Le potenze regionali in guerra sono concordi nelle loro posizione contro la Federazione Democratica Siria del nord /Rojava

Gli attacchi del regime di Assad a Qamislo e Aleppo

Il 19 aprile unità del regime ancora posizionate in parti di Qamislo hanno cercato di arrestare un componente della polizia stradale dell’autogoverno. Questo arresto è stato impedito da appartenenti alle forze di sicurezza dell’autogoverno del Rojava, le Asayis. Cecchini del regime hanno quindi aperto il fuoco e hanno ucciso almeno due componenti delle Asayis e due civili. Gli scontri si sono allargati, quartieri sono stati bombardati con artiglieria da parte del regime siriano. Fino alla tregua del 22 aprile, tre combattenti delle YPG, sette appartenenti alle Asayis e 17 civili erano sono stati uccisi dal regime. Nei combattimenti sono morti anche soldati siriani, ovvero miliziani, 102 soldati siriani sono stati messi in custodia. Inoltre diversi punti strategici, tra cui il famigerato carcere di Elaya sono stati sottratti al controllo del regime e i prigionieri liberati.

Dopo due giorni di combattimenti è stato possibile negoziare un cessate il fuoco. Questo cessate il fuoco mostra soprattutto che l’autogoverno del Rojava è sempre disposto a dare la preferenza a una soluzione politica. Questo rappresenta uno dei paradigmi centrali del Movimento di Liberazione in tutte le parti del Kurdistan. La violenza serve solo all’autodifesa, strumento di soluzione è il dialogo. Che questo cessate il fuoco non sia stato fatto a partire da una condizione di debolezza mostra anche che non si è tornati allo status quo ante, ma che le forze di difesa sono riuscite a tenere le posizioni liberate, mentre il regime ha perso il suo famigerato centro di tortura.

Questi scontri non sono avvenuti per caso. Il regime siriano si vede rafforzato dalla sua posizione nei negoziati di Ginevra III. Il mancato invito ufficiale dell’autogoverno del Rojava a seguito di pressioni delle potenze regionali e con l’aiuto della Repubblica Federale di Germania [dell’Europa] ha rappresentato un tentativo di indebolimento del Rojava proprio da parte di queste forze. Con questo non solo il regime si è visto in condizioni di allargare i suoi attacchi contro il Rojava. L’autogoverno del Rojava invece ha risposto insieme ai rappresentanti dei popoli e delle comunità della Siria settentrionale al mancato invito a Ginevra III, ma con un salto in avanti, ossia la proclamazione della Federazione Democratica della Siria del nord / Rojava e con questo si mostrato ancora più chiaramente come alternativa esistente nei fatti e funzionante, rispetto allo Stato nazione monistico e centralista della Siria e altre potenze regionali concorrenti che si trovano però nello stesso status quo.
Il Ministro degli Esteri siriano ha risposto a questa dichiarazione che mette in guardia „chiunque osi minare l’unità del Paese e della gente della Siria a qualsivoglia titolo“. Costruire un sistema federale sarebbe in contraddizione con la Costituzione siriana e con tutti le impostazioni e impostazioni internazionali.

La cosiddetta Coalizione Nazionale, quindi l’alleanza delle „forze di opposizione“ dipendente dalle potenze regionali che ha sede in Turchia, ha risposto con lo stesso tenore del regime siriano e lo ha definito un „esproprio della volontà del regime siriano“. Allo stesso tempo regime e opposizione, come anche gruppi curdi collaborazionisti, hanno inasprito i loro attacchi contro l’autogoverno. Questo si è visto con i pesanti bombardamenti del quartiere autogovernato di Sêxmeqsûd ad Aleppo nel quale hanno perso la vita dozzine di civili e che sono ancora in corso. Gli attacchi ad Aleppo vengono eseguiti sia dalle cosiddette forze di opposizione, che da milizie turkmene di estrema destra e collaborazionisti curdi. Contemporaneamente anche il regime impiega bombardieri contro il quartiere.

Sullo sfondo sembrano esserci stati accordi. Così rispetto alla dichiarazione della Federazione Democratica Siria del nord/Rojava secondo quanto riferito dal quotidiano algerino Al Watan sembrano esserci stati colloqui almeno indiretti tra il governo turco e il regime siriano con la mediazione algerina. Anche l’alleanza anti-curda con l’Iran che sostiene il regime siriano è stata rafforzata con la visita ufficiale del Presidente del Consiglio dei Ministri turco Davutoglu a marzo. Il regime iraniano si sente minacciato dall’esempio dell’autonomia democratica e dalla determinazione delle curde e dei curdi nel sostenere i propri diritti, tanto quanto quello turco. Dato che il Rojava mette in discussione lo status quo nazionalista del Medio Oriente, gli apparati statuali egemonici cercano di fare di tutto per far fallire il progetto. Sono pronti perfino a mettere temporaneamente in secondo piano le rispettive differenze. Il governo tedesco [l’Europa] dovrebbe far valere la sua influenza sulle potenze regionali perché queste mettano fine alle loro aggressioni nel conflitto siriano. Altrimenti sempre più persone si vedranno costrette a lasciare la propria terra.