Report da Osservatori elettorali del gruppo Amed

Premetto che colui che scrive è rimasto ad Amed bloccato da un “incidente” al ginocchio, nulla di grave, ma il buon senso ed il consulto con gli “esperti medici” presenti nella delegazione mi consigliano di non agitarmi troppo, cercherò almeno di rendermi utile inviando gli aggiornamenti che mi giungono.

Stamane il nostro gruppo di 7 persone presente in zona per monitorare lo svolgimento delle elezioni amministrative si è incontrato con i compagni del BDP (Partito della pace e della democrazia, l’unico partito kurdo ufficialmente riconosciuto) nella sede centrale per avere gli ultimi dettagli sulle modalità pratiche delle operazioni di voto e sui diritti e comportamenti delle delegazioni internazionali fuori e/o dentro ai seggi (a volte vi si riesce ad accedere). Saremo insieme ai compagni del partito e sarà presente un avvocato del luogo. Eventuali irregolarità, minacce, presenza di militari o polizia all’interno del seggio, saranno tempestivamente comunicate e rese pubbliche.

Sono giunte delegazioni di militanti da diversi paesi europei, gli italiani saranno presenti in piccoli gruppi a Elazig, Bingol, Wan, Urfa, Mardin, Amed. Si da importanza alla presenza di tali testimoni durante queste elezioni che potrebbero vedere crescere di molto i numeri degli eletti in quota al BDP. Oltre al generale consenso da parte dei kurdi c’è da registrare anche l’importante alleanza con i partiti dell’estrema sinistra turca non nazionalista. Anche le tante minoranze etniche presenti nella zona kurda si sentono rappresentate da questo partito che si ispira come modello al cosiddetto “paradigma di Ocalan”: l’Autonomia Democratica, diritti per tutti indipendentemente dall’etnìa o dalla religione, meno deleghe e più controllo popolare. Un progetto che vede una sua realizzazione pratica (seppur fra mille ostacoli) nel Rojava, la regione autonoma a maggioranza kurda nel nord della Siria che, nonostante i violenti attacchi dei mercenari jadisti (favoriti ed equipaggiati in primis dal governo turco) è riuscito a dare una relativa sicurezza alla popolazione tutta e finalmente parità di genere. La questione femminile è e resta di primaria ed assoluta importanza per i kurdi in lotta così come per il loro leader Apo Ocalan recluso,sappiamo come, da 15 anni.

Qui la parità di genere si fa pratica: tutte/i i candidati del BDP sono doppi, una donna e un uomo e se eletti, nel 50% dei comuni governerà una donna, nel 50% un uomo. Tutte/i avranno comunque al suo fianco il coosindaco di genere opposto.  La speranza e la previsione di fare il “pieno” nella maggior parte delle province kurde sono alte, ma i brogli sono dietro l’angolo e le provocazioni preelettorali non sono mancate: Lupi Grigi del MHP, fascisti, nazionalisti e forze dell’ordine hanno continuamente insanguinato la campagna elettorale con attacchi alle sedi e ai militanti del BDP nelle zone a maggioranza turca. Tre giorni fa qui ad Amed un bimbo di 10 anni è finito in rianimazione, colpito in testa da un lacrimogeno. L’altro ieri durante un improbabile comizio di Edogan a Wan (città kurda distrutta oltrechè dal terremoto anche dalle nefaste politiche governative) un oppositore è stato sparato al petto da un poliziotto (la foto è circolata). E nessuno dimentica ciò che accadde poche settimane dopo l’ottimo risultato conseguito dal BDP nelle precedenti amministrative del 2009: decine di sindaci kurdi neoeletti, consiglieri comunali, insegnanti, avvocati, militanti per i diritti umani, studenti, cittadini per un totale di 2.000 persone furono improvvisamente incarcerati con la ridicola accusa di terrorismo (pare accada anche in Italia…), altri sono stati arrestati in seguito per un totale di 10.000 dal 2009. Insomma un affidabile  partner per Stati Uniti ed Europa, un fedele alleato Nato.

Altra questione nodale è quella ecologica, in tutta la Turchia il progressivo ingresso di capitale transnazionale favorito dalle solite politiche governative ultraliberiste ha provocato e provoca una continua devastazione dei territori preda di selvagge speculazioni e progetti faraonici: dighe, centrali di ogni tipo, caserme, lottizzazioni, deforestazioni, ogni scusa è buona. Qui ad Amed è stato per ora sconfitto il progetto che prevedeva il taglio della foresta di Hevsel, unico polmone verde ai margini della città, la pronta mobilitazione sopratutto dei giovani edotti anche dalla resistenza a Gezi Park ed il presidio permanente tuttora in corso hanno fermato le ruspe e fatto accantonare il progetto, ma 7.000 alberi sono stati giustiziati e molti animali selvatici sono stati deliberatamente avvelenati. Ce lo raccontano due giovani ragazze militanti dell’Associazione Ecologica della Mesopotamia qui in città, all’interno del piccolo ma confortevole edificio dato in uso gratuito all’associaz. dalla municipalità (BDP).A noi pare strano ma qui in Kurdistan i sindaci stanno con il popolo, lottano con il popolo e vanno in galera come il popolo. Sono i prefetti governativi quelli che comandano ed impongono, polizia ed esercito sono quelli che eseguono.

Domani “election day”, in nottata i primi esiti.

Saluti libertari