Retroscena della nuova escalation in Siria

Come vanno inquadrati gli attuali conflitti tra USA e Russia nel contesto della situazione politica mondiale? Gli USA e la Russia sono le due potenze militari più importanti al mondo. Entrano continuamente in conflitto tra loro a livello internazionale. Entrambe le potenze cercano in particolare di costruire la loro egemonia in Asia Centrale, in Eurasia e nel Medio Oriente. Cercano di imporre il loro rispettivo potere a livello regionale. Da quando Putin, lui stesso un ex agente del KGB, è arrivato al potere in Russia, la Russia ha cercato con successo di ampliare la propria influenza in aree che in precedenza entro sotto influenza sovietica. Sotto la guida di Putin la Russia è riuscita a controllare accanto alle relazioni militari e politiche, anche significative fonti energetiche. In questo modo è stato costruito un equilibrio importante nei confronti dell’Europa. Essendo stati battuti dal punto di vista militare, la Russia ha attribuito grande significato all’allargamento della propria influenza in Medio Oriente. Le relazioni politico-militari della Russia con l’Iran in questo contesto sono di particolare rilevanza. La Russia attraverso la partecipazione alla guerra in Siria ha usato anche la propria forza militare nella regione del Mar Nero. Così è stato mostrato alla NATO che la Russia nella regione è una potenza importante.

Gli USA nell’anno 2001 hanno occupato l’Afghanistan e con questo hanno reso chiara la pretesa di essere l’unica potenza guida capitalista globale. Gli strateghi USA hanno sviluppato la pretesa di costruire capacità militari con le quali si poteva fare la guerra contemporaneamente in tre diverse regioni del mondo e al bisogno eseguire anche diverse operazioni di occupazione. Da questo punto di vista gli USA erano considerati l’Impero Romano del 21° secolo. Afghanistan e Iraq venivano considerati parte di questa strategia. Gli USA con la costruzione di basi militari in Medio Oriente e Asia Centrale hanno cercato di imporre il proprio potere in Asia.

Nei 17 anni passati da allora, la Russia è riuscita a esercitare di nuovo un certo grado di controllo in Medio Oriente e in Eurasia. Gli USA in Afghanistan hanno subito pesanti sconfitte e non sono riusciti a imporre alcuna stabilità politica. Anche in Iraq non sono riusciti a imporre il loro potere come previsto. Gli USA in Medio Oriente e in Asia Centrale hanno perso influenza in modo decisivo. Nella competizione tra gli USA e la Russia in Siria si tratta quindi soprattutto della questione di chi riesce a imporre con maggiore successo la propria strategia per il Medio Oriente. Questa guerra si vede nel modo più chiaro in Siria. Da un lato c’è la Russia e dall’altro gli USA che esercitano controllo sugli Stati del Golfo e vogliono mantenere questa situazione così com’è. Chi alla fine si imporrà, verrà deciso dagli equilibri e dalle alleanze regionali.

Ultimamente si parla di nuovo di più di una nuova “Guerra Fredda”. Questa analisi a suo parere è calzante?

Ogni fase storica e politica produce strategie militari e politiche che le sono adatte. La strategia della “Guerra Fredda“ del recente passato era espressione di un conflitto tra il ‚mondo capitalista‘ e il ‚mondo socialista‘. I conflitti tra i due schieramenti nemici avvenivano in quasi tutte le parti del mondo. L’equilibrio di potere tra Unione Sovietica e USA in questo senso era la conseguenza di un conflitto tra due diversi sistemi ideologico-politici.

L’Unione Sovietica e il Patto di Varsavia alla fine si sono sciolti. La Russia ormai a livello economico e politico è diventata una parte importante del sistema globale capitalistico. La Russia in ascesa non ha sviluppato un’alternativa al modello globale, ma armonizza molto con il sistema globale. Quindi non è possibile che gli USA e la Russia per via del loro scontro di potere regionale in Medio Oriente entrino di nuovo in una fase di ‚Guerra Fredda‘. Mancano le basi economiche e politiche per questo. Lo scontro di potere nella regione avviene sullo sfondo dei rispettivi interessi militari, politici e economici delle due potenze. Quindi penso che non sarebbe giusto definire questa nuova fase come una nuova ‚Guerra Fredda‘.

A fronte delle schermaglie militari nell’ambito dei conflitti regionali delle due potenze si può parlare del pericolo di una nuova guerra mondiale?

La concorrenza degli USA e della Russia continuerà nell’ambito di scontri regionali. Questa concorrenza e i conflitti che vanno di pari passo con essa, a fronte delle relazioni globali non prepareranno la strada per una guerra mondiale nello stile del passato. Ci troviamo in un tempo nel quale a livello globale è egemonica un’economia transnazionale. Per questo penso che una guerra mondiale nello stile della Prima o della Seconda Guerra Mondiale non risponderebbe agli interessi del sistema globale.

