Newroz 2014, i fuochi dei monti illuminano Diyarbakir

La storia vista dai posteri troverà in Diyarbakir uno dei soggetti più influenti all’interno del percorso di pace  tra il Governo turco ed il popolo curdo rappresentato nella persona di Abdullah Ocalan. A meno di due settimane dalla tornata elettorale che si prevede scuoterà la Turchia, il 21 marzo nella capitale curda più di due milioni di persone hanno affollato Parco Newruz simbolo della resistenza Kurda nonché testimone di una sanguinosa lotta fratricida giocata nel grembo della mezzaluna fertile. Nell’instabilità socio-politico che da quasi un anno caratterizza la Turchia, aggravata dalle guerre in Medio Oriente e dagli ultimi sviluppi nella vicina Russia da sempre fidato alleato di Ankara, il riconoscimento curdo sembra essere una strada sempre più stabile grazie soprattutto al processo di democratizzazione sviluppatosi attorno alle proteste Gezi Park.

Contesto storico

A distanza di 15 anni dalla cattura di Abdullah Ocalan, e dopo tre tornate elettorali vinte dall’attuale Primo Ministro Recep Tayip Erdogan, il 2014 turco è cominciato all’insegna di un’ondata di proteste e di scandali capaci di mostrare le debolezze della Repubblica. Se da una parte il crollo dell’economia è in parte dovuto alla guerriglia della scorsa estate, nonché ad una dipendenza dal capitale straniero immesso nelle casse turche, la mancanza di una figura carismatica capace di incarnare il dopo Erdogan è da imputare ad un contesto societario culturalmente frammentato dove alle infrastrutture presenti nella parte occidentale del paese, troppo spesso non si può dire lo stesse per le regioni orientali della Repubblica.
Contestualizzare storicamente Newruz 2014 risulta essere dunque di primaria importanza nel tentativo di valutare quanto i fatti saranno l’effettivo risultato dei tanti buoni propositi odierni.

Erdogan vs Ocalan, tautologia o ossimoro?

Il 21 marzo a Diyarbakir, e specularmente ad Ankara, è stata una giornata caratterizzata dalla politica nel senso più stretto del termine. Le luci del palcoscenico sono rimbalzate dalle parole di Ocalan alla censura mediatica di Erdogan. Dall’ulteriore appello di Parco Newruz con il quale da Imrali “Apo” ha tracciato in maniera ancora più netta le linea guida per una negoziazione dalle tempistiche sempre più svizzere, in serata il primo ministro ha risposto bandendo l’utilizzo di twitter, forse il social network che più ha influenzato il ruolo dei diritti umani ed il mondo dell’informazione dal 2011 ad oggi. Nonostante questa scelta tautologica appunto, il tentativo di affermare un’autorità quasi dittatoriale in risposta ad un’apertura democratica votata al dialogo, il contrasto a mio avviso scientemente creato, sembra rappresentare una scelta stilistica quasi poetica, un ossimoro appunto. Una volta analizzate entrambe le azioni politiche infatti,  trapelano l’interesse a voler escludere terzi dal dialogo in atto nell’intento di preservare i successi raggiunti e nel tentativo forse, di voltare una pagina storica incapace di riflettere pienamente l’attuale quotidianità.

Cronaca da Diyarbakir

Fiducia e responsabilità. Queste le parole chiavi del Newruz 2014. Nonostante gli oltre due milioni di persone la consapevolezza di aver essere vicini a quella che Ocalan ha ridefinito un’inclusione democratica, espressa con il favore della Corte Europea per i Diritti Umani all’interno dell’ultimo report sulle proibitive condizione di carcerazione dello stesso Ocalan, ha fatto si che durante la giornata non si verificassero momenti di tensione che avrebbero potuto facilmente tramutarsi in scontri tra “poveri”. Dettaglio forse ancora più significativo è stato lo scarso schieramento di corpi di polizia al contrario massivamente adoperati negli anni passati, segnale che lo storico appello di cessate il fuoco lanciato proprio dallo stesso palco il 21 marzo 2013 oggi possa essere considerato come una pietra miliare a cavallo tra due secoli.

“Il dialogo fino ad oggi è stato caratterizzato dalla buona volontà, dalla concretezza e dall’onestà da entrambi le parti. Nonostante alcune pratiche governative, abbiamo superato la prova portando avanti il processo unilateralmente nonostante l’assenza di una certezza legale”. Con queste parole Ocalan ha voluto marcare ancora una volta l’importanza del periodo storico attuale ricordando che “siamo arrivati ad un punto nel quale una sicurezza legale è inevitabile per assicurare una pace duratura. Il dialogo e la negoziazione sono importanti, ma non vincolanti”. In conclusione Ocalan ha voluto ricordare l’importanza ricoperta dalle donne oggi e come “con il loro potenziale di libertà ed uguaglianza e grazie ai nuovi valori estetici, esse saranno le maggiori portatrici di pace in questo processo di sviluppo sociale democratico”.

Conclusione, breve analisi elettorale

Ad urne chiuso lo spoglio delle schede elettorali dovrebbe evidenziare due fattori: la riconferma della leadership di Erdogan ed un significativo aumento percentuale tra le fila del BDP. Entrambi i risultati ricalcano i cambiamenti in seno ad una società incapace di camminare senza la guida di un leader carismatico quale Erdogan ma sempre più focalizzata verso una reale inclusione che possa diminuire la propria dipendenza economica da capitali stranieri nell’ottica di un miglior utilizzo dei propri beni.

articolo e foto di Simone Bergamaschi