Nel Kurdistan Siriano è emergenza umanitaria

di Federica Ramaci-

Nel Kurdistan siriano crescono le violenze ai danni dei civili, soprattutto curdi e la popolazione sta affrontando una gravissima crisi umanitaria.
Lontana dai fronti piu’ caldi del conflitto siriano come Aleppo, Damasco, Homs, la regione del nord -ovest della Siria, che i curdi, la maggioranza della popolazione, chiamano Rojava, e’ stata travolta negli ultimi mesi dall’inferno della guerra.
Le milizie jihadiste di Jabhat al-Nusra, inizialmente concentrate nei combattimenti contro l’esercito di Damasco, hanno iniziato ad attaccare la popolazione curda del nord -ovest della Siria, ricca di petrolio e gas, dove hanno dichiarato di voler creare un0 Stato islamico. L’Esercito Libero Siriano, che da al-Nusra ha preso le distanze, non interviene in difesa della popolazione e ad aggravare la condizione dei civili di Rojava, e’ la ripresa dei bombardamenti da parte dell’esercito siriano e la chiusura, da almeno due mesi, di tutti i valichi lungo la frontiera tra Turchia e Siria. Non si puo’ fuggire.
Ne’ gli aiuti umanitari ne’ la popolazione civile puo’ entrare o uscire dal territorio siriano.
Damasco ha chiuso anche il valico tra Nusaybin e Qamishlo, il piu’ grande, che separa le due citta’ curde gemelle, la prima in territorio turco l’altra in territorio siriano, considerata il capoluogo di Rojava. A Qamishlo il Pyd, partito curdo siriano, gestisce e amministra la citta’ sotto gli occhi sempre piu’ incombenti di Damasco, che all’inizio del conflitto aveva invece concesso piu’ potere ai curdi, concentrandosi su altri fronti. E’ lo YPG ( Unità di Difesa Popolare curde, composte da combattenti uomini e donne) a difendere la popolazione.

Lungo la frontiera che separa Nusaybin da Qamishlo, incontriamo il “responsabile per la popolazione” del Pyd, che preferisce restare anonimo. Parlando al di la’ della recinzione che delimita il confine tra Turchia e Siria ci spiega che a Qamishlo ” la popolazione vive in condizioni disperate. Manca l’elettricita’, l’acqua potabile, il cibo per i bambini, le medicine e i dottori che possano attivare le strutture mediche. Il rischio di una epidemia di tifo e colera e’ altissimo”.
Per questo, Ayse Gokkan, sindaco curdo della vicina Nusaybin, e’ arrivata al valico frontiera (che dista appena un centinaio di metri dal Municipio) cercando di consegnare nelle mani del Pyd il cloro necessario a purificare l’acqua per i cittadini di Qamishlo. Non si tratta di un grande carico, che al valico chiuso non potrebbe passare, ma di appena diciotto bottiglie di cloro che potrebbero pero’ salvare delle vite. Per piu’ di due ore il sindaco di Nusaybin tenta in ogni modo di convincere le autorita’ di frontiera a lasciar passare il piccolo carico. Dopo una lunga conversazione intorno ad un tavolo, Ayse, unica donna tra tre funzionari turchi, ottiene il via libera da Ankara ma e’ Damasco a dire no.
Il funzionario siriano, occhiali scuri e passo deciso, si avvicina alla recinzione che separa i due paesi per dire che “il governo siriano ha detto no” al passaggio di consegna e che lui non si prendera’ la responsabilita’ di disobbedire.
Le diciotto bottiglie restano in territorio turco. Ayse Gokkan torna in Municio spiegandoci di essere intenzionata “a riprovare nei prossimi giorni”.
Lasciando il valico di frontiera passiamo accanto a due ambulanze donate dalla Svezia. Sono ferme alla frontiera da due mesi.
A Qamishlo e’ la Siria a vietare l’ingresso degli aiuti, ma gli altri valichi, controllati dalla Turchia, sono ugualmente blindati. Al Sud il governo di Damasco ha bloccato le principali arterie che collegano Rojava al resto della Siria. Una mappa delle Nazioni Unite dimostra che gran parte della regione vive di fatto sotto embargo, e’ l’unica zona della Siria dove gli aiuti umanitari non arrivano.
La popolazione e’ in trappola. Tanto che la notizia dell’apertura del valico di Semalka, tra Siria e Iraq, ha provocato negli ultimi giorni l’improvviso e impressionante esodo di migliaia di persone in fuga dal Kurdistan siriano.

La speranza e’ che il governo turco acconsenta, quanto prima, all’apertura del valico di frontiera di Derbasiye, su cui il governo di Damasco non ha alcun potere di veto.

atlanteguerre.it

foto di

Federica Ramaci e Andrea