Manifestare a tutti la nostra volontà di democrazia, libertà e giustizia

In Turchia e in Kurdistan del nord il 31 marzo 2019 sono previste le elezioni comunali. Che anche queste elezioni – come già il referendum del 16 aprile 2017 e le elezioni parlamentari del 24 giugno 2018 – non si svolgeranno in condizioni libere e eque, già oggi è prevedibile. La Turchia sotto il regime di un solo uomo di Erdoğan, si è recentemente congedata dalla divisione dei poteri. Non che la Turchia prima fosse una democrazia modello con una giustizia indipendente, ma con Erdoğan in Turchia è sparita anche l’ultima parvenza di uno stato di diritto. Chi in queste condizioni si aspetta davvero elezioni libere in Turchia, in ogni caso ha fatto un’analisi sbagliata della situazione in essere. O, detto diversamente, aspettarsi democrazia, giustizia e libertà in una dittatura fascista, non è altro che ingenuità. Per questa ragione possiamo anche anticipare la sostanza del mio testo e stabilire subito: l’andata alle urne alla fine di marzo rappresenterà una pura formalità. Alla fine il blocco fascista di AKP-MHP-Ergenekon attraverso la repressione dell’opposizione e con l’aiuto di ogni sorta di manipolazioni proclamerà una »vittoria elettorale«.

La base per la mia prognosi l’ha offerta Erdoğan già prima delle elezioni parlamentari a giugno 2018. All’epoca invitò i suoi giornalisti di corte a un briefing di un’ora. A tutti i giornalisti dei fogli fedeli all’AKP che avevano ancora dubbi sulla vittoria elettorale di Erdoğan, si è rivolto con le seguenti parole: »Non abbiate dubbi sulla mia vittoria elettorale. Perché il ›Reis‹ (il leader; così i suoi simpatizzanti si riferiscono a Erdoğan) non fa organizzare elezioni nelle quali non vince lui stesso.«

In Turchia attualmente un’enorme pressione pesa sulla popolazione, l’opposizione sociale viene esposta alla distruzione. Che le condizioni in Kurdistan del nord facciano impallidire la situazione in Turchia occidentale è evidente. E ora in queste condizioni dovrebbero svolgersi elezioni comunali. Nel Kurdistan del nord per altro i sindaci regolarmente eletti del Partito Democratico dei Popoli (HDP) e del Partito Democratico delle Regioni (DBP) nelle scorse elezioni comunali sono stati destituiti, molti di loro attualmente sono in carcere. I loro incarichi sono stati assunti da fiduciari decisi dall’AKP e dai governatori. Ne sono colpite amministrazioni provinciali come Amed, Van, Mêrdîn, Colêmerg, Sêrt, Bêdlîs, Dersim e Agirî. L’influenza politica dell’HDP si era estesa alla maggior parte del Kurdistan del nord. Oggi tuttavia i co-sindaci, i membri dei consigli comunali e molti collaboratori delle amministrazioni cittadine sono in carcere. Vengono tutti trattenuti come ostaggi politici del regime. Queste ondate di arresti quasi quotidiane non si interrompono, fino alle elezioni comunali non si interromperanno, piuttosto fino alle elezioni comunali è più probabile che aumentino. Se l’HDP anche in queste condizioni dovesse riuscire ad incassare un successo elettorale nelle elezioni comunali, Erdoğan ha già annunciato cosa succederà: i co-sindaci eletti verranno di nuovo destituiti e sostituiti da fiduciari.

Le condizioni delle amministrazioni cittadine guidate da fiduciari sono miserabili. Il bilancio delle amministrazioni cittadine ormai è stato legato all’ufficio presidenziale statale. Mensilmente i fiduciari prendono da lì l’approvazione delle loro entrate e uscite. Questo naturalmente non impedisce di indebitare eccessivamente le amministrazioni cittadine del Kurdistan del nord. Piuttosto sembra essere questa l’indicazione dall’alto. Allo stesso modo della privatizzazione di edifici e terreni utilizzabili che erano di proprietà dell’amministrazione cittadina, e ora vengono svenduti sotto funzionari dell’AKP. In quei luoghi dove l’HDP dovesse riconquistare le amministrazioni cittadine dall’AKP, in ogni caso si troverà davanti a un mucchio di macerie e dovrà ricominciare da zero.

Questo vale anche nel caso della ricostruzione di istituzioni delle delle donne nelle rispettive località. Pure queste sono state spietatamente chiuse dai fiduciari, come anche i cartelli in curdo o in più lingue che erano onnipresenti nelle città curde e sono stati tutti tolti dai fiduciari. Gli uomini dell’AKP quindi non hanno solo mostrato molto apertamente alla popolazione curda cosa pensano della loro cultura e della loro lingua, ma come fiduciari si sono resi manovali del regime di occupazione in Kurdistan del nord.

