Onder: ‘In Turchia anche la sinistra ha sbagliato strategia’
di Emanuela Irace per Noi Donne
«In Turchia la sinistra potrà solo produrre un’alternativa di destra. Io sono socialista, e in questo momento mi sento molto triste».
Sirri Surreyya Onder non ha dubbi. Più che un vaticinio la sua è un’ammissione di responsabilità. Cinquanta anni, cineasta, parlamentare del partito Kurdo Bdp, si è schierato da subito con il movimento ecologista di Gezi Park. Bloccando le ruspe e fermando i lavori. Ferito dalla polizia durante gli scontri del 28 maggio, ha pagato la disubbidienza civile anche in termini politici.
Membro del terzetto per la mediazione tra lo Stato turco e il leader Kurdo Ocalan, Sirri Surreyya proprio in questi giorni si è visto revocare l’incarico. Un passo indietro per il regista-deputato che ha appena finito di girare un episodio di: «Effe», film corale sulla condizione delle carceri turche. «Effe», come il nome della detenzione più dura, quella di isolamento. La stessa che da dieci anni sta scontando Ocalan nell’isola di Imrali. E un passo indietro anche per la difficile tessitura diplomatica che ruota intorno alla road map varata il 21 marzo scorso. Un processo di pacificazione interna iniziato nel 2009. Trattativa arrivata oggi a un punto di stallo. Complice la protesta di Piazza Taksim. Una spirale di violenza che ha compattato le opposizioni mettendo in seria difficoltà il Governo turco.
Un’arma di ricatto nelle mani di un Premier che «vuole durare», come in tutte le oligarchie che si rispettano, anche per interposta persona: «Erdogan andrà via ma troveranno un uomo d’affari più laico che ne prenderà il posto. Piazza Taksim rappresenta il primo atto di dissoluzione di questo governo. L’erosione vera e propria avverrà nel 2014 con le elezioni locali. La campagna elettorale è già iniziata. Erdogan è riuscito dove la sinistra aveva fallito, unire le opposizioni».
Qual è stato ruolo della sinistra?
«Dopo il colpo di stato del 12 settembre 1980 la sinistra non si è mai confrontata. Non ha fatto autocritica. E non si è rinnovata. Si è ancorata al modello economico neo-liberista che ha svenduto pezzi di Stato agli investitori esteri, producendo ricchezza per pochi. Sono le grandi famiglie e le lobby finanziarie, i paesi del Golfo, che ci hanno guadagnato. Io penso che finché la sinistra non troverà un modello economico e sociale alternativo potrà solo produrre una alternativa di destra».
L’Akp, il partito di Erdogan, ha puntato su crescita e sviluppo.
«Si. La propaganda è questa. Ma non possiamo parlare di sviluppo. La Turchia cresce, fa grandi opere, costruisce il terzo ponte sul Bosforo e vuole un altro mega aeroporto. Ha un Pil al 5% che fa invidia all’Europa ma le recenti privatizzazioni e liberalizzazioni sono andate a scapito della classe lavoratrice che si è vista diminuire salari e tutele. E aumentare ore di lavoro e morti sul lavoro».
E continua la violazione dei diritti umani. Sindaci e avvocati arrestati. Deputati dell’opposizione in prigione.
«Da tre anni la situazione è precipitata. Con il consolidamento del potere nelle mani di Erdogan gli spazi di democrazia si sono assottigliati. Il movimento spontaneo partito da Piazza Taksim ha espresso le contraddizioni del regime e il malessere della popolazione. Il punto di vista ufficiale dell’oligarchia che governa si basa su due paradigmi: curdo-fobia e fobia dei socialisti. Quando uno di questi gruppi avanza una proposta il Governo si oppone e partono le persecuzioni e gli arresti di massa».
Un’impasse anche nella trattativa per la soluzione della questione curda?
«La questione curda coincide con la richiesta di democrazia gridata a Piazza Taksim e in tutta la Turchia. Dieci milioni di curdi chiedono di poter vivere nel paese in cui sono nati in condizioni di parità con gli altri cittadini dello Stato, senza essere perseguitati. Il Governo invece considera la protesta di piazza Taksim un sabotaggio al processo di pace voluto da Ocalan nella road map del 21 marzo scorso».
Road map che prevede tre fasi . A che punto siamo?
«Abbiamo realizzato la prima fase. Il ritiro del Pkk dai confini dello stato turco è iniziato l’8 maggio e si è completato in questi giorni. Il secondo punto è sulle riforme democratiche e sul varo di una nuova costituzione. Il terzo riguarda la deposizione delle armi dei guerriglieri».
Cosa si aspetta per il futuro?
«Penso che il ventunesimo secolo sarà il secolo dei curdi. Se realizzeremo l’autonomia. tutti i confini fatti tra i paesi del Medio Oriente verranno cancellati. E il futuro sarà finalmente all’insegna della pace e della democrazia».
17 luglio 2013
TISCALI
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