Report della II delegazione a Sur -Amed
Pur essendo stata dichiarata la fine del coprifuoco Sur, l’antico distretto di Diyarbakir, è ancora sotto assedio. Circa la metà dei quartieri sono stati liberati, ma tank e blindati, poliziotti e chekpoint arrangiati con sacchi di sabbia e teli di plastica sono disseminati ovunque per le strade e accedervi comporta perquisizioni e l’impossibilità di scattare foto o registrare video. Circa duemila persone sono tornate nelle proprie case ma vi vivono in condizioni precarie. Le strade sono allagate, le fognature, le condutture dell’acqua sono state sfondate.
Nella metà di Sur ancora sotto assedio è impossibile l’accesso per chiunque anche se i combattimenti, i bombardamenti sono finiti, non ci sono più scontri a Sur. Il perché della permanenza della polizia lo spiega una volontaria del Dtk, il congresso della società democratica: “Molto probabilmente stanno facendo pulizia, eliminano ogni prova della repressione prima di andare via per evitare l’errore commesso a Cizre dove, dopo la fine del coprifuoco, le famiglie di sfollati sono rientrate nelle proprie case, in quello che ne era rimasto, e la realtà è stata scioccante. Cadaveri bruciati, corpi mutilati. Non è stato risparmiato nessuno, bambini, donne, uomini”. Niente di tutto ciò deve essere rinvenuto a Sur.
Ma le macerie sarà difficile rimuoverle, impossibile ricostruire in poco tempo interi palazzi sventrati, colmare i buchi nei muri, ripristinare finestre, porte, risollevare scale. Desolazione e macerie ovunque rimangono a testimoniare lo scempio, la violenza. Impossibile ripulire, resettare il cervello, l’anima dei bambini di Sur che giocano a rincorrersi e a spararsi nelle strade divelte, armati di pezzi di legno imbracciati a mo di Kalashnikov, di pietre lanciate a frantumare l’ultimo brandello di calce penzolante dai muri smembrati.
a cura di Valentina