Madre di Çîçek: la Turchia non ha il diritto di imporre l’ergastolo a mia figlia
La madre di Çîçek Kobane ha denunciato l’ergastolo comminato dallo stato turco contro sua figlia e ha affermato che la Turchia non ha il diritto di emettere un verdetto del genere, descrivendolo come un giudizio sbagliato, e ha fatto appello alle organizzzazioni di tutti gli stati interessate ai diritti umani ad intervenire contro questa sentenza.
Le autorità turche hanno condannato Çîçek Kobane all’ergastolo dopo due anni di reclusione dopo averla processata sei volte in due anni.
Il 21 ottobre 2019, Dozgin Temmo (Çîçek Kobane) è caduta prigioniera dopo essere stata ferita per mano dei mercenari dell’esercito di occupazione turco nel villaggio di Mushairifeh del distretto di Ain Issa, nel nord-este della Siria, durante l’invasione turca dell’area e venne consegnata dai mercenari all’occupante turco.
Çîçek è stata consegnata allo stato di occupazione turco ed è stata successivamente trasferita in un ospedale in Turchia dopo che le fazioni le avevano sparato due colpi al piede destro e fornito le cure di emergenza, dopodiché è stata trasferita direttamente in prigione.
La prima sessione del processo si è tenuta presso il tribunale penale nella città di Raha, nel Kurdistan settentrionale, alla presenza di Çîçek Kobane, e durante la sua testimonianza ha affermato di essersi unita volontariamente alle forze più organizzate del nord est della Siria, e che non ha usato armi, ma ha piuttosto partecipato ad attività di aiuto umanitario.
Durante la terza sessione del suo processo, il pubblico ministero dell’AKP e dell’MHP hanno chiesto alla Corte penale suprema di condannare Çîçek all’ergastolo e il tribunale ha accettato la richiesta, mentre gli avvocati di Çîçek Kobane hanno hanno fatto appello alla richiesta e hanno chiesto la ripresa del processo e di conseguenza l’ergastolo le è stato emesso durante l’ultima seduta due giorni fa.
La madre di Çîçek Kobane, Wahidah Othman, ha parlato dell’ergastolo a sua figlia e ha condannato la sentenza aggiungendo: “La Turchia non ha il diritto di emettere un verdetto del genere su mia figlia. È una cittadina siriana che era solita aiutare combattenti e civili e a fornire loro servizi umanitari, indipendentemente dal suo arresto da parte di mercenari sul territorio siriano e dalla consegna in Turchia “.
Ha anche detto: “Questa condanna contro mia figlia è un grosso errore che la Turchia commette, poiché le ha deliberatamente addossato delle colpe per giustificare l’ergastolo contro di lei.
La madre di Çîçek, Wahida Othman, ha indicato che i mercenari e lo stato turco avevano brutalmente torturato sua figlia nelle carceri turche e l’avevano imprigionata in isolamento prima che la famiglia le nominasse un avvocato e la portasse dal confinamento solitario ad un carcere comune.
Wahida ha fatto appello alle organizzazioni umanitarie, alle organizzazioni per i diritti umani e a tutti i paesi affinché intervenissero contro questa sentenza emessa contro sua figlia, illegale e sbagliata, come lei l’ha definita.
Çîçek Kobane, il cui vero nome è Dozgin Temmo, è nata nella città di Kobane nel 1997. Era una combattente nelle file delle forze democratiche siriane.
Dopo una verifica, è diventato chiaro che i membri della fazione coinvolta nella cattura di Çîçek provengono da Faylaq Al-Majd, uno dei gruppi che combattono sotto il comando della Turchia.
Una fotografia raffigura decine di membri di questa fazione, tra cui il loro leader Yasser Abdel Rahim, che fanno un”selfie” con la ragazza prigioniera, accerchiandola, mentre sanguinava egemeva per il dolore e la paura. La stessa fazione aveva pubblicato precedentemente un video mentre veniva mutilato il cadavere di un combattente curdo il 21 ottobre 2019.
La Turchia continua a violare le leggi internazionali
Secondo diversi rapporti di organizzazioni per i diritti umani, i siriani vengono trasferiti in territorio turco per comparire dinanzi ai suoi tribunali, senza aver commesso alcun crimine in territorio turco o contro i suoi cittadini o aver danneggiare le loro proprietà, e applicare le leggi dello Stato turco contro di loro è una violazione del diritto e delle norme internazionali.
Supponendo che abbiano commesso violazioni o reati, sono i tribunali siriani ad aver giurisdizione e non lo Stato turco. La Convenzione di Ginevra e i Protocolli del 1949 vietano alla forza occupante, ai sensi dell’articolo 49 della Quarta Convenzione, il trasferimento forzato individuale o collettivo di persone protette.
Gli accordi vietano anche la loro deportazione dalle terre occupate al territorio della potenza occupante o al territorio di qualsiasi altro paese, indipendentemente dalle loro motivazioni. Le autorità turche continuano a violare il diritto internazionale, secondo il Centro di documentazione sulle violazioni, poiché il numero di siriani trasferiti per processi all’interno del suo territorio e nei suoi tribunali ha superato le 140 unità.