Muslim: Non staremo a questo gioco
Il co-presidente del Partito dell’Unità Democratica (PYD) Salih Muslim ha ripetuto che desidera che l’Alto Consiglio Curdo partecipi nella seconda tornata dei colloqui di Ginevra come una parte indipendente, dicendo che “noi non permetteremo una seconda Losanna. Stanno cercando di giocare allo stesso gioco, ma i curdi non verranno raggirati come nel 1923. Né tradiremo i nostri martiri, né contrarremo obblighi nei confronti degli Stati Uniti o dello Stato turco. Il popolo curdo non ha impegni nei confronti di nessuno se non di se stesso. Fino a quando ci sarà un curdo in Kurdistan lotteremo per la nostra libertà.”
I curdi vogliono partecipare alla seconda Conferenza di Ginevra, che intende portare intorno a un tavolo le parti in conflitto in Siria, come una parte indipendente e non come parte di alcun gruppo di opposizione. La partecipazione indipendente alla conferenza, prevista per il 22 gennaio, sarà efficace nel battere la resistenza dell’opposizione araba contro le richieste dei curdi e sarà anche la dimostrazione di un riconoscimento dei curdi a livello internazionale. In questo modo l’Alto Consiglio Curdo si posizionerà come l’unico legittimo rappresentante dei curdi sia verso l’interno che verso l’esterno. Così verrà aperta la strada per il riconoscimento da parte dell’opinione pubblica dell’amministrazione autonoma democratica attualmente in costruzione e le legittime richieste dei curdi che con la loro resistenza nel Rojava hanno fatto una rivoluzione. Per tutte queste ragioni un comitato del PYD ha mandato alle autorità della Russia e dell’ONU la propria richiesta di partecipare a Ginevra nell’ambito dell’Alto Consiglio Curdo indipendente. Questa richiesta è stata valutata positivamente dalla Russia e dall’ONU. Tuttavia poteri incapaci di accettare che il popolo curdo esprima la propria volontà ed abbia un riconoscimento internazionale continuano a mostrare la propria opposizione.
Gli Stati Uniti e la Turchia hanno assunto una posizione secondo la quale i curdi possono prendere parte alla conferenza nell’ambito dell’opposizione siriana che ancora non ha raggiunto un accordo al proprio interno. Il co-presidente del PYD Salih Muslim sta continuando a seguire canali diplomatici per consentire ai curdi di esprimere le loro richieste e la loro volontà politica al tavolo negoziale. Muslim, che è stato in Europa per alcuni mesi, ha spiegato la resistenza nel Rojava a contatti diplomatici, oltre ad aver incontrato a Ginevra rappresentanti della Russia e dell’ONU che sono impegnati nell’organizzazione delle Seconda Conferenza Siriana. Abbiamo parlato con Muslim, che recentemente ha preso parte ad un evento per ricordare il 35° anniversario della Lotta di Liberazione Curda nella città francese di Marsiglia, sia dei suoi contatti diplomatici a Ginevra che della fase attuale della rivoluzione del Rojava e degli atteggiamenti di coloro che vi si oppongono.
Come Alto Consiglio Curdo, quali sono le vostre aspettative per quanto riguarda la Seconda Conferenza di Ginevra?
Certamente non accettiamo di trovare a Ginevra una situazione come quella di Losanna. A Ginevra deve essere trovata una soluzione alla questione curda. Se non vengono affrontati i nostri problemi, lotteremo per altri 100 anni. Se in Siria deve esserci democrazia, deve partire dalla questione curda. Tuttavia fino ad ora niente è stato pianificato o deciso. Non solo per quanto riguarda i curdi, ma è incerto anche come i gruppi arabi in Siria parteciperanno alla conferenza. Ci sono una serie di disaccordi rispetto alla partecipazione all’interno della Coalizione Nazionale che è stata creata dai gruppi dell’opposizione siriana. Tuttavia noi insistiamo per partecipare alla conferenza come una parte indipendente e terza. Vogliamo partecipare alla Conferenza di Ginevra come Alto Consiglio Curdo con i nostri colori, la nostra volontà e le nostre richieste. Tuttavia, come a Losanna, davanti a noi sono stati messi una serie di ostacoli. Non è chiaro se parteciperemo o meno. La situazione non è certa. Tuttavia la maggior parte degli incontri che fino ad ora abbiamo avuto a Ginevra sono stati positivi. La Russia ed alcuni altri stati hanno detto, “Si, siete giustificati. I curdi devono essere in grado di partecipare come desiderano.” Ma gli Stati Uniti e la Turchia stanno insistendo per il fatto che prendiamo parte nell’ambito più largo dei gruppi di opposizione. Come ho detto, ci sono stati ostacoli e ce ne saranno in futuro, ma noi combatteremo. Oggi andiamo alla conferenza con la filosofia del leader Apo. Non inganneranno i curdi come hanno fatto nel 1923. Stanno cercando di fare lo stesso gioco. L’America e altre potenze straniere vogliono che i curdi vivano una seconda Losanna. Ma la lotta del popolo curdo segue la sua volontà. A quei poteri che vogliono comprare il silenzio dei curdi, noi diciamo che lotteremo fino all’ultima persona. Né tradiremo i nostri martiri, né contrarremo obblighi nei confronti degli Stati Uniti o dello Stato turco. Il popolo curdo non ha obblighi nei confronti di nessuno all’infuori di se stesso.
