Newroz, viva il popolo kurdo!
Si celebra in questi giorni, nel Kurdistan e in tutto il mondo (anche in varie città italiane), la festa millenaria del Newroz, il Capodanno kurdo, per festeggiare l’avvento della primavera nel ricordo della grande rivolta che questo popolo, da sempre ribelle e insofferente dei tiranni di ogni genere, guidato dal fabbro Kawa, condusse contro il tiranno Dehok. Quest’anno il Newroz viene a cadere in un momento molto significativo e delicato. Qualche anno fa pareva che la questione kurda fosse avviata a soluzione pacifica in Turchia. Il grande leader kurdo Abdullah Ocalan, che ebbi l’occasione di conoscere personalmente a Roma diciotto anni fa, aveva pubblicato una lettera aperta al governo turco che apriva la strada alla pace. Sono passati da allora pochi anni, ma sembra siano passati interi secoli.
Il megalomane dittatore turco Erdogan, intossicato dalla sua smodata brama per il potere, ha gettato alle ortiche questa possibilità di fare finalmente della Turchia un Paese democratico, libero, pacifico e prospero. Innumerevoli violazioni dei diritti umani vengono compiute ogni giorno dai suoi scherani ed ha appoggiato per lungo tempo i terroristi tagliagole dell’Isis, per non parlare di altre non meno temibili branche del fondamentalismo islamico. Questo per una sostanziale affinità ideologica, basata su di un’interpretazione reazionaria dell’Islam e la negazione dei diritti delle donne, e per timore che i successi dei Kurdi siriani aprissero la strada all’indipendenza del Kurdistan anche in Turchia. Come sempre la paura è stata pessima consigliera. La sciagurata politica espansionistica di Erdogan si è risolta in un disastro da tutti i punti di vista. Nel Paese vengono oramai apertamente soffocate tutte le libertà democratiche, a cominciare da quella d’informazione, mentre nelle province kurde del Sud-Est è in atto un massacro di ampie proporzioni, cento bambini uccisi solo da giugno ad oggi. Si vive inoltre una tremenda crisi economica dovuta in buona parte al nuovo conflitto con la Russia che ha fortemente danneggiato le esportazioni agricole e il turismo. Erdogan oggi continua a sopravvivere solo per colpa dei codardi, ipocriti e sprovveduti governanti europei, che contano su di lui per risolvere, ovviamente alla sua maniera, il problema dei profughi. Nel frattempo continua con le auto-bombe, sia nel senso che sono messe a bordo di veicoli a motore a quattro ruote, sia in quello che sono “auto-attentati”, o attentati subappaltati ai suoi alleati terroristi, nel maldestro tentativo di farne ricadere la colpa sui Kurdi che da tempo hanno ripudiato ogni azione di tipo terroristico e conducono invece una legittima lotta di liberazione anche armata.
In realtà, il modello kurdo è l’unico suscettibile di battere il terrorismo e restituire la pace alla tormentata regione medio-orientale. Esso si basa, come ampiamente dimostrato dal successo della Rojava, su una democrazia sostanziale e partecipativa e sull’eguaglianza di genere,rese possibili nonostante le condizioni di emergenza determinate dalla sanguinosa aggressione dei terroristi armati, finanziati e organizzati dalla Turchia e altre potenze regionali come l’Arabia Saudita. Non si tratta per nulla di un modello nazionalista od etnocentrico, tanto è vero che al governo della Rojava partecipano varie etnie. Il modello in questione può essere replicato in tutti i Paesi dell’area ed è proprio per questo che i Kurdi sono temuti come la peste dai governi tirannici e reazionari. All’interno di tale modello le donne hanno ruolo trainante. Si tratta di un esempio pressoché unico di auto-organizzazione anche dal punto di vista militare e di pari rappresentazione nel governo a tutti i livelli. Le donne dell’YPJ come quelle del PKK costituiscono oggi un’avanguardia indiscutibile del movimento femminista e dell’umanità nel suo complesso.
Guardate queste belle e commoventi immagini. Esse mostrano il ritorno delle popolazioni arabe nei loro villaggi, nella Siria settentrionale, finalmente liberati dai tagliagole dell’ISIS grazie all’intervento delle Unità di protezione del popolo, le Forze armate dei Kurdi e di tutti coloro che nella zona, non si rassegnano alla tirannia dei fondamentalisti e dei loro padroni turchi e sauditi. Fra di essi yazidi, cristiani, assiri, e un numero crescente di arabi. Questa è la speranza per il Medio Oriente. Un Medio Oriente senza guerre ed oppressioni, da cui non partano più rifugiati. Sicuramente un incubo per le multinazionali e i tiranni che esse alimentano. Un’Europa che fosse provvista di un minimo di raziocinio dovrebbe appoggiare i Kurdi non i tiranni in questione. Ma noi abbiamo purtroppo alla testa dei governi europei gentucola come Hollande, Renzi e la Merkel, cui non bisognerebbe affidare nemmeno un condominio di periferia. Infatti l’Europa agonizza e presto finirà, salvo risorgere, ci si augura, con sembianze del tutto diverse dalle attuali e dopo essersi definitivamente liberati dalla gentucola citata. Ora come allora ringraziamo il popolo kurdo per tenere alta la fiaccola della democrazia e della dignità umana.
di Fabio Marcelli, Il fatto Quotidiano