Se proprio vogliamo parlare di una guerra mondiale, possiamo dire che la Terza Guerra Mondiale attualmente viene effettivamente condotta nella forma di guerre regionali. Si distingue quindi nella sua tipologia dalle precedenti guerre mondiali. Questa guerra è iniziata con l’occupazione dell’Afghanistan e viene continuata con le guerre in Iraq, Libia e Siria. Questo nuovo tipo di strategia di guerra globale anche in futuro verrà continuata piuttosto in forma di guerre regionali.

Uno scontro diretto di USA e Russia non ci sarà. Se consideriamo i recenti attacchi di USA, Francia e Regno Unito contro la Siria, vediamo che non sono state attaccate forze russe e anche la Russia non ha messo in azione il sistema di difesa anti-aereo S-400. Questo equilibrio continuerà. L’operazione contro la Siria quindi resta limitata e non verrà allargata come in parte atteso. Già è abbastanza difficile portarla avanti. In un mondo in cui numerosi Paesi dispongono di armi nucleari, una guerra mondiale nella quale tutte le parti perderebbero, è molto improbabile. Anche la guerra in Siria non aprirà la strada a una guerra del genere.

I diversi attori che partecipano ai conflitti in Medio Oriente sembrano seguire strategie diverse rispetto alla Siria. Possiamo parlare del fatto che gli attacchi di USA, Francia e Regno Unito contro la Siria a livello internazionale porteranno a una nuova formazione di blocchi?

La risposta a questa domanda è in relazione diretta con la risposta alla prima domanda. È chiaro che questa formazione di blocchi non avviene tra un campo capitalista e un campo comunista e anche in futuro non avverrà lungo confini simili. L’operazione in Siria è espressione di una lotta di concorrenza tra le potenze globali USA e Europa da una parte e le forze in rapida ascesa Russia e Cina dall’altra. Inoltre il conflitto mostra che entrambe le parti in Medio Oriente e in Asia Centrale cercano di imporre i rispettivi interessi e in questo modo entrano in concorrenza tra loro. In questo si arriva anche a seri conflitti tra Europa e USA che si comportano da dominatori unici. Russia e Cina non si comportano, come forse si ritiene, nel quadro di un accordo comune univoco. Anche la Germania ha dichiarato di non voler dare un appoggio attivo per la guerra in Siria. In modo simile, la Cina nonostante la sua appartenenza al Consiglio di Sicurezza dell’ONU non ha svolto un ruolo attivo per una fine della crisi siriana. Per questo non sarebbe giusto parlare di una formazione di blocchi classica a fronte delle lotte di potere degli USA e della Russia in Siria. Così gli USA e la Russia p.es. nell’ambito delle loro relazioni energetiche sono molto dipendenti gli uni dall’altra. Nella NATO sono rappresentati gli USA e l’UE e tuttavia l’UE ha posto il veto contro l’ingresso dell’Ucraina nell’UE. Mentre gli USA vogliono condurre una nuova politica di escalation nei confronti dell’Iran, l’UE si rifiuta. Per questo non penso che il conflitto in Siria a livello globale porterà alla formazione di blocchi strategici. Gli eventi nella regione confermano questa valutazione.

Come ragione per l’operazione ci si è serviti dell’uso di gas tossico da parte del regime di Assad. Il regime di Assad in questo periodo può davvero aver usato gas tossici a Ghouta est?

Come sa, attacchi con gas tossici in Siria sono stati portati all’ordine del giorno già diverse volte. Più tardi è venuto fuori che i tentativi di usare gas tossici non sono stati attuati dal regime di Assad ma da organizzazioni islamiste radicali. Inoltre dopo l’occupazione di Ghouta i militanti islamisti vicini alla Turchia, insieme alle loro famiglie, sono stati portati a Al-Bab e Idlib. Non sembra logico che in un periodo in cui i gruppi islamisti hanno preso la decisione di abbandonare Ghouta, ora da parte del regime di Assad venga usato gas tossico. Regimi come quello di Assad hanno il potenziale di usare gas tossici. Ma l’uso a Ghouta non è particolarmente realistico. Inoltre non è Assad che conduce la guerra siriana, ma la Russia e l’Iran. Senza la decisione e l’approvazione di queste due forze, una mossa del genere non è pensabile. Né la Russia né l’Iran permetterebbero di usare armi chimiche.

Che obiettivo persegue l’alleanza a tre di USA, Francia e Regno Unito?

