Libertà per i tutti i detenuti politici in Turchia e in Kurdistan- Alessandria

Dopo il presunto colpo di stato del 15 luglio 2016, il governo turco ha dichiarato lo stato di emergenza, rinnovato ogni tre mesi, per due anni, di fatto mai rimosso nelle province kurde. Ogni manifestazione di dissenso è attaccata e le carceri sono stracolme di oppositori.

La Turchia di Erdogan è stata trasformata in un’immensa prigione a cielo aperto.

Tra il 2016 e il 2018, il governo turco ha confiscato 95 delle 102 municipalità governate dall’HDP – il partito democratico dei popoli, filokurdo, che rappresenta la principale forza di opposizione nel Paese – ed ha arrestato 93 sindaci sostituendoli con dei “kayyum”, governatori nominati dal governo centrale.

Dopo le elezioni amministrative del 31 marzo 2019, 45 municipalità su un totale di 65 vinte dall’HDP, sono state nuovamente confiscate e passate sotto il controllo statale.

I co-presidenti del partito, Selahattin Demirtas e Figen Yuksedag, sono tra i 15 deputati di HDP arrestati e si trovano tuttora dietro le sbarre.

Nel mese di maggio, sono state depositate presso l’Assemblea Nazionale turca i procedimenti di revoca dell’immunità parlamentare di 19 deputati di HDP, tra cui Pervin Buldan, la nuova co-presidente del partito.

E la sconcertante repressione sui politici democratici continua a pieno regime in Turchia.

Il 4 giugno di quest’anno, i deputati di HDP, Leyla Guven – già incarcerata e che ha sostenuto un lungo sciopero della fame di duecento giorni – Musa Ferisogullari e il deputato di CHP, Enis Berberoglu, sono stati privati del loro mandato parlamentare ed incarcerati.

Il 22 maggio, a Diyarbakir, un’operazione di polizia ha preso di mira l’Associazione delle donne “Rosa” e dodici attiviste, tra cui l’ex sindaca di Bostanici, Gulcihan Simsek – già ospite della città di Alessandria – sono state arrestate.

Più di 5.000 funzionari e militanti dell’HDP sono incarcerati per il proprio impegno politico con falsi pretesti di “sostegno al terrorismo”.

Dal presunto colpo di stato del luglio 2016, oltre 150.000 dipendenti pubblici sono stati licenziati, più di 2.000 ong e 200 media sono stati banditi, non solo kurdi. Sono stati arrestati attivisti dei diritti umani, sindacalisti, avvocati, accademici, scrittori, come Ahmet Altan. Sono oltre 160 i giornalisti in carcere, il più alto numero di giornalisti in carcere del mondo, più di Iran e Cina.

Oltre 50.000 sono i detenuti politici in Turchia, su una popolazione carceraria di 270.000 detenuti sparsi in 386 carceri, tra questi molti minorenni (nel 2018, secondo fonti dell’IHD – l’associazione turca dei diritti umani – sono entrati in carcere 319 ragazzi di età compresa tra i dodici e i diciotto anni e più 743 bambini di età inferiore ai sei anni, con accuse ridicole, come quelle di aver lanciato sassi contro blindati della polizia!).

Attualmente, sempre secondo fonti dell’IHD, sono 1.564 i detenuti ammalati, di cui 591 a rischio vita (lo scorso anno, 63 persone sono morte in carcere!).

Ma sono, soprattutto, spaventose le condizioni carcerarie: torture, isolamento, stupri, malnutrizione, negazione delle cure, continui decessi.

Recentemente, il governo turco ha lanciato una maxi amnistia, con lo scopo di ridurre i rischi di diffusione di COVID 19 all’interno delle carceri, una delle aree più a rischio di contagio.

L’amnistia ha portato alla scarcerazione di 90.000 detenuti comuni. Da questa maxi amnistia, sono esclusi gli oppositori politici, gli intellettuali e i giornalisti.

Per ultimo, ma non in ordine d’importanza, ricordiamo la persecuzione tuttora in corso, contro il gruppo musicale della sinistra turca, Grup Yorum, i cui membri sono stati incarcerati o esiliati all’estero, alcuni morti in sciopero della fame, come la cantante Helin Bolek, Mustafa Kocak e il bassista del gruppo, Ibrahim Gorcek, morto al 323° giorno di fast dead.

Di fronte a tutto questo c’è un’Europa sorda e cieca, incapace di esprimere una linea politica coerente ed unitaria, soprattutto non volendo rischiare gli affari miliardari – in forniture di armamenti e altro – con la Turchia, un Paese che sta scivolando verso una deriva cilena.

Contro tutto questo, il giorno 27 giugno alle ore 17.00, in Via dei Martiri (vicino a piazzetta della Lega), ad Alessandria, come in altre città italiane ed europee, organizzeremo un PRESIDIO POPOLARE per rivendicare:

  • la liberazione di tutti i prigionieri politici rinchiusi nei lager turchi
  • perché siano tutelati i diritti fondamentali dei popoli oppressi
  • per la fine dei bombardamenti turchi in Rojava e in Kurdistan del sud

Dice la parlamentare in carcere Leyla Guven:

“Siamo di fronte ad un fascismo che prende di mira le tombe, i cadaveri e l’esistenza dei kurdi. Di fronte a questi atti, la revoca della nostra immunità parlamentare non ha molta importanza. Siamo vicini e condividiamo tutti i dolori che la nostra gente è costretta a subire”.

Alessandria per il Kurdistan 27/6/2020