Mazlum Doğan nelle parole dei suoi genitori
I genitori di Mazlum Doğan, uno dei principali membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) che si è impiccato il 21 Marzo 1982, il giorno del Newroz, hanno parlato con l’agenzia DIHA (Dicle News) della lotta di loro figlio.
La madre di Mazlum, Kebre Doğan, con gli occhi umidi e la voce tremante, ha parlato di suo figlio dicendo: “Mazlum era un giovane molto allegro e laborioso che non aveva mai paura di niente. Quando l’ho avvertito di non coinvolgersi nella politica, mi ha risposto dicendo che la cosa importante era la sua nazione, non sé stesso”. La madre di Doğan si è trovata in difficiltà a parlare di Mazlum e dell’altro suo figlio Delil, ucciso dalle squadre per le operazioni speciali il 7 Ottobre 1980.
Kazım Doğan, padre di Mazlum, ha continuato raccontando di una visita che aveva reso a suo figlio all’interno del carcere di Diyarbakır: “Ha reagito con forza quando l’ho avvertito di non andare contro il tribunale durante il suo processo. Poi ho parlato con Hayri Durmuş e gli ho detto di dare alcuni consigli a Mazlum. La sua risposta è stata ‘E’ lui quello che mi dà consigli, che cosa potrei dirgli di fare?’. Mazlum era sempre pronto a sacrificarsi per la liberazione della sua nazione. Prima dell’assassinio di mio figlio Delil, Mazlum ci aveva inviato un messaggio che diceva che Delil doveva evitare di arrendersi e che doveva uccidersi se necessario invece di essere condotto in carcere”.
Riferendosi alla violenza e alle torture che Mazlum ha sofferto in carcere, il padre ha detto: “Durante una visita effettuata a Mazlum, Kebre ha detto agli ufficiali penitenziari ‘Mio figlio non ha fatto niente. Fareste meglio ad ucciderlo piuttosto che farlo soffrire con torture così enormi, che sono un crimine contro l’umanità’. Comunque le hanno risposto dicendo ‘Lo tortureremo fino alla morte, lo uccideremo lentamente’. Hayri Durmuş è morto a causa del deterioramento del suo intestino. Neanche Gesù ha sofferto così tanto come loro”.
Riferendosi al processo in corso per una soluzione della questione kurda, il padre ha detto: “In passato alle persone non sarebbe stato permesso di incontrare i loro familiari in carcere e di parlare in kurdo con loro. Gli avvocati sarebbero stati torturati ed uccisi. Ad ogni modo, la situazione è molto diversa adesso. Siamo arrivati a questo punto grazie alle torture subite dai nostri figli ed al prezzo che hanno pagato”.
ANF News Desk