Missione in Kurdistan, a Imperia una serata per raccontare la carovana internazionale

“Se tornerò in Kurdistan? Certo che tornerò perché una parte della mia anima è rimasta laggiù tra quella povera gente che si è vista distruggere tutto in un batter ciglio tutto quello che avevano costruito per una vita. Tornerò entro la fine di quest’anno”. Giovanni Vassallo, insieme all’altro imperiese Mauro Servalli, è pronto a ripetere quella esperienza in quell’angolo del mondo martoriato dalla guerra dove un popolo ha visto e subito l’orrore dello Stato Islamico.

Racconti, foto e testimonianze della delegazione imperiese in Kurdistan con la carovana internazionale al Newroz. Un viaggio per conoscere e sostenere la Resistenza di Kobane e la rivoluzione culturale, politica e sociale che i curdi stanno portando avanti nel Rojava saranno illustrati venerdì prossimo al centro sociale La Talpa e l’Orologio con una cena sociale alle 20 e un incontro alle 21.30 con gli imperiesi che hanno partecipato alla carovana internazionale.

“Ci tengo a precisare che non è stato davvero per nulla pericoloso. Faticoso si e anche stressante – racconta – . Sentire una a cui hanno venduto la figlia al bazar è tremendo. Ed è una delle tante storie che abbiamo raccolto durante questa nostra spedizione che ci ha profondamente segnati”, aggiunge Vassallo a Riviera 24.it.

“L’ultimo campo che abbiamo visitato dava rifugio a degli Yazidi. Sono una minoranza religiosa irachena, la loro fede è considerata una eresia islamica perché è stata propagandata e riformata da un maestro sufi, un mistico mussulmano,intorno all’ anno mille. Ma non ha nulla di islamico. Ricorda piuttosto le credenze gnostiche e le filosofie esoteriche ellenistiche che ai tempi di Gesù erano le religioni più diffuse. Il mondo è il prodotto degragato del pensiero del Dio supremo, che vive fuori di esso. Ma in questo mondo è rimasta una scintilla di divinità che il fedele deve scoprire pian piano procedendo per gradi nella conoscenza. Ovviamente queste sottigliezze non interessano gli islamisti, per loro gli Yazidi sono pagani (kufr) quindi nemmeno degni di quella protezione che il Corano riserva ai cristiani e agli ebrei se accettano la condizione di sottomessi (dhimmi). I pagani si possono uccidere e le loro donne venderle al mercato come schiave. E lo fanno, porca miseria, infischiandosene di secoli di pensiero islamico che ormai considera superata la schiavitù e il diritto alla preda bellica non più esigibile. È stato straziante sentire donne parlare di figlie e sorelle vendute al bazar come bestie”, dice Vassallo.

“Una ultima considerazione: gli islamisti non escono da una grotta dove la storia li aveva dimenticati per secoli. Sono anche loro un prodotto, per reazione, della modernità e della globalizzazione. Sanno usare i social network e guidare i carri armati. Conoscono il nostro mondo e lo rifiutano. Ragione di più per sostenere una popolazione mediorientale e mussulmana , non dimentichiamolo, che segue una terza via, popolare e democratica, rispetto allo stato islamico e ai regimi dittatoriali corrotti”, conclude Vassallo pronto a raccontare questa spedizione anche venerdì sera a Imperia.

di Giò Barbera

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