Prigioniero politico curdo giustiziato nel Kurdistan iraniano

Kurdistan iraniano. Il prigioniero politico curdo Morteza Rahmani è stato giustiziato nel carcere centrale di Sinê (Sanandaj) all’alba di mercoledì mattina, lo ha riferito l’Agenzia Stampa degli Attivisti per i Diritti Umani (HRANA) in Iran. Rahmani è stato in carcere per 6 anni per “essere membro di uno dei partiti di opposizione del Kurdistan orientale”, e per aver “assassinato due persone della Guardia Rivoluzionaria”. Il detenuto curdo è stato anche accusato di ” inimicizia contro Dio” ed era stato condannato complessivamente a un totale di tre volte l’esecuzione.

HRANA ha dichiarato che non c’erano prove evidenti nel processo nel processo di accusa di Rahmani, osservando che il suo interrogatorio e il suo processo si sono svolti in segreto.Morteza Rahmani, del villaggio di Tylkou, a Kamyaran nella città di Sinê nel Kurdistan orientale (Rojhilat), è stato incarcerato nel 2011 ed è stato condannato ala pena di morte nel 2013.

Secondo il sito Hengaw il 26 luglio quattro curdi sono stati giustiziati nel carcere “Darya” a Wrme (Orumiyeh), Kurdistan iraniano. Fin dalla sua nascita nel 1979 il regime islamico ha imposto norme e leggi discriminatorie contro i curdi in tutti i campi ,sociali, politici ed economici.La minoranza curda dell’Iran vive principalmente nella parte occidentale e nord-ovest del paese.Vivono discriminazioni nel godimento dei loro diritti religiosi, economici e culturali. Ai genitori è vietato di registrare i loro bambini con certi nomi curdi, e le minoranze religiose che sono principalmente o parzialmente curde sono prese di mira da misure atte a stigmatizzarle e isolarle.

I curdi sono anche discriminati nell’accesso all’impiego , ad un adeguato alloggio e ai diritti politici, e così soffrono di una radicata povertà che li ha ulteriormente emarginati. I difensori dei diritti umani, le comunità di attivisti, e i giornalisti spesso si trovano di fronte ad arresti arbitrari, e a indagini giudiziarie.Altri – inclusi alcuni attivisti politici – soffrono di torture, di prove grossolanamente ingiuste davanti ai tribunali rivoluzionari e, in alcuni casi, della pena di morte. Si stima che oltre 12 milioni di curdi vivano nel Kurdistan iraniano.