Le relazioni tra Ankara e il Rojava e l’enclave di Süleyman Shah

La prima delegazione ufficiale dal Rojava ha vistato Ankara nell‘anno 2013. Questo incontro si è svolto nell’edificio del Ministero degli Esteri.Incontri del genere e altri simili si sono svolti con sempre maggiore frequenza e regolarità. I partecipanti per la parte turca ogni volta comunicavano che “anche il signor Öcalan era al corrente dell‘incontro”.

In seguito a questi incontri hanno partecipato anche governatori da Antep, Urfa e Mardin e parlato con i rappresentanti del Rojava della protezione del confine.Durante tutte le sedute, la parte turca della delegazione ha titolato la delegazione dal Rojava come “seguaci del PKK“. Questi a loro volta hanno risposto che si organizzano sulla base della filosofia di Öcalan, ma di non avere legami ufficiali o ufficiosi con il PKK.

Nel settembre 2014, quando IS avanzava su Kobanê, è iniziata una nuova fase della relazione turco-curda. L’allora Ministro degli Esteri Ahmet Davutoğlu chiamò Selahattin Demirtaş e gli spiegò di volersi incontrare con Salih Muslim. In seguito Muslim ha incontrato il Segretario di Stato del Ministero degli Esteri Feridun Sinirlioğlu a Istanbul.

Durante questo incontro si è accennato al fatto che ci sarebbero stati aiuti per Kobanê e il Rojava. Ma ben presto si è rivelato che si trattava di una bugia ed è emersa l’intenzione vera di far cadere Kobanê nelle mani di IS. Il messaggio recitava: se non ci ubbidite, diventate un bersaglio di IS.Dopo che alla fine del gennaio 2015 Kobanê era stata completamente liberata da IS, il governo dell’AKP tramite la commissione HDP di Imrali ha comunicato il suo desiderio di incontrare nuovamente rappresentanti del Rojava. In seguito a questo Muslim nel febbraio si è recato a Istanbul. Insieme con altri rappresentanti del Rojava, Muslim doveva incontrarsi con la parte turca, la ragione inizialmente era rimasta poco chiara.

Incontro nel Palazzo di Dolmabahce

L’incontro si svolse nel Palazzo di Dolmabahce. Per la parte turca all’incontro partecipò Sinirlioğlu e per quella curda Muslim e un altro rappresentante del Rojava. Contemporaneamente nel Palazzo di Dolmabahce si trovava anche Sirri Süreyya Önder della commissione HDP di Imrali, ma non partecipò a questo incontro.

Il discorso di apertura fu tenuto da Sinirlioğlu. Sinirlioğlu inizialmente comunicò che il Ministro degli Esteri Davutoğlu inviava i suoi saluti e aggiunse che “Öcalan era al corrente di questo incontro“. Sinirlioğlu comunicò che ci si incontrava per via dell‘enclave Süleyman Shah. Lì si trova la tomba proprio di quel Süleyman Shah che viene venerato come presunto nonno di Osman I., il fondatore dell’Impero Ottomano. La tomba si trova in territorio siriano, ma veniva sorvegliata da soldati turchi.

Perché Ankara ha rinunciato all‘enclave

L‘enclave si trova a circa. 30 km da Kobanê in un territorio che all’epoca era sotto il controllo di IS. Lì si trovavano 40 soldati turchi che erano sotto l’assedio di IS. Fino a quel momento la Turchia riforniva l’enclave dal punto di vista logistico attraverso Jarablus (che all’epoca era ancora sotto il controllo di IS) e sporadicamente rappresentanti della parte turca visitavano l’enclave. Per questi due anni la Turchia è riuscita a rifornire questa località senza problemi, perfino quando era sotto il controllo di IS.

Ma non poteva restare così in eterno. La Turchia si trovava davanti una situazione critica: Se le YPG avessero liberato l‘enclave da IS, sarebbe corsa la voce che la Turchia non era in grado “di difendere nemmeno la patria“ e che le YPG dovevano farlo al suo posto. Per questo la Turchia decise di spostare la tomba di Süleyman, ma questo non era possibile senza l’aiuto delle YPG.

La parte turca chiede aiuto delle YPG

Durante l’incontro nel Palazzo di Dolmahabce il Segretario di Stato Sinirlioğlu rilasciò le seguenti dichiarazioni “IS ci ricatta con la situazione dell‘enclave. Vogliamo spostare la tomba, far saltare in aria l’enclave. Vogliamo che la tomba sia collocata all’interno di Kobanê. Per questo abbiamo bisogno del vostro aiuto“.

