Lo sciopero della fame dei prigionieri politici curdi finisce nelle carceri turche dopo 290 giorni
Gli esponenti imprigionati del PKK e del PAJK, che hanno condotto uno sciopero della fame contro l’isolamento imposto al leader del PKK Abdullah Öcalan e contro le violazioni dei diritti nelle carceri turche hanno annunciato la fine dello sciopero della fame.
I prigionieri politici che hanno partecipato a uno sciopero della fame a rotazione dal 27 novembre 2020 contro le pesanti politiche di isolamento imposte ad Abdullah Öcalan, il leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) e le violazioni dei diritti nelle carceri hanno annunciato di aver posto fine alla sciopero durato 290 giorni.
L’annuncio è stato dato da un prigioniero politico di nome Deniz Kaya a nome di tutti i membri in sciopero del PKK e del Partito della liberazione delle donne del Kurdistan (PAJK).
È stato indicato che lo sciopero della fame è stato avviato per sostenere la campagna “Dem Dema Azadiyê” (“È tempo per la libertà”) e nella recente fase della campagna una maggiore responsabilità ricaduta sulle associazioni democratiche.
Nell’annuncio si legge:”Siamo effettivamente giunti alla fine del regime fascista del Partito della giustizia e dello sviluppo [AKP] e del Partito del movimento nazionalista [MHP], che è la fase avanzata del fascismo in Turchia”.
L’AKP un solido prodotto del colpo di stato militare del 1980 sta facendo del suo meglio per essere degno del suo creatore. Noi invece resisteremo con lo spirito, la coscienza e la fede della resistenza carceraria di Amed che ha sconfitto la giunta militare, e prevarremo.
Indicando che lo sciopero della fame dei membri del PKK e del PAJK imprigionati è terminato il 12 settembre, la dichiarazione afferma che saranno organizzati nuovi tipi di iniziative a sostegno della campagna per la libertà.
Gli scioperi della fame sono stati uno dei mezzi di resistenza più efficaci per il movimento politico curdo in Turchia sin dagli anni ’80, quando la prigione di Diyarbakır (Amed) divenne un modello di crudeltà senza precedenti contro i prigionieri politici, dove migliaia di uomini e donne curdi furono imprigionati e sottoposti a orribili forme di tortura.
Definita dal Times come una delle “10 carceri più famigerate del mondo”, lì iniziò la prima ondata di scioperi della fame dei prigionieri politici curdi, decine di prigionieri persero la vita tra il 1981 e il 1984, a causa sia degli scioperi della fame che della tortura. Cinque prigionieri si sono tolti la vita nel corso dello sciopero, quattro di loro si sono dati fuoco nel 1982.