Come pretesto è stato usato l’impiego di armi chimiche e si è detto di avere prove. La Russia ha chiesto di presentare queste prove, ma non sono stati messi sul tavolo fatti chiari. Questo significa che fondamentalmente non si tratta delle armi chimiche. Al centro di questa operazione ci sono gli USA. Regno Unito e Francia possono essere definiti sostenitori attivi. L’obiettivo primario di USA, Regno Unito e Francia è di spezzare la crescente influenza della Russia in Medio Oriente e di limitare le sue sfere di influenza. Si tenga presente che dopo l’avvelenamento del presunto agente doppiogiochista russo a Londra, la Russia è stata dichiarata colpevole e una serie di Paesi NATO, soprattutto Regno Unito e USA hanno istigato una guerra diplomatica contro la Russia. Molti diplomatici russi sono stati espulsi. La Russia ha risposto a questo. Anche alla base delle „operazioni “ contro Mosca dopo l’avvelenamento, dove anche in questo caso non sono state presentate prove serie, c’è la crescente influenza della Russia nella politica internazionale. Le implicazioni militari e politiche della crescente influenza della Russia, in particolare in Siria, in Medio Oriente si fanno sentire. Questo in un certo qual modo è un attacco all’ara di influenza degli USA. Il crescente allargamento dell’egemonia della Russia in Medio Oriente equivale alla trasformazione dell’equilibrio di forze e relazioni nei prossimi anni. Serviva un messaggio per arginare la crescente influenza della Russia. L’operazione contro la Siria conteneva sostanzialmente un messaggio per la Russia. È chiaro che la Russia ora rifletterà più volte su ogni possibile avanzata militare.

Come parte di questa fase vanno considerati anche gli effetti di simili operazioni sull’economia della Russia, dove il rublo ha subito una seria perdita di valore. La Russia non cambierà nella sostanza la sua strategia in Medio Oriente, ma attribuirà ancora più significato all’equilibrio di forze. La Francia, in particolare in Rojava ha preso la decisione di diventare più attiva militarmente. Con la partecipazione all’operazione ha voluto rappresentare sia la sua forza sia la sua posizione nella regione.

Un altro punto è il contenimento della crescente influenza dell’Iran in Siria. La Siria nella politica di egemonia regionale dell’Iran assume un ruolo strategico. Che il sostegno a Damasco porti frutti, dal punto di vista geopolitico significa che l’Iran diventa un vicino nel Mediterraneo. In un caso del genere gli equilibri del Medio Oriente avranno esito positivo per l’Iran. Arginare l’Iran in Siria è di importanza vitale soprattutto per gli interessi strategici di Israele.

In che modo questa operazione è legata alla politica di Trump sull’Iran?

Questo è il problema fondamentale. Con il governo Trump sono apparsi cambiamenti fondamentali. I nuovi conservatori a Washington sono diventati di fatto una potenza. Vogliono avviare una fase che assomiglia alla strategia di guerra della seconda era Bush. Come in passato, come obiettivo primario è stato scelto l’Iran. Ma ci sono differenze rispetto agli anni 2000. È una realtà il fatto che in parallelo all’incredibile crescita di Russia e Cina, anche l’Iran è rafforzato militarmente economicamente e ha conquistato vantaggi diplomatici e politici. Per questo un’ampia operazione militare contro l’Iran è molto difficile. Sembra piuttosto che si intenda arginare le sfere di influenza dell’Iran. Si intende spezzare l’influenza militare e politica dell’Iran su Iraq, Yemen e Siria. È noto che una parte importante delle truppe di terra che combattono in Siria sono militanti di Hezbollah e Guardiani della Rivoluzione iraniani. Con l’operazione contro la Siria gli USA hanno dato un messaggio serio anche all’Iran. L’operazione è rivolta sia contro la Russia come attore centrale nella zona, ma ha effetti anche sull’Iran. Arginare l’Iran in Siria è desiderio anche di Israele, Arabia Saudita e Egitto. Con questo ogni avanzata nei confronti del regime di Assad è una risposta contro l’Iran.

Questa operazione può essere valutata anche come un messaggio alla Turchia che fa parte dell’alleanza di Astana e occupa Afrin?

Ankara ha reso pubbliche numerose dichiarazioni su Manbij e i territori a est dell’Eufrate. Ci sono state perfino dichiarazioni che si sarebbe intervenuti a Manbij così come lo si è fatto a Afrin. Era chiaro che dopo l’occupazione di Afrin sarebbe arrivata all’ordine del giorno la questione di Manbij. Anche se gli attacchi aerei di USA, Regno Unito e Francia avevano come obiettivo diretto il regime di Assad, contenevano anche un messaggio per la Turchia. Questa operazione ha dimostrato quale reazione ci sarà se la Turchia si rivolge direttamente o indirettamente contro Manbij. La Francia con l’operazione ha dato una risposta alla minaccia di Erdogan riferita allo spostamento di soldati francesi a Manbij. Significa che perfino un piccolo avanzamento della Turchia verso Manbij porterà con sé reazioni molto dure. Gli USA, che non consideravano il cantone di Afrin una loro zona di sicurezza e hanno incoraggiato Ankara a attaccare Afrin, a Manbij prenderanno una posizione opposta.

di Dr. Mustafa Peköz, Il politologo