ONU: l’Iran non riesce a mantenere la promessa di una maggiore libertà
Iran: prigionieri frustati in pubblico prima di essere impiccati.La promessa del presidente iraniano Hassan Rouhani di garantire maggiore libertà e ampliare i diritti umani nel suo paese ha, finora, dato pochi risultati, secondo un nuovo rapporto delle Nazioni Unite ottenuto da Reuters venerdì scorso.
La relazione annuale del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, all’Assemblea Generale, sui diritti umani in Iran, ottenuto da Reuters venerdì, esprime anche l’allarme per il recente incremento registrato nelle esecuzioni in Iran.
“Il presidente Rouhani si è impegnato a ridurre le restrizioni alla libertà di espressione e a garantire la sicurezza per la stampa”, si afferma nella relazione. “Purtroppo, quelle promesse non hanno ancora portato a miglioramenti significativi, e i limiti alla libertà di espressione continuano ad influenzare molte aree della vita.”
“Ma i giornalisti continuano ad affrontare restrizioni e altre difficoltà.”
“I giornalisti e gli altri operatori dei media sono spesso convocati o trattenuti dalla magistratura, o subiscono molestie e attacchi da parte delle forze di sicurezza”.
Rouhani, che si è insediato nel mese di agosto 2013, ha dichiarato nel mese di aprile che le minoranze religiose ed etniche “devono percepire la giustizia.” Inoltre nel mese di aprile, il capo dell’Alto Consiglio Superiore iraniano per i Diritti Umani ha detto ai membri della comunità Baha’i, che sono stati oggetto di persecuzione, che erano titolari degli stessi diritti spettanti a tutti i cittadini iraniani.
“Tuttavia, secondo quanto riportato, la discriminazione contro le minoranze etniche e religiose persiste sia nel diritto e nella pratica”, cita il report. “Ai Baha’i resta interdetto l’accesso all’istruzione superiore e al pubblico impiego; continuano, inoltre, a sperimentare l’interferenza del governo nell’occupazione privata. ”
Un’altra promessa che Rouhani non ha mantenuto è legata alla censura di Internet, secondo il report. Nelle osservazioni fatte all’inizio di quest’anno, che hanno sfidato i sostenitori della linea dura, Rouhani aveva dichiarato che l’Iran dovrebbe sostenere Internet anziché vederlo come una minaccia.
“Tuttavia, il Segretario Generale condanna il fatto che sembra che queste parole non siano ancora state tradotte in misure concrete e che la magistratura ha ordinato il blocco di molte piattaforme di social media e siti web”.
“È interessante notare che, mentre siti come Twitter e Facebook sono bloccati per la maggior parte degli iraniani, la leadership utilizza sempre più i social media per trasmettere messaggi.”
L’Iran dice che la censura di Internet è necessaria per tutelare la morale dei suoi cittadini e per la protezione contro attacchi informatici, come ad esempio il virus informatico Stuxnet che ha corrotto i software delle centrifughe nucleari e li ha portati ad autodistruggersi.
La relazione di Ban Ki-moon solleva, inoltre, preoccupazioni riguardo all’aumento del numero di esecuzioni l’anno scorso. Secondo la banca dati Deathpenaltyworldwide.org della Cornell University Law School, si sono registrate tra 624 e 727 esecuzioni in Iran lo scorso anno. Le stime per le esecuzioni del 2012 vanno da 314 a 580.
La stragrande maggioranza delle esecuzioni, ha affermato Ban, è per reati legati alla droga. Egli ha anche criticato Teheran per il compimento di condanne a morte su minori.
“Secondo informazioni raccolte da fonti affidabili, più di 160 minori sono, attualmente, nel braccio della morte e almeno due sono stati giustiziati negli ultimi mesi per reati che hanno commesso quando erano minorenni”.
Secondo Deathpenaltyworldwide.org, ci sono, attualmente, almeno 2.000 persone nel braccio della morte in Iran.
Sotto il cosiddetto ‘moderato’ Hassan Rouhani, il paese ha dovuto affrontare il più alto numero di esecuzioni in un anno rispetto a qualsiasi presidente del regime iraniano negli ultimi 25 anni.
Sebbene le organizzazioni internazionali abbiano condannato il regime iraniano per aver incrementato l’applicazione della pena di morte, oltre alle violazioni dei diritti umani, la pressione è più focalizzata sulla questione del programma nucleare iraniano negli ultimi anni.