Quindicimila ulivi per dare un futuro ai curdi di Kobane. A Fano un progetto di rinascita sociale
Aiutare i curdi del nord della Siria a rinascere. Anche risanando gli alberi di ulivo che potrebbero sostenere l’economia agricola locale, cominciando dal fornire lavoro e reddito alle famiglie sopravvissute ai massacri della guerra. E’ l’obbiettivo di Kobane Roots (radici), un progetto nato per contrastare la desertificazione nell’area di una città che si è trovata fino a due anni fa al centro degli scontri tra curdi, Isis, forze governative siriane e tutti gli attori internazionali coinvolti nel terribile conflitto che ha provocato l’esodo di milioni di profughi.
E tutto ciò puntando a risanare 15 mila ulivi già presenti nella regione, costruendo impianti di irrigazione e tutto il necessario per dare speranza , attraverso la costituzione di una cooperativa a 80 famiglie della martoriata zona di confine tra Siria, Turchia e Iraq. Una zona questa, che è parte di quel grande Kurdistan geografico che nonostante gli sforzi del suo popolo e della sua gente per combattere estremisti islamici, milizie oscure e gruppi mercenari di varia origine – ancora non esiste come nazione indipendente e sovrana. E sembra di là da venire, considerando le intenzioni delle grandi Potenze e gli enormi interessi economici ed energetici in gioco.
Di tutto questo si parlerà nel pomeriggio di martedi 5 febbraio a Fano, presso la Mediateca Montanari. L’occasione sarà la presentazione del libro “Make Rojava Green Again”, incentrato sulle esperienze di ecologia sociale discusse e sviluppate nella pratica nella Comune internazionalista del Rojava. Parteciperà Anselm Schindler, responsabile della campagna di Kobane Roots in Europa. L’incontro, molto apprezzabile anche per capire il presente che viviamo in Occidente, in termini di emergenze umanitarie – è stato promosso dalla biblioteca Travaglini insieme con l’ Unione Contadina U.S.I.-C.I.T di Fano .
di Marco Traini