Öcalan: ho inviato al governo la nostra proposta per una soluzione
Mehmet Öcalan, fratello di Abdullah Öcalan, leader incarcerato del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), ha riferito dettagli all’agenzia di stampa DIHA (Dicle News Agency) sull’incontro di lunedì nel carcere di Imrali.
Mehmet Öcalan ha dichiarato che il leader kurdo ha voluto che gli parlasse delle sensazioni della popolazione e di quello che pensa l’opinione pubblica del processo di negoziati, e ha aggiunto: “Gli ho detto che il 70 per cento dell’opinione pubblica è schierata a favore di un autentico processo di negoziati”.
Mehmet Öcalan ha citato le parole del leader kurdo: “Io sono un prigioniero e quindi non ho la possibilità di affrontare la questione e trovare una soluzione. Qui ho avuto colloqui con ufficiali dei servizi segreti (riferendosi ai funzionari del MIT,Organizazzione Nazionale Turca di Intelligence), che mi trattano con onestà, ma la verità è che ci sono altre persone e altre potenze coinvolte in questo problema. Non so fino a che punto tali potenze sosterranno il processo. Sto facendo un vero e proprio sforzo che rimarrà comunque limitato, in quanto non posso rispondere a tutte le domande e prendermi la responsabilità di tutto. Questo non sarebbe un approccio realistico. Ho trasmesso le mie proposte per una soluzione al Governo attraverso la delegazione dello Stato: esse esprimono quello che vogliamo, quello che possiamo fare e come il problema può essere risolto. Comunque il governo lo definisca, questo è il cammino verso la pace. Il governo esaminerà le nostre proposte e farà le sue valutazioni in merito alla soluzione della questione kurda”.
Il leader kurdo – ha dichiarato il fratello – ha osservato che la questione kurda convolge Kandil e l’Europa, e ha affermato: “Anche i co-presidenti del BDP (Partito per la Pace e per la Democrazia) e del DTK (Congresso della Società Democratica) dovrebbero partecipare ai colloqui, in modo che possano trasmettere le notizie da Imrali all’Europa e a Kandil, che guida il movimento armato e dovrebbe pertanto essere coinvolta nel processo. Il governo sta creando problemi a proposito delle persone che dovrebbero far parte della successiva delegazione del BDP, ma questo non è un problema legato ai nomi. Non è onesto sollevare una questione su chi dovrebbe andare ad Imrali e chi non dovrebbe. Nessuno ha avuto il permesso di visitare Imrali dalla visita di Ahmet Türk e Ayla Akat che sono venuti qui 40 giorni fa. Il popolo turco e quello kurdo sono l’altra parte importante in questo processo, che dovrebbe portare ad una soluzione del problema kurdo, un problema degli ultimi 100-200 anni, non solo 30-40 anni. La delegazione del BDP dovrebbe venire ad Imrali e unirsi ai colloqui in merito al progresso del processo. Successivamente dovrebbero informare i cittadini su questo, mentre Kandil e l’Europa dovrebbero invece esprimere i loro pareri e le loro proposte per una soluzione. Abbiamo bisogno di persone che possano comunicare le notizie a questi ambienti. I kurdi non chiudono la porta ad una soluzione pacifica. Se il processo in corso raggiungerà un punto morto, sia i kurdi che i turchi, come tutti nella regione, verranno danneggiati”.
Parlando delle esecuzioni di Sakine Cansız, Fidan Doğan, e Leyla Şaylemez, Abdullah Öcalan ha affermato: “Le autorità giudiziarie hanno dichiarato che gli omicidi sono opera di qualcuno che proviene da Sivas. La nostra gente deve sapere che queste tre rappresentanti politiche kurde sono state uccise da coloro che mi hanno portato qui. Il presunto assassino è stato in Turchia e ad Ankara dieci volte l’anno scorso. Lo Stato turco e il governo dovrebbero rivelare chi sia questa persona, quello che ha fatto ad Ankara, qual’era il suo compito, chi ha incontrato e chi ha progettato questo attacco. La Francia, l’Europa, gli Stati Uniti e la NATO: tutti sanno cosa c’è dietro questi omicidi, ma non dicono la verità, che dovrebbe comunque venir scoperta affinchè il processo di colloqui possa fare progressi”.
Commentando i recenti sviluppi in Siria, il leader kurdo ha affermato: “Ho soggiornato per un lungo periodo in Siria, paese che ospita persone di tutti i colori, kurdi, arabi, armeni, turcomanni. Non è ancora chiaro cosa accadrà in Siria nei prossimi anni, ma chiedo ai kurdi che vivono in Siria di dare la priorità all’unione delle forze in preparazione di questioni più importanti che potranno aver luogo nel prossimo futuro. Saluto con rispetto la difficile rivolta dei kurdi siriani, dei kurdi iraniani e di tutti i kurdi che sono scesi in piazza il 15 Febbraio in Turchia, in Kurdistan e in Europa. Esprimo le mie condoglianze alla famiglia di Şahin Öner, investito da un panzer della polizia ad Amed “.
ANF Istanbul