Lettera aperta al presidente iraniano eletto Hassan Rohani

Un gruppo di prigionieri politici curdi nella prigione centrale di Urmiye ha scritto una lettera aperta al presidente eletto Hassan Rohani. I prigionieri hanno affermato che l’obiettivo di scrivere e pubblicare una lettera aperta era quello di ricordare al sig. Rohani le ingiustizie e la sopraffazione che essi, in qualità di prigionieri politici, hanno vissuto negli anni passati e sperimentano tuttora.

 

Mancanza di approccio pratico per terminare la discriminazione razziale:

Nonostante le regole delle procedure delle elezioni presidenziali iraniane e il modo in cui il presidente è eletto in Iran, basato sul nostro legittimo ed ereditato diritto di libertà, noi, un gruppo di prigionieri politici curdi nel carcere centrale di Urmiye, abbiamo deciso di scrivere le nostre richieste al presidente eletto Hassan Rohani ricordandogli ingiustizie, iniquità e oppressione degli anni passati con l’obiettivo che egli adotti nuove politiche verso le regioni svantaggiate e consideri tra le sue opportunità quella di risolvere le questioni chiave.

L’Iran non è limitato alla zona centrale del paese, o non è adeguato a limitare i problemi alle specifiche problematiche all’interno di classi dirigenti o tra determinati gruppi sociali. Da nord-ovest a sud-ovest del paese, le persone vengono sistematicamente private dei bisogni umani fondamentali. Eventi storici notevoli sono avvenuti in Iran i quali non hanno portato ad una soluzione dei principali problemi: la modifica del regime da monarchia a sistema islamico di governo; tuttavia, non sono sopraggiunti il benessere, gli sviluppi economici e sociali per le popolazioni svantaggiate e per gli abitanti delle regioni curde. Il popolo iraniano vedeva la rivoluzione del 1979 con ottimismo ma invece di prosperità economica e di riforma sociale e politica, questa ha portato più distruzione per il popolo a causa della guerra civile e della guerra con l’Iraq.

I danni irrecuperabili e l’ignoranza tra le persone sono rimasti intatti e nessuno dei regimi successivi o dei governi ha praticamente fornito un mezzo adeguato di soluzione alle questioni non prese in considerazione. Come risultato dei governi che non riescono a far fronte al problema, i curdi hanno perso la fiducia nel governo e successivamente il regime ha intensificato il proprio controllo sui curdi. Fino ad ora, il regime non ha fatto degli sforzi concreti per eliminare qualunque tipo di discriminazione religiosa, razziale e culturale contro i curdi. Il Regime ha costantemente cercato di influenzare i curdi e di ingannarli attraverso una propaganda e degli slogan di superiorità.

Pubblicità di politiche anti-curdi:

La situazione è molto complicata ad Urmiye in confronto ad altre regioni curde. Ad Urmiye esiste la forma più pericolosa di nazionalismo, che considera l’approccio anti-curdo come l’unico mezzo della propria esistenza tipo il panturchismo e il turanismo. Le politiche anti-curdi che sono state sviluppate e realizzate da SAVAK sono ancora in atto, anche se sono ora coperte dalla maschera islamica. Una volta in cui il movimento di liberazione curdo era in processo di riformarsi in Turchia al confine con l’Iran nel 1970, le forze di sicurezza turche si sono infiltrate nella provincia di Urmiye e da lì il rapporto e la cooperazione tra le forze di sicurezza dello scià e le forze di sicurezza turche sono state intensificate contro i curdi.