Sono stati pubblicati rapporti sul desiderio del regime di Assad di incontrarvi. C’è del vero in questa notizia? Se è vera, cosa ne pensa?
Si questi rapporti sono veri. Il regime chi ha mandato una richiesta circa due mesi fa in occasione di un incontro ad Hewlêr (Erbil). Volevano mandare un curdo che è fa parte del parlamento siriano ad incontrarci. Noi però non abbiamo accettato l’incontro. Quando non abbiamo accettato, hanno incontrato altri partiti ed il Sig. Barzani. Non abbiamo accettato l’incontro perché il regime Baath non ha abbandonato i metodi di oppressione e tortura che sta usando contro di noi dal 1963. In effetti siamo in una situazione di conflitto dal 2004. La nostra lotta è una lotta di liberazione. Vogliamo una Siria libera e democratica in cui possiamo vivere insieme con gli arabi. Proprio ora stiamo lavorando con 15 partiti.
Come commenterebbe l’atteggiamento che il governo del Kurdistan meridionale e lo stato turco hanno in comune rispetto al tema del Rojava?
Entrambe le parti hanno politiche ed interessi comuni nel Rojava. L’amministrazione Barzani è un partner dello stato turco in particolare rispetto al tema del petrolio. Inoltre hanno affidato tutti i valichi di frontiera verso il Rojava ad islamisti. Ma ci hanno chiuso queste porte dicendo che “le prenderete e le darete alle YPG.” Per questa ragione è stato messo in atto un embargo contro il Rojava per 6 mesi. Ma un nuovo valico è appena stato aperto. Né l’ONU né alcun altro convoglio umanitario possono raggiungere il Rojava da questo valico. La Mezza Luna Rossa irachena e la nostra Mezza Luna Rossa stanno lavorando insieme per cercare di far arrivare questi aiuti al nostro popolo.
Qual’è la situazione attuale della rivoluzione e della resistenza nel Rojava? Che tipo di umore c’è li adesso?
C’era una parte che all’inizio non credeva che la lotta sarebbe giunta fino a questo punto. Ma nella fase alla quale siamo arrivati, il popolo curdo saluta tutte le sue componenti con slogan in favore della democrazia e della fratellanza tra i popoli. La lotta è stata diretta secondo la filosofia del leader Apo. La nostra lotta è l’eredità di Kemal Pir, Hayri Durmuş e Ali Çiçek. Oggi nelle menti e nei cuori dei giovani del Rojava c’è la leggenda di Mazlum Doğan e dei suoi compagni. La rivoluzione del Rojava è l’eredità e la filosofia del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan. Lotteremo fino a quando la vittoria si diffonderà dal Rojava a tutto il Kurdistan. Allo stesso tempo stiamo lottando contro il tradimento tanto quanto lottiamo contro i nemici. Per noi due cose sono molto importanti: La leadership e la realtà del popolo. Ci sono quelli che vogliono dividerci dalla nostra gente, ma non avranno mai successo. Salih Muslim non può essere il presidente della gente, la gente si governando da sé. Che nessuno pensi che chiudendo i valichi di frontiera e impoverendo il popolo, abbandonerà la lotta. Il nostro popolo può accettare fame e può accettare di essere denudato, ma non accetterà mai di arrendersi. Il nostro popolo sta dando se stesso e combattendo la sua guerra. Quando portano le bare dei martiri sulle spalle dicono “la vittoria e la lotta sono nostre.” Questa è la realtà del Kurdistan. Dopo questa resistenza, la vittoria sarà senza dubbio la vittoria del popolo del Kurdistan.
Ozgur Gundem