PJAK: Se le esecuzioni dovessero continuare, saremmo costretti ad agire
Saman Nasim è un attivista politico che è stato condannato alla pena di morte dal regime iraniano. Questo ha creato un’ondata di preoccupazione in tutto il mondo, preoccupazione che aumenta con il passare dei giorni.
Il 9 febbraio Human Rights Watch ha reso noto che un prigioniero politico condannato a morte di nome Saman Nasim, in carcere da quando aveva 17 anni, era stato torturato, aggiungendo inoltre che le prove portate durante le indagini erano insufficienti e che quindi si sarebbe dovuta sospendere la condanna a morte.
Il partito della vita libera del Kurdistan (PJAK) ha pubblicato un comunicato dove si afferma che la pena di morte non è utile al Paese in quanto crea solo paura e ansia tra i cittadini. Questo strumento inoltre riduce le possibilità di creare uno stato democratico e di trovare una soluzione alla questione curda.
Questo comunicato è arrivato dopo lo sciopero della fame portato avanti dai prigionieri politici nel carcere di Urmiye. I loro sforzi sono la dimostrazione che l’Iran arresta prigionieri politici, cosa che ha negato per molto tempo. Il regime iraniano non ha rilasciato commenti sulle sue azioni inumane, che includono le esecuzioni per impiccagione.
PJAK è fortemente contrario alle azioni del regime contro la popolazione e ha avvisato che, se le esecuzioni dovessero continuare, il PJAK reagirebbe con forza contro di queste.