Durante questo periodo le politiche anti-curde venivano applicate pubblicamente. Anche se contestualmente le politiche sono elaborate e applicate dal regime islamico, in effetti queste politiche anti-curdi sono nel contenuto le politiche pan-turche. Sistematicamente i curdi sono privati da posizioni dirigenziali ufficiali nella provincia di Urmiye. Queste non si possono considerare circostanze eccezionali oppure non si può vedere la presenza di pochi direttori e manager curdi in alcuni dipartimenti provinciali come un riflesso della tolleranza e del riconoscimento del diritto dei curdi a detenere uffici pubblici e gestire i propri affari. In realtà, quegli amministratori e dirigenti curdi non hanno il potere di attuare le giuste politiche, piuttosto è stata data loro quella posizione solo per ingannare i curdi della provincia. Confrontando il livello dell’autorità e del potere che gli amministratori kurdi e i titolari di funzioni pubbliche hanno nel fare politica, con più bassi uffici nello stesso reparto, possiamo vedere che il vero potere è detenuto da sotto-organi del dipartimento e non dal comitato esecutivo del reparto che in teoria include alcuni curdi. Non si può negare il ruolo degli organi e dipartimenti che formulano e producono le politiche anti-curdi nella provincia di Urmiye. Le istituzioni anti-curdi nella provincia di Urmiye svolgono un ruolo importante in tutte le regioni curde e per lo più le tattiche e le strategie a lungo termine che vengono implementate in tutte le regioni curde sono il prodotto di quelle istituzioni con sede in Urmiye.

 

Pressione contro i prigionieri politici:

Nel nostro caso di prigionieri politici imprigionati per aver difeso la nostra identità ed esistenza curde, la situazione è più tangibile e chiara. Dal momento dell’arresto e durante il processo di detenzione e di interrogatorio, è stato usato contro di noi tutto quello che viene preso in considerazione contro la dignità umana secondo il principio universale, come ad esempio trattamenti degradanti disumani, torture, vari insulti fisici e verbali e abusi. Tenere individui in condizioni disumane, privarli di visite, telefonate con le famiglie, ecc, è la peggior forma di tortura che si possa sperimentare nella propria vita. Questo processo richiede diverse settimane e anche mesi; poi in un’udienza di un processo ingiusto il giudice emetterà la sua sentenza alla luce delle informazioni estorte durante la tortura. Anche se in teoria ognuno di noi ha un avvocato che ci rappresenta in tribunale, gli avvocati hanno un accesso limitato alle informazioni e alle prove che sono state raccolte dai dipartimenti di sicurezza contro ogni prigioniero. Pertanto, gli avvocati non possono svolgere il loro compito in modo corretto in quanto le sentenze sono emesse dai servizi di sicurezza e i tribunali li ratificano soltanto e giustificano le decisioni prese dai servizi di sicurezza. Un gran numero di avvocati sono stati minacciati dai servizi di sicurezza con un avvertimento affinché non accettino casi di prigionieri politici; alcuni degli avvocati che hanno rifiutato di attenervisi sono stati arrestati dai servizi di sicurezza o sono stati costretti ad abbandonare il paese e a chiedere asilo politico all’estero .

Solo i giudici in pensione o gli avvocati che sono fedeli al regime hanno il diritto di accettare casi politici. E questi due gruppi sono considerati complementari allo svolgimento dell’interrogatorio. Alcuni individui sono stati giustiziati o sono stati incarcerati a tempo indeterminato a causa del loro ruolo e della miss-rappresentazione sia durante l’interrogatorio sia durante l’udienza. I giudici in pensione che sono nominati dal dipartimento di sicurezza affinché accettino casi politici, addebitano alla famiglia dei prigionieri spese incredibili; a volte le famiglie non possono permettersi le somme richieste e devono vendere il loro immobile di residenza o altro.

 

Il Tribunale Rivoluzionario è l’istituzione governativa più corrotta in Iran:

Temendo di essere offesi e pubblicamente insultati dai funzionari corrotti delle Corti Rivoluzionarie le famiglie dei prigionieri evitano di far loro riferimento per seguire il destino dei loro figli. Tutte le sentenze sono espresse verbalmente, nessuno di noi è stato informato per iscritto circa le decisioni prese dai giudici e tale situazione causa difficoltà ed è considerata come un enorme ostacolo nel processo di appello. I prigionieri vengono informati verbalmente e il processo di appello richiede un documento scritto dal quale i prigionieri politici vengono intenzionalmente privati al fine di limitare il periodo e il processo di appello.

