Movimento NO TAP: Giù le mani dal Rojava! “Non Lasciamo che afrin diventi come Kobane”
Così recita il titolo di una petizione lanciata da accademici e attivisti dei diritti umani, richiamando la comunità internazionale a reagire alle aggressioni della Turchia contro Afrin.
Mentre il conflitto interno in Siria, che dura da sette anni e che ha causato centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi, si stava quasi avvicinando alla fine, in questi giorni, il governo turco sotto la guida di RecepTayyip Erdogan, Insieme Al Qaeda, ISIS e altri gruppi salafiti, ha lanciato un’operazione militare per attaccare Afrin, la città e il cantone della zona curda nel nord della Siria. Dapprima ha rimosso due blocchi di cemento dal muro di separazione al confine tra Afrin e Bakur (Nord Kurdistan) nel distretto di Bulbul; poi ha installato una porta metallica da utilizzare come passaggio segreto; successivamente ha aperto 5 attraversamenti segreti al confine tra il distretto di Afrin e Bakur. Adesso l’esercito di occupazione turco attacca con i bombardamenti, sia con i mortai che con i tristemente famosi “F16” (un regalo di Usa e Nato) colpendo il centro di Afrin, i distretti di Cindirêsê, Reco, Shera, Shêrawa e Mabeta e ivillaggi di Iska, di Celema, di Shia, di DeirBalut, di Shera, di Samaan, (con i suoi siti archeologici), il campo profughidi Rubar (abitato da oltre 20.000 rifugiati dalla Siria) e causando centinaia di vittime, in buona parte civili.
Nuovi crimini di guerra e contro l’umanità, una nuova aggressione in palese violazione dell’art. 2 comma 4 della Carta delle Nazioni Unite. Ancora una volta si svolgono massacri dei curdi nell’indifferenza e nel silenzio generale. Che fa il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite? Che fa l’Unione europea? L’aggressione turca contro i popoli di Afrin è un crimine contro l’umanità; non diverso dai crimini commessi dall’ISIS. Ma perchè questa aggressione contro Afrin e la sua popolazione?
Afrin è stata una delle regioni più stabili e sicure della Siria negli ultimi cinque anni. Con pochissimi aiuti umanitari Afrin ha accolto così tanti rifugiati siriani da raddoppiare la sua popolazioni sino ad un totale di 400.000 abitanti. La comandante delle YPJ, (Unità di Protezionedelle Donne curde del Rojava),ha detto: “l’attacco di Erdogan è contro tutto il popolo siriano. Erdogan attenta alla democrazia, alla vita e all’autodeterminazione dei curdi e delle altre etnie presenti nel nord della Siria, le quali, dando vita ad un autogoverno democratico basato sul principio della pari rappresentanza dei generi, della coesistenza e della cooperazione fra tutti i popoli della Siria e del Medio Oriente, vanno oggi controcorrente rispetto a una realtà triste ed abominevole che potenti grandi e piccoli vorrebbero sempre più informata dai principi della violenza brutale, della sopraffazione e della soppressione di ogni voce alternativa a quelle dominanti”.
Noi, come Movimento No Tap, certo non possiamo voltarci dall’altra parte per non vedere! Non possiamo far finta di niente! Avevamo già partecipato, il 3 agosto scorso, a Lecce, ad un’iniziativa di Solidarietà con gli Yezidi, vittime di un massacro perpetrato dall’ISIS; avevamo ospitato una rappresentante del popolo curdo a Melendugno. Entusiasmante e commovente è stato per noi tutti il comunicato di solidarietà giuntoci dal gruppo femminile kurdo Jinwar (Luogo delle donne) operante nel Rojawa, quando la repressione del nostro stato “democratico” ci aveva colpito con i primi “fogli di VIA”. Ma non è solo questo il motivoche ci lega alla lotta del popolo curdo. La nostra lotta contro Tap è lotta contro il malaffare che coinvolge anche il governo turco e la stessa famiglia del suo Primo Ministro Erdogan la quale vede grossi interessi nel portare a termine il “MAFIODOTTO” (ce lo dicono le tante inchieste giornalistiche internazionali). Un paese come la Turchia vuole entrare prepotentemente, con Tanap (parte dell’intero Corridoio Sud del Gas), nel sistema energetico europeo. L’ennesimo paese dove i diritti umani vengono repressi con la violenza!
La nostra lotta contro Tap è anche lotta di civiltà per il rispetto dei diritti umani calpestati ogni giorno in ogni angolo del mondo. Oggi, nella Turchia di Erdogan, ogni democratica voce di dissenso viene repressa e centinai sono gli arresti fra avvocati, magistrati, docenti universitari, giornalisti, sindacalisti.
Il Movimento No Tap sempre sarà schierato dalla parte del diritto, della ragione e della civiltà, orgoglioso di stare sulle medesime barricate a difesa della dignità e della libertà dei popoli.