Marwan al-Yazidi, il bambino addestrato dallo Stato Isalmico a diventare attentatore suicida

Dopo essere stato rapito a Shengal, il giovane Marwan fu venduto dai mercenari dell’Isis per più di una dozzina di volte, di città in città, tra Iraq e Siria. Il bambino fu costretto a convertirsi all’islam e ad unirsi ai cosiddetti “cuccioli del califfato”, un gruppo di giovanissimi formati appositamente per diventare attentatori suicidi. Le Forze democratiche siriane sono state in grado di liberarlo durante l’operazione “Al-Jazeera Tempest”.

Marwan Saleh Qassem Jardou, un bambino di 11 anni, non è che uno tra le migliaia di bambini rapiti dai mercenari dell’Isis e separati dalle loro famiglie durante l’attacco a Shengal, il 3 agosto 2014.

Marwan al-Yazidi ricorda tutto quello che gli è successo, dal giorno del rapimento nel suo villaggio di Sulakh, a sud delle montagne di Shengal, quando aveva solo 7 anni, alla sua liberazione, permessa dalle Forze democratiche siriane durante l’operazione “Al-Jazeera Tempest” a Deir ez-Zor. Ricondotto a Qamishlo, Marwan si prepara ora finalmente a ripartire per ricongiungersi con la sua famiglia a Shengal.

Marwan racconta del giorno in cui i mercenari dell’Isis attaccarono il suo villaggio e lui e la sua famiglia come furono rapiti nel tentativo di fuggire verso le montagne. “Quella sera, il rumore dei proiettili era diventato insopportabile e tutti cominciarono a fuggire tra urla e pianti dei bambini. Alcuni dei nostri vicini e la mia famiglia salirono sull’auto di mio padre per fuggire dal paese e dirigersi verso le montagne. Non sapevo cosa stava succedendo, né perché stavamo scappando. Mi veniva solo detto che i mercenari dell’Isis stavano arrivando e che ci avrebbero ucciso.”

Il padre di Marwan, Saleh Kassem, per tentare di salvare la sua famiglia, decise di allontanarsi in auto dal villaggio. Come lui così dozzine di altre automobili si dirigevano incautamente verso le montagne, senza sapere che i mercenari dell’Isis avevano bloccato la strada. Fu così che furono circondati prima che potessero raggiungere un luogo sicuro lontano dal villaggio.

Marwan e suo fratello maggiore furono catturati e portati via dai mercenari dell’Isis.

“Hanno preso mio padre e tutti gli uomini del nostro villaggio. Sono rimasti solo i bambini e le donne,” racconta il bambino yazida.

Da Shengal a Raqqa

I mercenari portarono le donne e i bambini, tra cui Marwan, suo fratello e sua madre, alla scuola della città di Tal Afar. Qui rimasero per due mesi, assoggettati alle tattiche di intimidazione utilizzate nei loro confronti dai mercenari dello Stato Islamico. Le grida di donne e bambini risuonavano ovunque in questi luoghi.

Queste voci cominciarono presto a radicarsi nella mente del bambino.

Marwan racconta che due mesi più tardi a Tal Afar i mercenari dello Stato Islamico avrebbero poi preso di forza le donne e i bambini, obbligandoli a salire su quattro auto per condurli di città in città. “Quando l’auto si fermò in un’altra città, mia madre capì infine che eravamo arrivati in Siria, nella città di Raqqa.”

Fu a Raqqa che Marwan vide sua madre e suo fratello per l’ultima volta.

Giunti a Raqqa, dopo circa due settimane trascorse in una grande stanza con molti altri yazidi e i loro figli, i mercenari dello Stato Islamico presero Marwan e suo fratello e li portarono altrove per venderli insieme ad un altro gruppo di bambini. Fu questa l’ultima volta che Marwan vide sua madre.

I mercenari dello Stato Islamico presero lui e altri bambini per venderli. “Hanno portato via mio fratello davanti ai miei occhi. Ero solo in un un gruppo di una decina di bambini quando qualcuno arrivò a prendere anche me,” racconta Marwan.

Marwan visse per circa 9 mesi nella casa del mercenario dell’Isis Abu Jassim al-Jazrawi, che lo aveva comprato per svolgere lavori domestici e andare al mercato per fare la spesa per la famiglia.

La conversione forzata all’islam

Il bambino racconta la storia di come lo forzarono a convertirsi all’islam e a leggere il Corano. “Abu Jassim mi picchiava ogni giorno e riuscì infine ad obbligarmi a convertirmi all’islam. Ha iniziato a picchiarmi anche per forzarmi a leggere il Corano. Mi diceva che se non avessi imparato, mi avrebbe ucciso.”

Dopo essere rimasto con Abu Jassim per 9 mesi, Marwan fu venduto ad un altro mercenario, Abu Musab al-Tunisi. Marwan racconta che Abu Musab gli disse di aver pagato $ 500 per comprarlo.

Da Raqqa, Marwan fu condotto prima ad Aleppo dal mercenario Abu Musab ed poi alla città di Jarablus. Fu poi venduto per più di 12 volte, secondo quanto racconta il bambino yazida. Passò di mano in mano, da un mercenario all’altro, spostandosi dalla città di Manbij, a Al-Tabqa, da Ain Issa a Suluk.

La formazione dei cosiddetti “cuccioli del califfato” e un nuovo nome: da Marwan a Jihad

Dopo aver viaggiato per circa due anni, durante i quali Marwan fu trasferito di casa in casa, da mercenario a mercenario, fu assegnato a Abu Leila nella città di Suluk, dove ricevette la sua formazione di “cucciolo del califfato”.

Marwan fu sottoposto ad un corso di formazione di due mesi nella città di Suluk con un gruppo di circa 30 bambini yazidi. Gli venne assegnato un nuovo nome e da Marwan divenne Jihad.

Quando gli si chiede cosa avesse imparato durante la formazione, Marwan racconta delle “esercitazioni con vari tipi di armi e delle lezioni sull’islam e sulla lettura del Corano.”

Marwan racconta che i mercenari ripetevano ai bambini durante l’addestramento: “se non avete un’arma con voi, fatevi saltare in aria tra gli infedeli e gli apostati.” Marwan racconta anche di due bambini yazidi, Nazdar e Hazra.

“Tutti noi sapevamo come farci saltare in aria”, racconta.

Verso Deir ez-Zor e l’arrivo delle Forze democratiche siriane
Dopo aver concluso la formazione dei cosiddetti “cuccioli del Califfato”, Marwan fu preso dal mercenario Abu-Mujahed al-Tounsi e portato nella provincia di Deir ez-Zor. Rimase nella sua casa per sei mesi, dopodiché riuscì a fuggire.

Dopo la sua fuga, riuscì a raggiungere le zone liberate dalle Forze democratiche siriane e a raccontare la sua storia. Da lì sarebbe poi stato inviato a Qamishlo e poi ricondotto alla comunità yazida, nel cantone di Cizîre.

Quando gli si chiede di suo fratello e di sua madre, Marwan risponde: “Non so nulla di mio fratello o della mia famiglia o cosa sia loro successo.”

È importante menzionare che la liberazione di Marwan fu possibile grazie all’intervento delle Forze democratiche siriane, nel contesto dell’operazione “Al-Jazeera Tempest”, e che furono queste a permetterne il ritorno alla sua comunità yazida nella regione di Cizîre e il ricongiungimento alla sua famiglia nel distretto di Shengal, nel Kurdistan meridionale.