Mustafa Karasu sul presunto uso di armi chimiche da parte della Turchia: “Perché c’è tanto silenzio? dobbiamo chiederlo alle Nazioni Unite”
Mustafa Karasu, membro del Consiglio esecutivo dell’Unione delle comunità del Kurdistan (KCK), ha recentemente condiviso le sue valutazioni in un programma speciale trasmesso da Medya Haber TV.
Mustafa Karasu ha parlato dell’assassinio di Yasin Bulut (Şükrü Serhat), attivista politico curdo e membro del Comitato di solidarietà con le famiglie dei martiri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), che il 17 settembre è stato ucciso a Sulaymaniyah (Silêmani) da un uomo armato che presumibilmente lavorava con l’Organizzazione nazionale di intelligence turca (MIT).
“Commemoro con rispetto il compagno Şükrü. Şükrü era un amico che ha partecipato alla lotta per la libertà dal 1978. Ha trascorso più di 10 anni in prigione. Poi è venuto in montagna. Ha dedicato la sua vita alla lotta. Non aveva una vita separata oltre alla lotta”.
Ha continuato: “Se le figlie e i figli del popolo curdo dedicano la loro vita a questa lotta, allora tutti dovremmo rispettarli. Quando abbiamo martiri come questo amico, quando lo stato turco attacca uno dei nostri amici, sia a Sulaymaniyah che a Makhmour o in qualsiasi parte del mondo, questi amici devono essere altamente rispettati ed i loro corpi immediatamente quando cadono”.
Ha affermato che l’uccisione di Bulut ha preso di mira Suleymaniyah nel tentativo di creare il caos in questa città, che è sempre stata una pietra angolare per lo sviluppo della cultura e della letteratura curda con la sua gente che è sempre stata aperta ai valori progressisti e alla democratizzazione.
“Questo è un attacco che non prende di mira solo il nostro amico Şükrü, ma anche la popolazione di Suleymaniyah e di tutto il Kurdistan meridionale”, ha affermato.
Karasu ha parlato delle accuse secondo le quali la Turchia impiega armi chimiche nelle operazioni transfrontaliere in corso. Ha condannato il silenzio delle potenze internazionali ed in particolare delle Nazioni Unite riguardo ai loro ripetuti appelli a indagare sull’uso di armi chimiche da parte dell’esercito turco contro i combattenti curdi.
Ha affermato che le potenze internazionali, gli Stati Uniti, l’Europa, le Nazioni Unite hanno preso molto sul serio le accuse di utilizzo di armi chimiche quando c’era un attacco contro di loro, anche se in seguito si scopriva che non c’era stato alcun uso di armi chimiche, ma ora, egli ha detto: “ armi chimiche vengono utilizzate quotidianamente. Ogni giorno dispiegano gas tossici per spezzare la resistenza nei tunnel di guerra. Perché c’è un tale silenzio, dobbiamo chiederlo agli Stati Uniti, all’Europa, alle Nazioni Unite».
“Quando è tuo alleato, è legittimo che usino armi chimiche, gas tossici? È davvero una vergogna per l’Europa, una vergogna per gli Stati Uniti, una vergogna per le Nazioni Unite che non assumano l’utilizzo delle armi chimiche come un punto della loro agenda”.
“L’uso di armi chimiche è un problema serio”, ha ripetutamente affermato Karasu. “Naturalmente, i curdi e i loro amici devono agire su tutto questo. Le armi chimiche vengono utilizzate contro la guerriglia, la gente deve fermarlo. La Turchia deve essere perseguita dalla Corte dei diritti umani”.
L’Esecutivo della KCK ha anche parlato delle operazioni transfrontaliere in corso avviate dall’esercito turco nel nord dell’Iraq, condividendo forti critiche al Partito democratico del Kurdistan (KDP) per aver fornito supporto logistico all’esercito turco.
“C’è un blocco ed è il KDP che blocca la guerriglia. Ecco come verrà ricordato il KDP nella storia: come un potere politico che voleva lasciare la guerriglia senza cibo e senza proiettili”, ha affermato.
Nonostante tutto, ha insistito Karasu, “è sicuramente la guerriglia che ha vinto la battaglia in questi cinque mesi di resistenza. È stato dimostrato che è possibile resistere contro il secondo più grande esercito della NATO e la loro tecnologia”. Ha continuato: “Ora immagina come sarebbe se il KDP non avesse cooperato con la Turchia, non avesse circondato le zone della guerriglia, non avesse tagliato il collegamento tra le zone della guerriglia.
“Sarebbe molto diverso, certo, perché i nostri amici portano avanti una resistenza con spirito di sacrificio, con il così poco cibo che riescono a trovare e con le armi che hanno sequestrato al nemico”.
“Riuscite a immaginare le loro dure circostanze? Nonostante tali circostanze, danno all’esercito turco il momento più difficile. Sono fiduciosi della vittoria, hanno chiaro che non si tratta solo di conquistare alcune caverne e tunnel di guerra. Ci sono gravi esiti politici di questa magnifica resistenza che i guerriglieri portano avanti da cinque mesi a questa parte”.
Karasu ha criticato quegli ambienti che prendono di mira e terrorizzano i membri del PKK e simpatizzanti dei pensieri di Abdullah Öcalan.“Quando DAESH è arrivato a Kirkuk e ha minacciato Sulaymaniyah chi è corso a chiedere aiuto? Quando hanno minacciato Hewlêr (Erbil) chi è corso a chiedere aiuto? Quando hanno attaccato Sinjar, chi è corso a chiedere aiuto?” ha chiesto Karasu e ha continuato: “Durante la sconfitta di DAESH in Rojava, migliaia di membri del PKK sono caduti martiri”. “Ovunque siano i curdi, c’è il PKK. Ovunque siano i curdi, ci sono simpatizzanti del leader Apo [Abdullah Öcalan], coloro che si dedicano al leader Apo. Dovremmo tutti mostrare esplicitamente rispetto a coloro che seguono e sostengono le idee del leader Apo e abbracciano i quadri e i simpatizzanti del PKK. Queste sono le figlie e i figli delle persone che hanno combattuto per la liberazione di questo popolo”.
Karasu ha anche condiviso i suoi commenti sulla Lunga Marcia intrapresa in Germania dagli attivisti internazionalisti da Colonia ad Aquisgrana, conclusasi ad Aquisgrana il 17 settembre. Giovani attivisti politici provenienti da Germania, Austria, Svezia, Paesi Bassi, Regno Unito e Svizzera hanno partecipato alla marcia dal titolo “Dest Bi Dest-Mil Bi Mil; Werin Cenga Azadiyê” (Mano nella mano-braccia nelle braccia: vieni alla lotta per la libertà). “Perché gli internazionalisti partecipano alla lotta a questo livello? Il paradigma ecologico-democratico del leader Apo basato sulla libertà delle donne rappresenta in realtà la speranza di tutta l’umanità. Questo è il motivo per cui osserviamo tale partecipazione”, ha affermato. “La lotta per la libertà del popolo curdo”, ha ulteriormente sottolineato, “è diventata la lotta per la libertà dell’umanità. Ci sono amici del popolo curdo ovunque; in tutto il mondo, dalla Nuova Zelanda all’Islanda, dalla Norvegia al Sud Africa”.