Oltre alle norme procedurali che i tribunali rivoluzionari islamici usano come guida nel loro processo decisionale e a diversi altri fattori dipartimentali interni, è possibile ritenere che le Corti Islamiche Rivoluzionarie rappresentano l’ente governativo più corrotto e brutale dell’Iran.

In tutte le fasi, è la nostra identità di curdi, “curdità”, che viene detenuta, interrogata e umiliata, e non i presunti, falsificati e non commessi crimini o le presunte accuse. A causa dell’elevata disoccupazione il numero dei crimini è seriamente in aumento, e pertanto come conseguenza le carceri sono sovraffollate. A causa del sovraffollamento delle carceri non c’è abbastanza spazio per riposare o strutture sportive per esercitarsi o abbastanza cibo all’interno delle carceri. Di conseguenza si potrebbero classificare le prigioni del regime come luogo di fame fino alla morte. Le false affermazioni fatte dalle autorità per quanto riguarda i corsi di riabilitazione ed etica gestiti dal governo all’interno delle carceri sono finalizzate ad ingannare il pubblico. Noi come prigionieri confermiamo al meglio delle nostre conoscenze che i corsi professionali o etici non sono gestiti dalle autorità anzi, le prigioni del regime mancano di tutti gli standard di legge richiesti.

 

Promozione sistematica di immoralità e di tossicodipendenza all’interno delle prigioni:

Dal momento della prigionia, i detenuti sperimentano un’umiliazione incredibile, comportamenti aggressivi, trattamento offensivo e disumano da parte delle autorità fino al momento in cui i prigionieri vengono rilasciati dal carcere. Contrariamente alle pretese delle autorità, la droga è la sostanza più raggiungibile a cui i prigionieri hanno accesso all’interno delle carceri. La clinica del carcere manca dei farmaci e del personale necessari, invece le droghe illegali sono disponibili più che a sufficienza. Confrontando le diverse regioni e province dell’Iran, in tutte le strutture carcerarie non esiste un consulente medico unico o professionisti. Non ci sono medicine a sufficienza per coprire le necessità dei prigionieri, e anche la clinica medica manca di farmaci specifici che vengono utilizzati come salva vita. I prigionieri sono intenzionalmente mescolati, criminali con prigionieri politici, giovani e minori con gli adulti, ed è evidente che all’interno delle carceri i prigionieri giovani e i minori subiscono abusi sessuali su basi regolari.

Protestare contro la situazione attuale è seguito da pesanti punizioni. I prigionieri che alzano la voce contro quello che succede dentro le prigioni sono puniti con crudeltà e brutalmente proprio per mettere a tacere la loro voce. I prigionieri che continuano a protestare per la situazione creata dal regime vengono sistematicamente rispediti al centro di detenzione – reparto di intelligence o sono trasferiti ed esiliati in altre regioni del paese per scontare la pena carceraria.

 

Irresponsabilità dei funzionari di governo:

Il regime islamico utilizza diversi mezzi brutali per tenere i detenuti in silenzio come ad esempio la paura, la pressione psicologica e talvolta i prigionieri vengono premiati per tacere. Come risultato dei quotidiani mezzi brutali e delle torture psicologiche sui reclusi l’influenza del regime tra i carcerati va ampliandosi negativamente. Come risultato delle attuali politiche, respirare all’interno delle carceri diventa difficile se non impossibile. Le carceri in Urmiye sono gestite dai più corrotti e selvaggi funzionari. Sulla base delle politiche di divisione e di ruolo, i prigionieri vengono utilizzati l’uno contro l’altro.

