Parlamentari europei esortano la Turchia a revocare lo stato d’emergenza

Con una risoluzione, giovedì alcuni parlamentari europei hanno denunciato le centinaia di arresti da parte dello stato turco, condotti con l’intento di censurare le critiche riguardo il proprio assalto militare contro Afrin.

Con una risoluzione approvata giovedì per alzata di mano, i membri del Parlamento Europeo hanno condannato i recenti arresti di giornalisti, attivisti, medici e cittadini comuni per aver espresso la propria contrarietà all’intervento militare della Turchia nell’enclave controllata dai curdi di Afrin, in Siria.

I parlamentari hanno affermato di essere seriamente preoccupati riguardo le conseguenze umanitarie dell’assalto turco e hanno lanciato un monito contro il perdurare di tali azioni sproporzionate.

Massiccia repressione contro la società civile e la libertà di stampa

Lo stato d’emergenza dichiarato dopo il tentativo di colpo di stato del 16 luglio 2016 è attualmente sfruttato per reprimere ulteriormente la legittima e pacifica opposizione, hanno ribadito i parlamentari, riaffermando la loro forte condanna contro il fallito tentativo di presa del potere da parte dei militari. Da allora, hanno affermato, più di 160 organi di stampa hanno chiuso e la società civile turca affronta una massiccia repressione.

I parlamentari hanno esortato le autorità turche a:

– revocare lo stato d’emergenza nel paese;
– rilasciare, immediatamente e incondizionatamente, tutti quelli che sono stati imprigionati per aver semplicemente svolto il loro legittimo lavoro, per avere esercitato la loro libertà d’espressione e d’associazione o che sono stati imprigionati senza prove, tra cui cittadini europei come il giornalista tedesco Deniz Yücel e i quattro giornalisti di Cumhuriyet, che si trovano ancora dietro le sbarre;
– ritirare le accuse contro la cittadina finno-turca Ayla Albayrak, condannata in contumacia da un tribunale turco;
– rilasciare uno dei principali esponenti delle ONG, Osman Kavala, essendo il suo arresto politicizzato e arbitrario;
– ritirare tutte le accuse contro il presidente di Amnesty International Turchia, Taner Kılıç, e i suoi coimputati, non essendo stata ancora presentata nessuna prova concreta contro di loro;
– rifiutare la pena capitale e rispettare la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Fondi europei alla Turchia a condizione che migliori la propria situazione

I parlamentari hanno ribadito che i fondi destinati alla Turchia nell’ambito dello Strumento di assistenza pre-adesione (IPA II) dovrebbero essere condizionati al miglioramento della propria situazione relativamente a diritti umani, democrazia e stato di diritto.

Hanno fatto appello al capo della politica estera europea, Federica Mogherini, al Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE), alla Commissione e agli stati membri affinché continuino a sollevare, con i propri interlocutori turchi, la questione dei difensori dei diritti umani, degli attivisti politici, degli avvocati, dei giornalisti e degli accademici in prigione.

Background

Nel novembre 2016, i parlamentari europei chiesero un blocco temporaneo nei negoziati di accesso all’UE con la Turchia, anche se il paese sarebbe dovuto rimanere “ancorato” all’Unione Europea.

Nel luglio 2017, i parlamentari avvertivano che “i negoziati di accesso della Turchia all’UE dovrebbero essere sospesi se i cambiamenti proposti alla costituzione dovessero andare avanti, poiché questi contrastano con i criteri di appartenenza all’UE”.