa di tutto per distruggere le Comuni parigine risorte in Kurdistan, nel 2014. Con l’embargo alla frontiera ma anche alimentando le divisioni tra curdi.
di Barbara Ciolli
lettera 43