 

Vittime del Potere della Mafia:

In collaborazione con gli agenti di polizia penitenziaria e le guardie, e una parte dei distributori di droga e del contrabbando di sostanze illegali nella prigione attraverso la rete, i funzionari della prigione traggono incredibili profitti finanziari. In altre parole, si può affermare che i prigionieri vengano utilizzati come prodotti o oggetto di commercio. Le questioni di cui sopra riguardano per lo più i prigionieri politici; la situazione per quanto riguarda i reati comuni è peggiore in quanto i prigionieri sono trattati come oggetti e non come esseri umani. In altre parole, i detenuti vengono utilizzati dalla mafia ufficiale e legale che gestisce il carcere.

Commissione neutrale per indagare la situazione dei prigionieri:

Ci rivolgiamo al Presidente iraniano eletto Hassan Rohani per chiedere di formare un gruppo e una commissione indipendenti per indagare sulle problematiche in questione. Chiediamo a Sua eccellenza di dare una preferenza alle regioni curde in particolare alle questioni riguardanti il popolo curdo di Urmiye. La prigione in cui scontiamo la nostra condanna riflette la situazione politica, sociale ed economica di Urmiye. Dopo 35 anni dalla rivoluzione crediamo che il popolo kurdo stia ancora soffrendo dei problemi della pre-rivoluzione; un popolo che non ha mai accettato le leggi della monarchia e l’oppressione del regime pre-rivoluzionario merita migliori condizioni di vita.

Le nostre preoccupazioni riguardano la situazione dei detenuti di Urmiye, in particolare della prigione centrale. Pertanto, chiediamo a Sua Eccellenza di creare un comitato imparziale costituito da persone degne di fiducia del paese per indagare sulla situazione dei curdi e dei prigionieri politici. E chiediamo anche che il risultato delle indagini sia pubblicato e messo a disposizione di tutti i personaggi pubblici. Ci auguriamo che le nuove norme di procedura e di indagini previste modifichino le politiche amministrative e giudiziarie implementate nella provincia di Urmiye. In aggiunta a ciò, ci aspettiamo anche che le esecuzioni arbitrarie e ingiuste siano sospese dato che purtroppo un numero molto elevato di prigionieri viene giustiziato nelle prigioni di Urmiye in seguito ad un’udienza e ad un processo ingiusti, una linea secondo cui la decisione accettata porta al fatto che i diritti dell’accusato sono limitati nel processo di appello. Le politiche inique applicate nelle regioni curde e contro i curdi hanno creato un enorme divario tra i governi e il popolo curdo che si va approfondendo ogni giorno. Le politiche attuali servono le politiche del panturchismo e del fascismo dei turchi della provincia; i turchi fascisti hanno un piano a lungo termine per separare la provincia di Urmiye e le altre regioni dalla Repubblica dell’Iran. La causa fondamentale dei problemi è dovuta al divario esistente tra il governo e il popolo in generale. I governi successivi, invece di rafforzare la loro posizione all’interno del proprio popolo, purtroppo hanno sempre fatto affidamento sugli stranieri per quanto riguarda le questioni interne del paese. Lei è stato eletto come presidente dell’Iran da parte del popolo iraniano, tra cui cittadini curdi, e senza il loro voto e il loro sostegno Lei non sarebbe stato in grado di diventare il presidente degli iraniani. Pertanto, chiediamo a Sua Eccellenza di prendere sul serio i problemi e ascoltare le questioni della gente e inoltre di individuare le norme procedurali efficaci e adottare nuove politiche per risolvere il problema di cui tutti gli iraniani soffrono, e in particolare le regioni svantaggiate dei curdi. Come parte dei nostri diritti chiediamo a Sua Eccellenza di liberare tutti i prigionieri politici curdi e non curdi e di promuovere la libertà di parola e il diritto di associazione in quanto si tratta dei diritti basilari e fondamentali di ognuno. Ci auguriamo che il Suo governo affronti le questioni che riguardano tutto il popolo iraniano e non solo quelle di una determinata classe della società. In conclusione ci auguriamo che la gente non si debba pentire di averla eletta come presidente.

Pace al Popolo Iraniano: Giustizia e Libertà
Gruppo di Prigionieri Politici della Prigione Centrale di Urmiye