Di fronte allo scenario della situazione in essere, molti si pongono giustamente la seguente domanda: perché mai l’HDP partecipa a queste elezioni? Perché non boicottano le elezioni comunali che appaiono comunque prive di significato?

In primo luogo dobbiamo avere presente che la popolazione anche nelle elezioni parlamentari del 24 giugno 2018, nonostante tutti i brogli e le manipolazioni ha dimostrato la sua libera volontà nelle urne elettorali. Allo stesso tempo ha chiarito al blocco fascista AKP-MHP-Ergenekon che nonostante tutta la repressione e tutta la violenza statale, non si piega e non si lascia intimidire. E anche nelle imminenti elezioni le curde e i curdi sono pronti a dare ancora una volta prova della loro posizione.

L’atteggiamento della popolazione curda si può riassumere più o meno in questo modo: »Anche se due giorni dopo le elezioni comunali dovessero di nuovo destituire i nostri co-sindaci eletti, nella giornata elettorale daremo prova allo Stato e all’opinione pubblica della nostra volontà politica libera. I fascisti facciano pure quello che si adatta alle loro idee. Noi invece manifesteremo ancora una volta la nostra volontà di democrazia, libertà e giustizia.«

Questo è un manifesto significativo nella lotta contro il fascismo in Turchia. La rabbia della popolazione curda contro i suoi occupanti, contro coloro che detengono il potere ad Ankara, si rispecchierà nei risultati elettorali. Per questa ragione l’andata alle urne nelle elezioni comunali è della massima importanza e deve essere sostenuta.

Per questo nelle elezioni del prossimo marzo non si tratterà solo di quale candidato sindaco e quale candidata sindaca prenderà dove il maggior numero di voti. Il punto sarà anche se i rappresentanti dell’atteggiamento mentale statale che hanno spianato la strada al fascismo in Turchia e ora vogliono ridurre i popoli in schiavitù, e con questo costringerli a piegarsi davanti a questa entità statale, avranno successo nella loro impresa. Un simile atteggiamento mentale non combatte solo la giustizia e lo stato di diritto, vuole anche bandire del tutto la democrazia dalla memoria collettiva della gente. La dittatura con la quale abbiamo a che fare attualmente in Turchia, si muove infatti proprio in questa direzione. La società e ogni individuo devono essere derubati della loro capacità di legittima autodifesa e degradarsi a un branco di pecore al servizio dello Stato e dei suoi potentati. Rifiutiamo radicalmente questo atteggiamento mentale e questa intenzione. Noi dobbiamo opporci a questo sempre e ovunque. E anche le urne elettorali sono una possibilità di dare prova della nostra posizione contro la mentalità statale.

L’HDP è per così dire l’antitesi all’atteggiamento statale. Difende la democrazia e la libertà. Si impegna perché la società si governi da sé secondo la democrazia dal basso. In questo modo dovranno essere gestite con la partecipazione della popolazione locale anche le amministrazioni cittadine nelle quali l’HDP conquisterà la maggioranza. Se le strutture delle amministrazioni comunali non vengono rafforzate rispetto al potere centrale ad Ankara e non ottengono la loro indipendenza, non si potrà comunque parlare di democrazia. Dal gruppo sociale più piccolo, fino alla nazione democratica, ognuno deve potersi amministrare da sé; tutte le comunità etniche e religiose devono potersi rappresentare da sé nella loro diversità e seguendo il concetto del confederalismo democratico, l’intera società dal basso fino ai vertici, deve potersi organizzare da sé.

In fin dei conti questo è anche l’obiettivo del movimento di liberazione curdo e della sua figura guida di spicco Abdullah Öcalan. Questo è anche il nocciolo dell’autonomia democratica. E così anche noi continueremo senza interruzione la nostra lotta per la creazione di una società libera.

Per un mondo senza sfruttamento, senza guerre e senza confini, ci contrapporremo alla mentalità fascista che dichiara lo stato un sacrario, ovunque e in ogni ambito della vita. A questo scopo non rifuggiremo da alcuna lotta e in ogni caso avremo successo. Come HDP, insieme alle nostre amiche e ai nostri amici continueremo la nostra resistenza. Nel Kurdistan del nord continueremo ad aumentare il numero delle nostre amministrazioni cittadine. Nelle metropoli occidentali invece ci contrapporremo ovunque al blocco fascista AKP-MHP-Ergenekon e cercheremo alleanze con i partiti democratici. Con questo spirito ci prepareremo alle elezioni. Insieme ai nostri popoli la nostra lotta sarà certamente coronata dal successo.

di Hatip Dicle, politico curdo in esilio in Germania, sulle elezioni amministrative in Turchia e nel Kurdistan del nord e l’HDP
Kurdistan Report – gennaio/febbraio 2019