Muslim e il rappresentante dal Rojava dichiararono che questa era una questione militare e che pertanto riguardava le YPG. Che loro non avevano mandato per decidere al posto delle YPG. Quindi Sinirlioğlu ripeté: “Vogliamo che le YPG ci aiutino“.

A Salih Muslim viene offerto di recarsi a Imrali

Nel seguito del colloquio viene deciso che saranno organizzati altri incontri nell’ambito di questo argomento. Sinirlioğlu accennò inoltre che al momento c’erano problemi nei colloqui di Imrali e che su questo l’amministrazione del Rojava sarebbe potuta essere d‘aiuto. Alla domanda sul “come“ Sinirlioğlu spiegò che Muslim sarebbe potuto andare a Imrali. Ma questo non si è mai verificato.

Un altro incontro tra Muslim, Sinirlioğlu e Önder

Dopo questo incontro si svolge un ulteriore incontro tra Muslim, Sinirlioğlu e Önder nello stesso Palazzo. I contenuti di questo colloquio più tardi vengono trasmessi da Önder a Öcalan. Due giorni dopo questo incontro burocrati del Ministero degli Esteri turco contattano l’amministrazione del Rojava per discutere ulteriori dettagli. A Suruc, sul confine per Kobanê, viene organizzato un incontro al quale prendono parte rappresentanti dei servizi segreti turchi, dello Stato Maggiore e del Ministero degli Esteri. Per la parte curda sul posto sono presenti sono rappresentanti delle YPG, dei servizi segreti e un rappresentate politico. Questi incontri si ripetono per circa due settimane. Alla fine a metà febbraio l’amministrazione del Rojava viene invitata a Istanbul, dove quest’ultima dichiara che si è pronti per l‘operazione.

Lo svolgimento dell‘operazione

Lo svolgimento dell’operazione viene determinato da entrambe le parti. La parte turca promette di fare bombardamenti aerei su IS. A questo scopo vengono richieste le geo-coordinate delle YPG.

Ma questi bombardamenti non ci sono mai stati.Nella notte prima del 23 febbraio dalla parte turca vengono dislocati sul confine 60 carri armati, 60 veicoli blindati nonché 300 soldati. Ma le YPG permettono solo a 12 carri armati, 30 veicoli e 150 soldati l’ingresso nel territorio del Rojava. Dalla parte delle YPG partecipano circa 150 combattenti.

Le YPG portano i soldati turchi fino 200 metri dall‘enclave. La tomba viene prelevata, l’enclave viene fatto saltare. Su desiderio della parte turca la tomba viene spostata nel villaggio di Eshme nei pressi di Kobanê. Il proprietario del terreno viene informato preventivamente. La parte turca si impegna a pagare al proprietario un affitto fino a quando la tomba si trova lì. Di questo viene incaricato il consiglio comunale di Suruc. Ma il denaro non viene inviato, fino ad oggi la tomba si trova lì. Tra le bandiere delle YPG/YPJ e quelle turche ci sono appena 200 metri in linea d‘aria.

Questa fino a oggi è l’unica operazione eseguita in comune tra Turchia e Rojava. La Turchia all’epoca ha attribuito a se stessa il successo dell’operazione. Questa operazione nel 2015 è entrata nella dichiarazione di Abdullah Öcalan per il Newroz. Dopo che Öcalan aveva redatto il suo discorso e lo aveva presentato al Ministero della Giustizia, lo raggiunge una preghiera da Ankara a questo riguardo: “Nell’ambito del processo di pace sarebbe di grande aiuto se l’operazione Süleyman Shah non venisse citata nella sua dichiarazione“. Quindi Öcalan nel suo discorso parla dello “spirito di Eshme“, come simbolo della pace nelle relazioni turco-curde. Il termine com’è noto viene poi però rifiutato dallo Stato maggiore turco.

Riassumendo si può dire quanto segue: la parte turca con l’operazione Süleyman Shah avrebbe potuto posare la prima pietra per un vicinato pacifico con l’amministrazione autonoma del Rojava. La parte curda ha dato prova di essere pronta a questo riguardo. Il governo turco ha invece dichiarato una sua massima combattere l’amministrazione autonoma del Rojava e la Federazione Siria del Nord con ogni mezzo. Che con questa strategia possa avere successo è più che improbabile. Tuttavia attraverso questo stato delle cose non ci si può nemmeno aspettare che possa avvenire una nuova collaborazione tra l’esercito turco e le forze di difesa del Rojava. Per questo le speculazioni rispetto a una tale collaborazione nell’operazione su Raqqa sono prive di qualsiasi fondamento.

Amed Dicle